Negli anni 70 circolava una leggenda che aveva dell’assurdo partorita dalle tragiche scomparse premature di giovani artisti: Brian Jones, Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison. A dar man forte a questa leggenda metropolitana ci si mette il caso, infatti ognuno degli artisti sopra elencati, ha almeno un “J” nel nome o nel cognome e ognuno di loro venne a mancare alla sola età dei 27 anni.
Naturalmente questa sorta di “maledizione” non aveva nulla di attendibile e con il passare degl’anni è solo ricordata come macabra leggenda.
A distanza di oltre 40 anni però, la musica sembra essere stata colpita ancora una volta da una maledizione, non ci saranno elementi in comune come gli anni o la stessa età di morte ad essere tirati imballo ma c’è solo un piccolo elemento, l’importanza che i prossimi ad essere citati hanno avuto nella musica, si parla in plurale perché nell’anno corrente siamo stati costretti a salutare grandissimi artisti come Enzo Jannacci, importantissimo cantautore milanese che ci divertiva con le sue scanzonate parole; a seguire, Franco Califano, poeta delle borgate e uno tra i massimi parolieri italiani nonché autore di canzoni come Minuetto. Infine ci ha lasciato il co-fondatore di una tra le maggiori band della storia della musica, in particolare del rock, Ray Manzarek, tastierista dei Doors e autore della musica di molti loro successi tra i quali Riders on the storm, The crystal ship, Strange days e il celeberrimo intro di Light my fire.
Tra gli esperti verrà di sicuro ricordato per le sue grandi melodie e per i riff dal sapore psichedelico con lievi sfumature blues che spaziavano anche sul jazz. Fu proprio Manzarek a spingere Jim Morrison al canto e ad unirsi a lui in quella che sarebbe diventata la band più inusuale del rock, che affascinava per la poesia di Morrison e la poliedricità della musica (alla quale Ray dava un forte contributo melodico e ritmico, vista l’assenza dalla band di un bassista).
Possiamo solo salutare Ray pensando che senza di lui i Doors non sarebbero mai esistiti e magari non avremmo potuto salutarlo con uno dei loro grandi classici The end .
Dante Ciani