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La vita in Erasmus ai tempi del Coronavirus: le testimonianze degli studenti salernitani

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La vita in Erasmus ai tempi del Coronavirus: le testimonianze degli studenti salernitani
La città di Cracovia ai tempi del Covid-19 - foto di Roberto

L’Italia è paralizzata dal Coronavirus ma all’estero ci sono studenti in Erasmus che vivono la situazione d’emergenza sanitaria allo stesso modo: le testimonianze dei salernitani all’estero

La situazione in Italia a causa del contagio da Coronavirus è ai livelli massimi: tutta la penisola è praticamente paralizzata. All’estero però ci sono studenti italiani, partiti per progetti Erasmus anch’essi attualmente ‘bloccati’ a causa dell’emergenza Covid-19.

La redazione di Zerottonove.it ha raccolto le testimonianze di cinque studenti salernitani all’estero per capire come stanno vivendo l’emergenza sanitaria e a quali misure preventive e di contenimento devono attenersi.

Da Spagna e Portogallo

C’è chi deve fare i conti con una situazione particolare, come la sospensione dei voli verso l’Italia. È il caso di una studentessa salernitana in Erasmus a Salamanca, in Spagna: “Io qui ho ricevuto un’email ed un modulo dall’università per cercare di rientrare a casa ma non riuscivo a mettermi in contatto con la Farnesina per trovare una soluzione. Dopo numerosi tentativi, alla fine ho avuto risposta e mi hanno consigliato di prendere una nave da Barcellona per ritornare a casa ma il rischio di infettarmi è molto alto. Pertanto ho deciso di rimanere qui e di vedere come si evolve la situazione. Qui in Spagna da poco ci sono le stesse limitazioni che sono state messe in Italia nelle ultime settimane, la situazione è molto simile.

Anche in Portogallo c’è la problematica dei voli di ritorno per l’Italia, ma – come ci racconta Manuel, studente di Cava de’ Tirreni, attualmente a Braga – in generale la situazione è leggermente migliore della Spagna. Questa la sua testimonianza: “Sono qui da non molto tempo e fin dall’inizio c’è la stata la chiusura dell’Ateneo portoghese per un presunto caso di Covid-19, ma in merito ci sono state solo notizie contrastanti e nulla di ufficiale. In generale, qui i casi sono pochi al momento ed il Governo si è mosso subito per paralizzare il tutto ed evitare quanto più possibile i contagi. L’università in Italia mi ha consigliato di contattare l’Ambasciata ed il Consolato italiano qualora volessi a casa, ma attualmente io, come altri italiani, preferisco rimanere qui in Portogallo perché la situazione è meno caotica e correrei più rischi se tornassi a casa dalla mia famiglia. Ci penserò soltanto quando andrà migliorando la situazione”.

Dalla Francia

Questo il racconto invece di Pietro, studente di Salerno in Erasmus a Rennes: Qui la situazione è diversa rispetto all’Italia. Soltanto da sabato sono state chiuse scuole, università, bar ed ogni attività poco necessaria in questa situazione. In realtà c’è ancora la possibilità di andare in giro senza controlli, ma in via precauzionale stiamo evitando mezzi di trasporto ed eventuali zone o luoghi a rischio contagio”.

In questo momento, si parla di almeno due settimane senza andare in Ateneo, ma non c’è la certezza. Non abbiamo ricevuto alcun input specifico dalla nostra università italiana, mentre altri studenti stranieri (irlandesi e spagnoli su tutti) sono stati richiamati in patria. A noi è stata data la scelta se rientrare o meno in Italia, siamo in contatto costante con la Farnesina e stiamo studiando un’eventuale piano di rientro collettivo ma ancora nulla di definito. È una situazione in via di evoluzione sotto tutti i punti di vista e soltanto col tempo possiamo saperne di più su come comportarci. Aspettiamo e vediamo.

Dalla Polonia

Infine, ecco l’ultima testimonianza direttamente da Cracovia, dove Roberto e Vincenzo, studenti di Cava de’ Tirreni, si trovano attualmente. “Quando sono arrivato a fine febbraio, inizialmente l’Ateneo mi ha imposto di non seguire le lezioni fino al 17 marzo – ci racconta Roberto – “perché è un provvedimento adottato nei confronti di noi italiani ed anche per chi proveniva dalla Cina, ovvero i paesi maggiormente coinvolti con il Coronavirus“.

La situazione poi è degenerata – testimoniano i due studenti di Cava de’ Tirreni – sono stati presi provvedimenti più drastici e protettiva nei nostri confronti, abbiamo apprezzato molto questa iniziativa e l’attenzione che hanno riposto in merito. Sono state chiuse scuole e università inizialmente ma poi è accaduto come in Italia con la chiusura delle attività, eccetto supermercati e farmacie”.

“La nostra università in Italia ci ha dato la possibilità di annullare il viaggio Erasmus e non perdere contributi, visto che siamo impossibilitati a seguire. Ma la situazione attuale dice che le frontiere sono chiuse e praticamente ci sono poche possibilità di muoverci per rientrare a casa. Nonostante ciò noi abbiamo preferito rimanere qua perché ci sentiamo al sicuro. Poi si vedrà quando la situazione migliorerà”.