“Pugnalata da chi credevo che fosse mio amico” con queste parole la sedicenne di Sarno ha raccontato la sua tragica esperienza. L’episodio è accaduto a S.Valentino Torio
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Uno stupro di gruppo consumatosi all’interno di un garage a S.Valentino Torio, in pieno centro. La vittima, una ragazza sedicenne di Sarno, è stata costretta a subire un rapporto sessuale completo da 5 coetanei.
La ragazza ha avuto la prontezza e il coraggio di denunciare l’accaduto recandosi alla Stazione dei Carabinieri di Sarno, accompagnata dai genitori. Secondo quanto rivela il quotidiano Salerno Today, la vittima, a distanza di poche ore dal tragico episodio, ha scelto di esprimersi mediante un post pubblicato sul suo profilo Facebook: “Bhe.. oramai si è sparsa la voce in giro e tutti sapete cosa mi è successo.. pugnalata dai chi credevo che fosse mio amico.. facendomi lasciare un segno indelebile che non dimenticherò facilmente, anzi, penso che mai dimenticherò”.
Poi rivolgendosi ai suoi amici ha aggiunto: “Grazie a tutti per esservi preoccupati.. anche se non posso dirvi che sto bene.. perché la “scossa” l’ho avuta. Ora hanno confessato tutto ai carabinieri. Mi dispiace per i loro genitori. Grazie a tutti”.
Parole che valgono molto di più di qualsiasi tipo di retorica spicciola e banale.
Uno sfogo pubblico che ha scatenato una serie di commenti, alcuni alquanto discutibili, segno e simbolo di una mentalità che non fa altro che giustificare e sminuire episodi del genere.
“Se fate le troie questo meritate” e ancora “È stata lei a provocare, non date sempre la colpa ai maschi”. Un paese diviso tra quanti hanno espresso vicinanza e solidarietà alla vittima e quanti invece non hanno risparmiato accuse sostenendo che la ragazza “se la sia cercata”. Secondo alcuni coetanei la sedicenne sarebbe stata consenziente e, dunque, non avrebbe subìto alcuna violenza.
Secondo quanto rivela il quotidiano Il Mattino a prendere le difese della giovane è stata una sua cara amica: “Lei doveva solo vedere un ragazzo, come fa ogni adolescente. La colpa è loro, non della mia amica che ora non vuole più uscire di casa, non mangia e piange. Le hanno rovinato la vita e devono pagare”.
Decide di rompere il silenzio la madre della vittima che ha raccontato, in un’intervista pubblicata dal quotidiano La Città, il dramma familiare che sta vivendo. “Il perdono è una parola che ho dimenticato domenica sera, non la conosco più. Mia figlia è solo una bambina. Ha 14 anni”. Quattordici anni, dunque, non sedici come era stato detto inizialmente. La madre ha voluto sapere ogni dettaglio relativo a quella notte. La ragazzina è stata privata del cellulare e poi costretta a subire violenze per circa due ore. “L’hanno trascinata per le braccia nel box, lei si è aggrappata alla maniglia e loro l’hanno costretta a entrare. E poi l’hanno spogliata”.
La donna descrive la figlia come una ragazza d’oro, coraggiosa e responsabile. Da grande sogna di diventare una cuoca, un desiderio che ha manifestato fin da piccola. Senza mezzi termini si è poi rivolta ad uno dei genitori dei ragazzi accusati: “Voglio dire al papà di quel bambino che ha detto che mia figlia lo ha voluto lei, che avrei capito ma non accettato la violenza di uno, ma non il gruppo”.
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