Home Attualità Vincenzo, seviziato perché grasso: la disumanità di un mondo ignorante

Vincenzo, seviziato perché grasso: la disumanità di un mondo ignorante

0
Vincenzo, seviziato perché grasso: la disumanità di un mondo ignorante

Napoli – Vincenzo, un ragazzino di 14 anni seviziato con un compressore da un 24enne e due complici, con l’unica colpa di essere grasso. Ora lotta per la vita, se di vita si può parlare, in un reparto di rianimazione, mentre gli aggressori si difendono parlando di uno “scherzo, un gioco”, non di un gesto disumano degenerato in tragedia

Era in un autolavaggio di Pianura a lavare il motorino Vincenzo, ignaro delle torture che gli sarebbero state inferte durante l’attesa. Tre 24enni, tutti pregiudicati, alla vista del ragazzino in sovrappeso, sono passati, nel giro di pochi attimi, dalla derisione verbale alla violenza più bieca. Dopo diverse offese, hanno denudato e gonfiato il minorenne con un rullo compressore, distruggendogli completamente l’intestino.

Un intervento di sette ore, l’asportazione del colon, e una vita recisa dalla meschinità, queste le conseguenze di quello che ancora adesso gli aggressori  e i loro parenti si ostinano a definire “un gioco di cui ignoravano le conseguenze”. Un gioco. Uno scherzo. Devastante vedere con quanta leggerezza si commenta un episodio di tale gravità. Da quando il divertimento consiste nel ferire la sensibilità di una persona per un suo difetto fisico? Da quando è lecito aggredirla e denudarle anima e corpo per compiere una violenza immotivata?

Alcuni psicologi hanno parlato di ignoranza, di bullismo. Io preferisco chiamarla disumanità. Nessuno ha il diritto di offendere un altro essere umano, figuriamoci spingere fino all’inverosimile la brutalità dell’insensatezza morale. E per quale assurda colpa? Perché la natura gli ha negato la possibilità di omologarsi alla concezione di perfezione che la società impone? Chissà quante volte Vincenzo aveva già sofferto per i suoi kg di troppo, o provato imbarazzo davanti a uno specchio, a scuola, fra bambini pronti a ferirlo con la loro pseudo-ingenuità.

Purtroppo in questo caso a scatenarsi contro di lui non sono stati dei coetanei, ma degli adulti, consapevoli del pericolo a cui stavano condannando l’indifeso ragazzino. Colui che ha impugnato il compressore è addirittura padre di un bambino. Vincenzo ora risponde a monosillabi, si chiede spaesato come sia potuta accadergli una cosa tanto brutta, e perché. La madre non ha il coraggio di dirgli la verità, “sei in ospedale perché devono toglierti l’aria dalla pancia”, gli ha fatto credere per non spaventarlo.

Ma sappiamo tutti delle difficoltà a cui Vincenzo sarà costretto dopo un’operazione così delicata e del timore con cui affronterà il mondo una volta uscito da quel letto d’ospedale, la paura con cui guarderà gli uomini, il terrore di rivivere quell’incubo senza ritorno.

[ads2] Il degrado a cui è giunta la nostra società si riflette non solo nel modo selvaggio in cui accadono episodi tanto tristi, ma anche nella scia di aggressività che essi trascinano con sé. La madre di Vincenzo invoca la sedia elettrica per gli aggressori, ma forse la rabbia di una madre che ha visto quasi morire suo figlio non merita troppi rimproveri. Incredibile è invece osservare con quanta arroganza i parenti del ragazzo denunciato per tentato omicidio difendano la sua innocenza, piuttosto che chiedere scusa o rispettare il corso della giustizia in un doveroso silenzio.

Ma in fondo l’ignoranza e la meschinità  gratuita di questi malviventi incoscienti parte proprio dalla mancanza di educazione ricevuta in famiglia, dall’assenza di valori di un mondo malato, dalla facilità con cui si cede alle bassezze più improbabili. Quando si vive in un contesto marcio come quello della realtà napoletana, diventa difficile distinguere il bene dal male, la cattiveria dalla bestialità, le ‘stupidaggini’ dai reati.

Il vero rimprovero va fatto alla mostruosità a cui sono giunte le nuove generazioni, alla falsità dei loro modelli di riferimento, alla convinzione assurda che solo chi è magro meriti una vita dignitosa. Chi è grasso sa a quante ingiurie costringe la vita mentre ci si sforza di arrancare su una salita lastricata di pregiudizi, restando buoni nonostante il senso d’imbarazzo e inferiorità che ci trascina indietro ad ogni piccola offesa. E fa male anche solo immaginare il senso profondo d’impotenza e sconforto che ha provato Vincenzo nel vedere  il mostro avvicinarsi al suo corpo e farne strage, mentre altre due persone assistevano divertite a una scena umiliante, che anche se non fosse finita in tragedia, avrebbe comunque segnato la sua vita in modo brutale.

La speranza è che il 24enne paghi per la ferocia del suo gesto, ma soprattutto che la dolcezza di Vincenzo possa uscire illesa da un dolore tanto grande. Smettete di inseguire falsi miti, di cedere alla denigrazione dei più deboli. Siate onesti, rispettosi, perché non basta un involucro gradevole a rendere ‘bella’ una persona. Siate umani prima che uomini.