La vigilessa aggredita sul Lungomare di Salerno ha scritto una lettera aperta al sindaco Vincenzo Napoli
Stefania Greco, agente della polizia municipale di Salerno ferita ieri sera sul Lungomare di Salerno, ha inviato una lettera aperta al Primo Cittadino di Salerno. Ecco ciò che ha scritto.
La lettera
“Caro Sindaco di Salerno,
le scrivo questa lettera perché so che lei, come me, ama questa magnifica città con tutto il cuore. Mi rivolgo a lei in qualità di donna, madre e lavoratrice che ha scelto (e sa bene quanto abbiamo lottato noi ex poliziotti provinciali affinché anche Salerno pertecipasse alla procedura di mobilità governativa) questa città come sede lavorativa, che a Salerno è nata ed ha vissuto tutta la sua felice infanzia, che qui ha studiato, qui è ritornata a concludere i suoi studi universitari dopo un importante periodo di studi liceali condotti a New York.
Qui ha conosciuto e sposato l’uomo della sua vita e qui ha fatto nascere i suoi piccolini.
Con lei vorrei condividere i felici ricordi della mia infanzia, vissuta tra via Lungomare Colombo, casa dei nonni paterni, dove credo di aver largamente contribuito con i miei genitori al reddito degli anni 80′ del gestore delle giostrine delle macchinette a scontro (dette “indozz indozz”) all’epoca ancora funzionanti e via S. Baratta, casa dei nonni materni, dove mi trovavo quando ad appena 5 anni vissi l’esperienza del mio primo terremoto.
Ricordo che giocavo con i cuginetti e gli zii con un flipper di un bar di via Irno quando, all’improvviso, andò via luce: buio, urla, clackson…e notti passate a dormire in macchina con l’allegria e la spensieratezza che solo una bambina può avere in un momento così tragico.
Ricordo anche con grande affetto le lezioni di pattinaggio due volte la settimana che venivano impartite a me e mia sorella Gabriella nel Pattinodromo di via Lungomare Colombo, ma non con i rollerblade super moderni di oggi. I miei pattini avevano gli allacci in plastica, la pianta in acciaio, 4 grosse rotelle alla base e un fastidioso e grosso freno al centro.
Nonostante la poca praticità dei pattini io e mia sorella diventammo presto delle schegge e il mio papà ci accompagnava, ogni sabato e domenica pomeriggio, in piazza della Concordia e sui viali dove noi, piccole teppiste, ci esibivamo in arrangiate piroette e azzardati carpiati. Sui viali sempre ho imparato ad andare in bicicletta senza rotelle e le cicatrici sul gomito e caviglia sinistra sono la prova.
Le mie uscite pomeridiane con i miei genitori le ho trascorse facendo tappe fisse: Via Mercanti, Corso, pizzetta dietro il portico prima del Tribunale e passeggiata sgomitando tra la folla di salernitani sul Lungomare dove papà, puntualmente, si fermava per partecipare ad acquisti improvvisati di mercanti itineranti che vendevano elettrodomestici ultimo grido “- prezzi stracciati- ultimi pezzi – affrettatevi” però poi, non so come e perché, a casa nel pacco trovavamo sempre un mattone!
Le scrivo, Sindaco, come se fossi ancora quella bimba di 8 anni. Alla luce dell’ennesima aggressione perpetrata ieri pomeriggio (ore 18.00) a danno sempre di noi vigili urbani da parte dei soliti extracomunitari ormai padroni indisturbati della mia, nostra amata città, le chiedo: Cosa intende fare ora, sindaco, per ripristinare l’ordine e la sicurezza a Salerno? Sindaco, questa non è più la mia, la nostra Salerno!
Faccia in modo che noi salernitani possiamo ritornare a passeggiare sui magnifici viali del Lungomare senza rischiare, come successo a me, di ricevere una bottigliata sulle gambe.
Firmato una bimba di 8 anni di Salerno”.