Viaggio nel Cilento oggi vi porta a Roscigno, luogo incantato e magico oltre che depositario di un sito archeologico di alto valore scientifico
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Scenograficamente aggrappata sui fianchi degli Alburni. Tra Bellosgaurdo e Sacco potrete visitare un borgo incantato, affascinante. Qui anche le troupe cinematografiche fanno a gara per le riprese. Il luogo infatti sembra un teatro di posa. Tutto è rimasto cristallizzato ai primi del ‘900, quando per uno smottamento, il paese di Roscigno fu evacuato e costruito un chilometro più a monte il borgo nuovo. Il paese era impiantato su una collinetta cretosa, che rendeva instabile il suolo e determinava continue microfrane.
Il territorio di Roscigno è vissuto in una marginalità costante fino a qualche decennio fa. Ha conservato una viabilità strutturata ancora sulle vecchie mulattiere e gli antichi tratturi (larghi sentieri erbosi, pietrosi o di terra battuta). Le bellezze naturali del territorio comunale e le significative tracce degli insediamenti umani succedutesi fanno di Roscigno un caso di studio assai particolare. Sia per il vecchio nucleo urbano, che dicevamo innanzi, che per gli scavi del Monte Pruno.
Roscigno Vecchia seppur abbandonata dagli abitanti veniva quotidianamente ripopolata e riutilizzata, fino agli anni ’50. Sia come deposito degli attrezzi, sia asilo per gli animali, o come dispensa per gli alimenti. Oggi quindi, oltre l’affascinante scenografia, costituisce una eccezionale documentazione di storia contadina. Infatti è oggi un Museo della Civiltà Contadina che offre agli studiosi una sorta di laboratorio di ricerca culturale sul campo.
L’altro sito archeologico di alto interesse è la cosiddetta Tomba Principesca del Monte Pruno
Rinvenuta nel 1938 nel corso di un rimescolamento di un terreno coltivato a grano. Affiora così la sepoltura che renderà Roscigno tra i paesi più noti e citati nel dibattito storico ed archeologico relativo alle popolazioni indigene dell’entroterra. A definirla principesca la tomba ritrovata sono i 40 oggetti che la ornano. A corredo infatti del defunto ci sono ornamenti preziosi che rimandano ad aspetti propri dell’aristocrazia guerriera. Esemplare prezioso è il kantharos d’argento, con emblema sul fondo raffigurante un’amazzone e testine sileniche all’attacco delle anse. Oggi il tutto è custodito al Museo provinciale di Salerno.
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