Verbo, uno dei migliori esponenti del rap e della street art nel salernitano, ci parla delle sue più grandi passioni in un’intervista esclusiva a Zerottonove.it
[ads1]
Gigi Strano aka Verbo è uno degli artisti più bravi ed affermati del panorama salernitano nel campo della street art e del rap. Gigi è un artista polivalente, eccelle sia nel rap, ha pubblicato recentemente il suo primo album su ITunes, “Verbo, il Verbo deve avere voce“, sia nel campo della street art. Il “Verbo deve avere Voce”, dove figurano anche i Comma One , sua storica rap-band, è il suo primo disco ufficiale, ed è uscito il primo Gennaio 2015. Strano si è confidato con noi in un’intervista a cuore aperto in esclusiva per Zerottonove.
Gigi è vero che hai ben 2 nomi d’arte?
Si ho due nomi d’arte, uno per il rap e uno per il writing. Per il rap sono conosciuto come Verbo mentre per il writing il mio nome d’arte è quello di StraikeAgain che fatta eccezione per l”a”, si traduce in italiano come”colpisce ancora”. La lettera “a” inserita tra la “r” e la ”i”, serve a rendere come diminutivo “stra” che è il mio tag storico.
Gigi ci racconti come e quando è nata in te la passione per questo tipo di arte?
Certo, la mia passione verso i graffiti è nata a tra il 1995 e il 1996, osservando i lavori che avevano fatto a Cava dei Tirreni i CCA ( Cava City Artist). La passione per questo tipo di musica e per questo tipo di arte è stata una cosa automatica per me, fin da piccolo mi sono sempre sentito attratto dai valori espressi da questo mondo. Successivamente mi sono appassionato al Rap per i contenuti espressi da questo tipo di musica, per i messaggi che essa voleva e vuole lanciare, e, paradossalmente, ho scoperto la musica attraverso il rap. Mi sono appassionato prima al writing, perché mi ha permesso di approcciarmi ad una realtà che da sempre mi interessava, e poi da lì è venuta la passione per il rap.
Come hai “imparato” a reppare e fare dei graffiti così belli?
Sono un autodidatta, quello che ho imparato negli anni è il risultato di autoapprendimento, passione, amore per questo tipo di cultura e voglia di fare. Per il writing sono stato autodidatta nel senso che visivamente raccoglievo e facevo mio tutto quello che vedevo con i miei occhi e poi cercavo di riprodurlo creando un mio stile. Ho iniziato con il lettering, con la scritta “Blade”, e poi sono passato al figurativo. Per il Rap ho utilizzato la stessa tecnica, prima sono diventato un attentissimo ascoltatore e poi mi sono lanciato nella produzione di brani personali e ho deciso di intraprendere anche questa strada.
Come ti vedevano gli altri quando hai iniziato a fare parte del mondo della street art e del rap?
In quegli anni questo stile di vita, questo tipo di arte, veniva bollata dalla società di massa come una cosa negativa, venivo considerato out, ma questo non mi ha mai scoraggiato, perché questo è, ed è stato, il mio stile di vita e la mia passione.
Come vedi invece il fenomeno del rap e della street art tutt’oggi, ora che questo stile di vita è stato riconosciuto dalla società come un tipo di cultura vera e propria? Pensi che per molti sia solo una moda?
Innanzitutto credo che questo tipo di fenomeno nasca nella persona perché si viene colpiti fin dal profondo da questo tipo di arte, da questo stile di vita. Prima, noi rapper e noi writer intraprendevamo questa strada perché volevamo affermare e promuovere i nostri valori, che non erano né condivisi né promossi dalla società di massa. Inoltre nella scena rap prima c’era un forte integralismo, ora siamo arrivati all’opposto, ci sono tanti ragazzi che iniziano per moda, ma arrivati ad un certo punto avviene una sorta di selezione naturale, si vede chi è veramente mosso da ideali nobili e ama il lato positivo di questa cultura.
Cosa ne pensi di Overline Jam a Baronissi?
Overline Jam a Baronissi è una grande iniziativa, è una delle realtà migliori del Sud Italia. Overline mi ha dato l’opportunità di interagire con artisti provenienti da tutta Europa, è una cosa magnifica, un’iniziativa così dovrebbe essere presente in ogni città d’Italia.
Un consiglio ai più giovani, a chi vuole lanciarsi in questo mondo?
Capire se si vuole fare questo per lavoro o per passione, immaginare e pensare al futuro tenendo in mente e fissando nella propria testa degli obiettivi ben precisi, non facendosi condizionare né dagli altri né dalla moda. Non si possono ottenere risultati senza sacrifici, ma essi devono essere ben indirizzati. Per concludere lasciatemi lanciare un appello: oggi il writing è stato sì riconosciuto ma un po’ troppo confinato istituzionalmente. Vedo questa cosa come un voler confinare questo bellissimo fenomeno da parte delle istituzioni, non come idea di supportarlo.
[ads2]