“Ed è sempre stato facile fare delle ingiustizie, prendere, manipolare, fare credere”, queste le dure parole pronunciate da Vasco nel 1993 all’interno de: “Gli spari sopra”, title track del suo decimo album e cover riarrangiata di un brano pubblicato tre anni prima dagli An Emotional Fish: “Celebrate”. La scelta del titolo probabilmente deriva da un’assonanza vocale con il ritornello del pezzo originale, che infatti recita: “The party’s over”. Nel contempo però, il rocker ha attuato una riscrittura semantica del testo, che nulla conserva del precedente oltre alla parte musicale.
La tematica sociale/politica, che emerge senza troppi filtri attraverso le varie strofe, si carica di un significato maggiore se all’ascolto si va ad aggiungere un’analisi intertestuale, necessaria per cogliere le accuse del Blasco nella loro reale drammaticità. Basta pensare alle guerre jugoslave di quegli anni per individuare i destinatari del componimento, ossia tutte quelle potenze, e quei potenti, che tentarono in ogni modo di far prevalere i propri interessi personali sulla sopravvivenza della Repubblica Socialista Federale.
“I furbi, gli ipocriti, gli abili a tenere sempre un piede qua e uno là”, uscendo indenni e innocenti da ogni “porcheria” compiuta ai danni dei più deboli, sono proprio coloro che abusano del potere per compiere squallidi soprusi, per arricchirsi sulla pelle di intere popolazioni, per marciare trionfanti sui cadaveri di quanti sono stati costretti a sacrificarsi alla loro causa, come se la perdita di una vita umana possa trovare giustificazione nel tornaconto economico che non beneficia mai la parte lesa.
E Vasco si chiede a buon ragione: se ancora esiste la “dignità”, i potenti, dove l’hanno persa? Quesito che torna più che mai attuale nella nostra società, dove la furbizia e l’illegalità regnano indisturbate in ogni ambito, mettendo a repentaglio la sicurezza e la serenità di chi vive onestamente, ignorando le macchinazioni che muovono determinate scelte. In un mondo in cui le “missioni umanitarie” si portano avanti con le armi, è difficile credere nella buona fede delle autorità che le commissionano. Una sfiducia che purtroppo parte da un tema delicato e complesso (e quindi non riassumibile in una recensione musicale) come la guerra, ma abbraccia senza eccezioni ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica, in un Paese troppo preso da questioni egoistiche per preoccuparsi del bene della comunità sulla quale esercita il proprio dominio.
“Gli spari sopra sono per noi”, quando quel “noi” identifica indistintamente le vittime dell’iniquità, della sopraffazione, dell’immoralità. Ma, con il passare del tempo, ”gli spari sopra” potrebbero diventare “per voi”, ovvero trasformarsi in contraccolpi di protesta, di rivolta, di stanchezza generale nel dover subire i danni della propria lealtà.
La rabbia di Vasco, affidata al ritmo spacca-timpani del brano, non risulta perciò spropositata, visto che a muoverla è un fine decisamente più nobile di quello denunciato nel testo: ed è quello di smascherare gli oppressori, i corruttori, gli arrivisti senza scrupolo che celano la loro megalomania dietro falsi pretesti ideologici e moventi discutibili. Bisogna avere davvero una coscienza corrotta, e, per dirla alla Vasco: dei “buoni stomaci”, per riuscire a digerire tanto marcio senza vomitare.