Ustica, sono stati desecretati i documenti “segreti” e “segretissimi” della Strage che la Farnesina riservava da più di 30 anni. Viene così abbattuto il cosiddetto “muro di gomma” che aveva separato le accuse, le bugie e i depistaggi dalla verità
Era il 27 giugno 1980 quando un aereo di linea Douglas DC-9 della compagnia italiana Itavia, decollato dall’aereoporto di Bologna e diretto all’aereoporto di Palermo, si squarciò in aria all’improvviso cadendo in mare e uccidendo le 81 persone che trasportava a bordo. Non fu affatto un incidente dal momento che ad abbatterlo fu un missile sparato da un caccia appartenente a non si sa quale bandiera. Le prime carte desecretate dal decreto Renzi sulle stragi svelano dei retroscena inediti riguardanti la diplomazia e gli accordi internazionali che si raggiunsero per poter insabbiare il “caso Ustica”.
Il 3 maggio del 1992 il giudice Rosario Priore riesce a farsi accordare il permesso di far interrogare dagli egiziani l’ex primo ministro libico Abdel Hamid Baccouch, il quale confermò che il bombardamento dell’aereo dell’Itavia fu opera di un aereo libico per ordine diretto di Gheddafi. Continua poi sostenendo che lo <<squilibrato Gheddafi avrebbe personalmente diretto una serie di attentati terroristici di cui la strage di Ustica rappresenta solo un episodio anti-italiano organizzato come reazione all’azione italiana di garanzia della neutralità di Malta che annullava il controllo esclusivo da lui tentato sul primo ministro maltese Dom Mintoff>>.
Dai documenti, ora disponibili, emergono i molteplici telegrammi che l’asse Roma-Tripoli si scambiò in quel periodo classificandoli sia con il timbro “segreto” e addirittura “segretissimo”, raccomandandosi a vicenda la massima confidenzialità e cooperazione. E’ possibile addirittura verificare con quanta accuratezza, disponibilità e fretta le autorità italiane si siano impegnate nello sbarazzarsi del corpo del pilota dal momento che le autorità libiche lo reclamavano a gran voce per poter provare che tutto fu frutto di un suo malore avvenuto in volo.
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La strage di Ustica però non vide “protagonisti” soltanto l’Italia e la Libia ma anche altri colossi mondiali. Oltre a Francia e Inghilterra, che prima e dopo il boato avevano sorvolato quelle zone con aerei privati e caccia, anche gli Stati Uniti sono ritenuti sospettati in questa lunghissima inchiesta. Infatti, in un documento del 3 luglio 1980, dichiararono che <<nell’area dell’incidente non vi era alcuna nave né aereo statunitense, ivi compresi quelli della sesta flotta>> arrivando addirittura a negare, negli anni successivi, anche l’esistenza di registrazioni radar nell’area. Tutto però fu smentito dal momento che, al contrario, non solo risultò il movimento di aerei americani ma anche di altri non identificati perché privi di sigla ma decollati da portaerei americani o francesi. Il motivo di questa “bugia” non si è ancora spiegato.
Tra le informative declassificate dalla Farnesina e inviate al Ministero degli Esteri risulta anche un casco con la scritta John Drake, ritrovato in mare nei pressi della strage, appartenente con molta probabilità ad un pilota americano che, decollato da una portaerei, aveva dovuto abbandonare il velivolo lanciandosi da esso prima dell’ incidente di Ustica. Il casco era stato classificato insieme ad altri resti rinvenuti in mare e doveva essere trasferito dall’aeroporto palermitano di Boccadifalco a Napoli per esser inserito negli archivi del caso. Il caso volle che durante il viaggio fu smarrito o, con più probabilità, fatto sparire.
Ecco i documenti e i carteggi, resi ora consultabili presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma che mostrano le dinamiche che portarono a quella strage. Sono state celati per ben 34 anni. Le famiglie delle vittime attendono ancora giustizia in quanto un semplice risarcimento economico non può “conguagliare” il dolore di 81 perdite
