Con l’incontro #Università al #Sud? si è discusso sulle condizioni e il futuro dell’Università e del Diritto allo Studio nel Mezzogiorno d’Italia
Università al Sud è il tema dell’incontro, tenutosi ieri, 19 maggio, presso l’Aula dei Consigli Vittorio Foa (Facoltà di Scienze Politiche) dell’Università degli Studi di Salerno ed organizzato da Adisu Salerno, Udu (Unione degli Universitari) e Vivi Unisa.
Vincenzo Raimondo Greco dà il via agli interventi riferendosi al 47esimo rapporto del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) delle università al Sud, troppo provinciali e troppo sganciate da quelle europee e mondiali, definite “Un’ascensore sociale in calo“.
Università al Sud vuole affrontare questi problemi e, ieri, lo ha fatto con vari ospiti importanti, pronti ad intervenire su una questione così delicata per il futuro della cultura.
Aurelio Tommasetti, Magnifico Rettore Università degli Studi di Salerno, si è espresso in questi termini: “Non sono d’accordo con l’ascensore sociale in calo. Non è affatto vero che l’università e in crisi“. Continua così: “Dobbiamo smettere di non difendere la nostra università pubblica in generale, in particolare quelle del Sud ed in primis l’Unisa“.
Il rettore accetta la sfida della competizione, oltre la penalizzazione del contesto locale delle università al Sud. L’invito finale del rettore, congratulandosi con le associazioni che hanno organizzato l’evento è: “Noi dobbiamo fare fronte comune!“
Annibale Elia, Direttore Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione, definisce l’università al Sud “Imbrigliata all’interno di categorie, come quelle di Horizon 2020, che non la favorisce“. “La battaglia non è timbrata Sud, ma – come afferma Elia – appartiene a tutta l’Italia“. Per puntare all’Europa, bisogna mettere in campo la creatività e il lavoro, oltre le “griglie” di Horizon 2020.
Vincenzo Raimondo Greco si sofferma sulla scelta dell’università motivata dall’organizzazione; il campus salernitano è una vera e propria città da vivere 24 ore al giorno e tra le cose che permettono di vivere al meglio il campus ci sono le mense e le residenze.
Domenico Apicella, Presidente Adisu Salerno mostra, innanzitutto, la sua vicinanza agli studenti in merito alla questione dell’accorpamento dell’Adisu Salerno a quello della regione Campania. Il progetto di borse di studio per laureati da 110 e lode testimonia, infatti, l’impegno dell’Adisu verso gli studenti meritevoli. “Stiamo tentando e ci riusciremo – conclude Apicella – per far realizzare a Salerno quegli obiettivi che ci siamo posti in sinergia con gli studenti, che sono il nostro motore“.
La presenza attiva degli studenti nel campus salernitano si sviluppa attraverso rappresentanze molto qualificate, una di queste è Marta Mango, Presidente Consiglio degli Studenti Unisa.
Marta è una studentessa salernitana e, come emerge dalle sue parole, vorrebbe avere la possibilità di crescere nel suo territorio. L’appello lanciato è: “Siamo noi e le nostre istituzioni a dover fare tanto“.
Uno dei concetti su cui si ferma con passione la studentessa è quello di “Cittadinanza universitaria“; per fare questo, però, manca tutto perché la politica nazionale, regionale e locale non sta investendo sulle università. “L’ex rettore Raimondo Pasquino ha lasciato le fondamenta, il compito del nuovo rettore, Aurelio Tommasetti – sono queste le parole di Marta Mango – è quello di aprire il campus al territorio perché se l’università al Sud non si apre al territorio non si può parlare di placement”.
Giuseppe Foscari, Docente Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione, fornisce una sua interpretazione ponendosi una domanda: “Sta fallendo l’università pubblica in generale o l’università al Sud?“
Risponde alla domanda analizzando le criticità dell’Università degli Studi di Salerno: i trasporti, la Facoltà di Medicina, l’internazionalizzazione e la lingua inglese. Tutto ruota intorno ad “un’autocritica necessaria per far dialogare università al Sud e imprese“.
L’apertura delle università meridionali all’Europa, senza perdere la specificità locale, fa emergere la necessità di creare una task force per Horizon 2020.
Alfonso Conte, Docente Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione e studioso di Storia del Mezzogiorno, si sofferma sul ruolo dell’istruzione universitaria e sulla fuga dei cervelli per incapacità delle istituzioni meridionali.
“Bisogna riconoscere – sostiene Conte – le ricchezze dell’identità universitaria cercando di rafforzarla in relazione al bacino di utenza”. La conclusione del suo intervento è questa: “L’internazionalizzazione delle università deve puntare sul Mediterraneo!”
Molto interessante è l’intervento di Gianfranco Rizzo, docente di Ingeneria Industriale e deus ex machina di Musicateneo: “A fronte di un quadro complessivo fatto di abbandoni e fughe verso il nord, mi sono ritrovato nella mia facoltà dati di controtendenza, si è invertito un trend decennale”.
Uno dei problemi del campus salernitano, secondo Rizzo, è la mancanza di un sito web in inglese, necessario per attrarre le università straniere.
Gianluca Scuccimarra, Coordinatore Unione degli Universitari, nella sua analisi puntuale della situazione, afferma: “Prima di parlare di responsabilità degli studenti bisogna guardare al mondo che li circonda e capire le ragioni del perché gli studenti non vanno nelle università del Sud“. Il motivo di questo è la demonizzazione dell’università al Sud degli ultimi dieci anni.
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Nel suo intervento Scuccimarra si sofferma sulle tasse e sulla perdita per le università degli studenti con reddito basso; nonostante gli studenti con reddito medio si iscrivano, l’università diventa sempre più “Un rischio” che non tutti sono disposti a correre.
Il primo passaggio è quello di investire sui servizi, non pensando solo al singolo studente. “Se investiamo in servizi, residenza, trasporti e mense – sono queste le parole di Scuccimarra – allora stiamo creando un sistema che rimarrà al territorio e allo studente.
Giacomo D’Arrigo, Direttore Agenzia Nazionale Giovani, focalizza l’attenzione sulla collaborazione delle università con il mondo del lavoro. “Lo studio deve entrare sempre più in contatto con il mondo del lavoro“, attraverso una serie di esperienze che rendano solido un curriculum vitae, compatibile sul mercato mondiale.
Luigi Famiglietti, Deputato Partito Democratico, fa emergere l’importanza dell’incontro sulle università al Sud: “Il docente non va solo ad insegnare, ma si pone il problema dell’attrattività“.
L’ascensore sociale inizia con l’attrattività, ma si completa quando uno studente si è realizzato professionalmente. La politica, soprattutto per gli studenti di Scienze Politiche, può essere un modo per crescere professionalmente, oltre ad essere una palestra di vita.
Prende la parola, infine, Antonio Santoro, Consigliere Nazionale degli Studenti Universitari, ringraziando tutti i partecipanti.
Per Antonio Santoro, con l’incontro sull’Università al Sud si conclude “Una giornata di bilanci e un punto di arrivo del primo anno al consiglio nazionale“.
L’università, per Santoro, deve essere centro di interesse e, come in tutte le attività, la partecipazione degli studenti è l’elemento fondamentale.
A proposito dell’incontro #Università al #Sud, un riferimento molto importante di Santoro è questo: “Nel mezzogiorno si è instaurata la mentalità della minorità culturale. La nostra sfida è invertire questa tendenza“. Per fare questo bisogna crederci prendendo esempio dalla sfida vinta di Barack Obama, primo presidente di colore degli Stati Uniti d’America; la politica deve aiutare in questo, facilitando il compito.
Da parte di Antonio Santoro e di quanti hanno preso parte all’incontro sulle università al Sud: “C’è tanta voglia di riproporre la questione meridionale seriamente!“