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Unisa, anche quest’anno l’appuntamento con il focus sul gioco pubblico

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Unisa, anche quest’anno l’appuntamento con il focus sul gioco pubblico

Il convegno, organizzato da Unisa ed Osservatorio Internazionale sul Gioco, ha offerto diversi spunti di riflessione riguardo la tematica del gioco d’azzardo e dei giocatori cosiddetti patologici

“Non esiste il giocatore problematico o patologico, ma esiste la persona che vive una dipendenza positiva e/o negativa. Non è il gioco pubblico il male dei nostri giorni, ma l’indifferenza, la solitudine degli individui, sempre più uomini senza qualità” . E’ stato questo uno dei passaggi salienti dell’intervento presentato da Ornella De Rosa, docente di “Storia del gioco pubblico in età contemporanea” presso l’Unisa e Presidente dell’Osservatorio Internazionale sul Gioco, nel corso del convegno di studi “In medio stat virtus. Gioco pubblico e contesti sociali tra strategie resilienti e senso di responsabilità”.

Promosso dall’Osservatorio internazionale sul gioco e dal Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’Università di Salerno, l’appuntamento annuale, che si è svolto sotto l’egida del Ministero delle Finanze, è stata l’occasione ideale per discutere e confrontarsi sulle dinamiche di un ambito complesso come quello del gioco pubblico, oltre che per illustrare i dati di una ricerca di studio intitolata “Gli italiani, i giochi, le scommesse e la ludopatia”,  e per assegnare i riconoscimenti del Premio “Giuseppe Imbucci 2018”, istituito dall’Osservatorio Internazionale sul Gioco, ad Antonio Piccolo (Prorettore dell’Università di Salerno),  Massimo Ruta (Chief Executive Officer Novomatic),  Gianluca Vanucchi (Giornalista “Ansa”) e Laura Campopiano (Direttore Business Development &Communications Snaitech).

Gioco ludico, biologico e patologico. E’ questa la distinzione compiuta da Giuseppe Imbucci che indirettamente fa anche una differenziazione tra giocatori occasionali e giocatori abituali/patologici. Occorre porre in rilievo, però, che non è il gioco a generare la patologia, ma è l’individuo stesso che ha dentro di sé una sorta di “propensione alla dipendenza” che il gioco non fa altro che evidenziare. Un problema tutto individuale,insomma, come avviene anche nel caso delle dipendenze da alcol: un buon vino infatti non può essere ritenuto causa di abuso di alcolici da parte di una porzione non trascurabile di popolazione.

Il gioco, grazie alle moderne tecnologie, diviene sempre più facilmente fruibile da tutti, con l’aumento di nuove opportunità di gioco che rischiano di accrescere la platea di giocatori creando molti più problemi di dipendenza, anche se c’è da rimarcare che non è possibile delineare una relazione diretta tra quantità/qualità di gioco e dipendenza  e che  non esiste il giocatore problematico o patologico, ma esiste la persona che vive una dipendenza (positiva e/o negativa).

La rivoluzione digitale ha  generato una profonda metamorfosi della società, contribuendo in parte anche allo scatenamento di una crisi economica, politica e sociale; negli ultimi tempi, infatti, si è “scommesso” sempre più sul virtuale, sulla tecnologia informatica e sulla rete.

A partire da queste considerazioni, una ricerca basata su un campione rappresentativo di 1.517 italiani (tra i 18 e i 74 anni), promossa e realizzata dall’Osservatorio internazionale sul gioco e dall’Università di Salerno (Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione) ha permesso di compiere un’analisi sui comportamenti di gioco; la metodologia impiegata è stata quella delle interviste (804 realizzate on line con il metodo C.A.W.I e 713 telefoniche, eseguite con procedura C.A.T.I.). Il territorio nazionale di riferimento è stato suddiviso in 5 zone: Neo Nord Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia); Triveneto (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia); Centro Alto (Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Marche, Umbria); Centro Basso (Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna) e infine Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia).

Il gioco pubblico rappresenta una quota consistente delle entrate erariali dello Stato,  il quale trattiene una quota degli introiti sotto forma di tassazione, riversando in vincite un’altra porzione di quanto raccolto. Queste modalità, però, sono differenti tra gioco e gioco, influendo in maniera difforme sulle fortune dei diversi prodotti e sull’appeal che essi esercitano sui giocatori. Il gioco pubblico, pertanto, agisce come forma di tassazione indiretta e progressiva, che rischia inevitabilmente di inasprire le già gravi condizioni economiche delle famiglie italiane.