Con l’arrivo delle prime piogge si conclude mestamente anche la stagione estiva 2012.
Un’estate in chiaro-scuro per la nostra città e la sua provincia.
A prescindere dai dati statistici, che puntualmente ci vengono propinati e che sembrano indicare un incremento di visitatori stranieri, è doveroso soffermarsi su taluni aspetti che relegano ancora il territorio salernitano ad un ruolo marginale rispetto alle grandi mete turistiche.
Sia chiaro, non è intenzione di chi scrive operare una sorta di “gioco al massacro” nei confronti della nostra amata terra quanto piuttosto stimolare considerazioni critiche costruttive nel lettore e suscettibili di incoraggiare chi di dovere ad una più confacente gestione del patrimonio pubblico locale.
Ciò alla stregua di una considerazione di base, tanto lapalissiana quanto veritiera ed ampiamente riconosciuta dagli avventori: il nostro territorio rappresenta un gioiello culturale e paesaggistico e perciò stesso costituisce una possibile fonte di ricchezza, se sfruttata al meglio delle proprie potenzialità.
La Divina Costa D’Amalfi, la selvaggia ed affascinante Costa cilentana e naturalmente la nostra beneamata Salerno, un tempo non lontano grigia cittadina di provincia, oggi resuscitata a miglior vita da una significativa opera di riqualificazione urbanistica e che ancora attende il completamento del proprio restyling griffato Bofill, Hadid, Calatrava.
Orbene, se la Costa d’Amalfi costituisce sicuramente il fiore all’occhiello nostrano, una perla in grado di fare innamorare di sé turisti provenienti da tutto il mondo, non si possono sottacere alcuni aspetti che, a lungo andare, rischiano di far perdere alla stessa il ruolo, sino a poco tempo fa incontrastato, di regina delle mete turistiche del mediterraneo.
L’estate appena trascorsa ha, difatti, registrato la conferma di quanto già acclarato nelle precedenti: il mare di Amalfi e dintorni non è all’altezza della sua fama, risultando non di rado sporco e poco invitante. Un “gap” di non poco conto in considerazione, altresì, di prezzi sempre più spesso esorbitanti, per usufruire di servizi non sempre all’altezza, che inducono il turista a pretendere (giustamente) il meglio per la propria vacanza balneare nella Divina Costiera.
Anche i collegamenti marini con il capoluogo fanno registrare costi eccessivi per una famiglia che voglia andare a trascorrere una piacevole giornata a Postano (ben 12 euro per la sola andata).
Per quanto concerne il mare, le sue acque cristalline costituiscono il vero punto di forza del Cilento.
E, tuttavia, il problema di questa zona è rappresentato dalla scarsità di servizi: collegamenti pessimi, eccezion fatta per il metrò del mare (che pure tuttavia ha fatto registrare dei disservizi con le conseguenti lamentele di molti utenti) e strutture ricettive non sempre adeguate.
E dulcis in fundo Salerno, il capoluogo, la città della rinascita eppure ancora ben lungi dall’essere dotata di quei canoni in grado di ergerla per davvero a città turistica ed europea.
Un lungomare versante in uno stato di degrado e popolato di ratti, visitatori abbandonati a se stessi per la mancanza di adeguati info point turistici. E poi il centro storico, vero gioiello cittadino, relegato al ruolo di città fantasma, sconosciuto alla maggioranza dei salernitani stessi (se si escludono la commerciale via Dei Mercanti e via Roma, meta di una movida sempre più stanca, tediosa e deculturalizzante).
E se l’inefficienza degli uffici pubblici costituisce un’autentica iattura per l’intero Mezzogiorno d’Italia, ciò che maggiormente addolora chi ama Salerno e la sua provincia è la mentalità menefreghista e “buzzurra” di una minoranza di cittadini, quelli soprannominati con piglio autoritario dal Sindaco De Luca “cafoni”, che imbrattano, sporcano, sovvertono le più elementari norme di convivenza civile, infangando in tal modo l’elevata cultura civica di un intero territorio.
Considerazioni, queste, che, seppure, amare devono essere il punto di partenza per una rinascita non solo urbanistica ma anche politica e culturale della nostra comunità.