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Una Madonna Lactans ad Aiello di Baronissi. Un Percorso Antropologico Strutturale

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Una Madonna Lactans ad Aiello di Baronissi. Un Percorso Antropologico Strutturale

a cura di

Stefano Esposito

Specializzando CRIE (Centro di Ricerca delle Istituzioni Europee)

Borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Benedetto Croce

 

paesi abbandonati non vogliono morire
accolgono le vite

che sanno cosa dire

 e terre saccheggiate raccolgono i destini
di storie fatte a pezzi

 di eroi clandestini […]

e pietre colorate di oro e di marrone
resistono al fuoco e alla maledizione […]

nella magnagrecia gli dei non ci son più
terra bruciata kolassi theos
terra avvelenata choma kiegome
terremotata soi tanatos
nella magnagrecia megalos elada […]

Il parto delle nuvole pesanti, magnagregia, da «magnagrecia», 2010

 

Facendo riferimento, a quanto scrisse il Prof. Ferdinando Bologna, nel saggio sulla mostra di Duccio di Buoninsegna, tenutasi a Siena nel 2003:

«Fra i monumenti meno remoti, basti pensare ai mosaici del Battistero di Firenze per farsene un’idea.

Waler Benjamin spiegò in modo convincente la differenza che corre fra il “valore espositivo” e il “valore cultuale” delle immagini: prima che maturasse la consapevolezza del valore propriamente artistico dell’opera che riteniamo d’arte, i competenti ritenevano e insegnavano che al fine della sua funzione non era necessario che l’opera in quanto tale si vedesse. Era sufficiente che ci fosse.

Donde la conseguenza che un potente binocolo è necessario oggi a noi, esigenti fruitori dell’esposizione, ma non lo era per i fruitori di allora, per i quali il “culto” e la “cultualità” erano un primum esistenziale».

 

E prendendo in prestito, una citazione da Theodore Benville:

 

«Ma ciò che lo rapisce in una tenera ebbrezza, è u teatro azzurro fatto per la nostra torpidezza, come il buon senso, la grave storia è fuggita, lasciando il sognatore cantare un canto per lui […]»

 

Una spoliazione, ai danni del tempo; mancata irrigazione nell’immenso giardino dell’Arte, sbarrando il percorso ai rigagnoli che avrebbero condotto ai campi Etico-Sociali[1], in quelle che il Prof. Francesco Gandolfo (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”) definisce “grandi autostrade culturali[2].

 

In questa sede, chi scrive, non ha la presunzione di portare a compimento un ASKI KATASKI, ma tentare di condurre, con l’ausilio di alcuni confronti, su di un percorso Antropologico Strutturale (Levi Strauss)[3]; con il contributo, di una curiosità che non è scevra di ostacoli (Sinbad il marinaio da Le Mille e una Notte, Andreuccio da Perugia dal Decamerone, Narciso e Boccadoro di Herman Hesse,  The walking di Henry David Thoreau, se ne potrebbero elencare tanti altri, ma si rischierebbe di divagare[4]).

 

Viene proposta in questo saggio, una Madonna Lactans, lacerto di affresco, sulla facciata della Chiesa di San Pietro Apostolo, ad Aiello di Baronissi.

 

Chi scrive, si è imbattuto, in quella che si può definire, una vera e propria scoperta; una curiosità archeologica[5], un percorso non stazionato, soltanto da reperti residui, in fase, o infiltrati (Manocorda, Lezioni archeologia);

«Ma il vero viaggiatore è soltanto chi parte.

Per partire, col cuore lieve, simile a un pallone;

chi non si separa mai dal suo destino

e, senza sapere perché, dice sempre “Andiamo!”[6]»

 

La Madonna in questione, presenta alle spalle, quello che può definirsi uno sfondo inedito, non riscontrabile in altri luoghi della Valle dell’Irno.

 

Uno sfondo rosso, con una quadrettatura

La Madonna Lactans di Aiello, Chiesa di San Pietro Apostolo, Aiello di Baronissi (SA)


[1] J. A. De Lasarte, Il Panteon di Sant’Isidoro a León, «L’Arte racconta. Le grandi imprese nell’arte di tutti i tempi»,

Gaston Phébus, Livre de la Chasse (Ms. Fr. 616, fol. 24 v., Parigi, Bibliothéque Nationale, uno deib 37 esemplari del trattato del Conte di Foix

Haggadah di Sarajevo, il Rabbino Gamaliel e i suoi discepoli, ca. 1360, tempera su pergamena; cm 15,9 x 21,8, Miniatura della pagina 25; Sarajevo, Museo regionale

Maestro lombardo, (1375-80), San Giorgio e la principessa, Lentate, Oratorio di Santo Stefano

 M. Bussagli, Le Grotte di Ajanta, «Forma e colore. I grandi cicli dell’Arte», Sadea/Sansoni Editori

Ovviamente, come già specificato anche nel titolo di questo saggio, chi scrive, non ha la pretesa di sostenere che ci sia un nesso trala Madonna di Aiello e le altre immagini, messe a confronto.

La capigliatura della Madonna e quella del Bambino, con un tratto deciso, fanno pensare, ad una matrice franco-borgognona (Codice di Santa Marta[7]) ed una provenienza ad area spagnola.

 

Alcuni, dei confronti proposti, dovrebbero far luce, lungo un sentiero antropologico-strutturale (come già citato più sopra):

 “poiché anche essendo altrove, le nostre intuizioni dello spazio dipendono in gran parte dall’ambiente in cui siamo cresciuti e viviamo, la casa e la città”

(Gaston Bachelard)

 

Per concludere, almeno provvisoriamente questa ricerca, un altro prestito all’attenzione del lettore

 

«Anzi bisogna dire che quello  che ne è uscito particolarmente ridimensionato è stato proprio quel mito delle “vie del pellegrinaggio” e della  loro funzione di grandi autostrade culturali del medioevo, che aveva dominato, in maniera indiscussa, la prima  metà del Novecento, nella logica di un costante e inevitabile legame di possibile reciproca influenza  tra aree diverse per mentalità e lontane per geografia[8]».

«nos péchés sont tetus, nos repentirs

Sont laches, nous faisons payer

Grassement nos aveux et nous

Rentrons gaiement dans le chemin borbeux,

Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches[9]»

 

[1] S. Esposito, Quadro storico del Convento della Santissima Trinità di Baronissi (SA). Notizie inedite sulla Immacolata Concezione del Fiammingo Dirk Hendricksz “vero e proprio lavoro di incorniciatura dipinta”, «Atti del I Convegno Internazionale Diagnosis for the Conservation and Valorization of Cultural Heritage», Napoli 9-10 dicembre 2010

[2] F. GANDOLFO, Del “Romanico” e di una mostra, «Confronto»,n. 6-7, Napoli 2005-2006

[3] Nella pratica dello strutturalismo, così come l’intende Lévi-Strauss, possono essere isolati due principi fondamentali:

1.Una struttura che fa parte del reale, ma non delle relazioni visibili. Ogni realtà etnica è quindi formata da strutture che bisogna ben distinguere dalle singole relazioni sociali osservabili empiricamente; tali strutture elementari costituiscono un livello reale ma non percepibile direttamente.

2. Lo studio scientifico delle realtà etniche deve essere diretto alla determinazione di queste strutture e al loro funzionamento: è lo studio sincronico di esse che rende conto dello sviluppo storico della società e non l’esame diacronico del loro sviluppo a offrire una spiegazione delle strutture presenti nelle realtà etniche.

[4] S. Esposito, Obliterazioni mentali in un solitario pendolino notturno, Saggio introduttivo al  testo Tra un Eroico Furore ed un Enfant Terrible, pubblicato dal portale dedicato a Mario Luzi, 2012

[5] S. Esposito, Una lunga siccità su questi fiori. Il patrimonio Storico-Artistico della Provincia di Salerno, in particolare nei Comuni di Baronissi e di Mercato San Severino, relazione e poster di sensibilizzazione «Atti del I Convegno Internazionale Diagnosis for the Conservation and Valorization of Cultural Heritage», Napoli 15-16 dicembre 2011

[6] C. Baudelaire,  CXXVI. Il viaggio. A Maxime du Camp

[7] Il Codice di Santa Marta, G. MUTO, da «Napoli nobilissima : rivista di topografia ed arte napoletana», 5. s., v. 3(2002), nn. 3-4; pp. 81-88; A. PIZZO, «Napoli nobilissima. Rivista di topografia ed arte napoletana», 5. s., v. 3(2002), nn. 3-4; pp. 99-104; P. LEONE DE CASTRIS, «Napoli nobilissima. Rivista di topografia ed arte napoletana» , 5. s., v. 3(2002), nn. 3-4; pp. 88-98; R. FILANGIERI, Il codice miniato della confraternita di Santa Marta in Napoli-Firenze 1950- 95, p. 40

[8] W. Sauerländer, La cultura figurativa emiliana in età romanica, in Nicholaus e l’arte del suo tempo, (Atti del seminario tenutosi a Ferrara dal 21 al 24 settembre 1981 organizzato dalla Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria), Ferrara 1985, pp. 51-92 ha svolto, in questo senso, una fondamentale revisione critica ; B. Brenk, Les églises de pèlerinage et le concept de prétention, in Art, Cerimoniale et Liturgie au Moyen Âge (Actes du colloque de III  cycle Romand de Lettres, Lausanne-Fribourg, 24-25 mars. 14-15 avril, 12-13 mai 2000, Roma 2002, pp. 124-36

[9] C. Baudelaire, Au lecteur, dai materiali didattici del Prof. Alberto Folin, docente di Scritture e poetiche, presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa