Farzana Parveen, donna pakistana, ha trovato la morte per essersi sposata liberamente con l’uomo che amava. Ad avventarsi contro di lei il fratello e il padre
Farzana Parveen è stata condannata al silenzio prima ancora di essere lapidata. La venticinquenne pakistana è simbolo dell’impossibilità alla vita e alla scelta, in una nazione come il Pakistan in cui vige il matrimonio combinato e si uccide per leso onore.
Sono 869 le donne lapidate nella repubblica islamica nel 2013: dei veri delitti contro la persona perpetuati dalla famiglia stessa delle donne che non obbediscono alla legge del clan.
A nulla vale il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ginevra); la Commissione sui diritti umani del Pakistan non fa altro che attestare gli omicidi ormai avvenuti e le loro cause, che risiedono nell’offendere l’onore della famiglia.
Il corpo di Farzana Parveen giaceva inerme davanti il tribunale di Lahore. Era andata lì per difendersi dalle accuse di rapimento da parte dell’uomo che aveva sposato, e da cui aspettava un figlio. Proprio di fronte il luogo dove avrebbe combattuto ancora una volta per la libertà di sposarsi, la donna ha trovato la morte insieme al compagno scelto liberamente, contro la volontà della famiglia.
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È stato proprio il fratello a inseguirla con una pistola, mancandola. La ragazza è caduta e su di lei si sono riversati il padre e i propri familiari con dei mattoni. Farzana, ora, potrà amare per sempre suo marito. Il suo corpo è libero dalla legge.