L’appuntamento con “Giù la maschera” ieri sera ha ospitato Umberto Orsini e la sua compagnia, che metteranno in scena al Teatro Verdi “Il prezzo”, commedia di Arthur Miller
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Umberto Orsini e la sua compagnia ieri sera sono stati protagonisti del 30esimo appuntamento di “Giù la maschera”, presso il Teatro Verdi. Un incontro a sipario aperto tra attori e i cultori del Teatro, per discutere dell’opera rappresentata.
La compagnia del Maestro, composta anche da Massimo Popolizio, Alvia Reale ed Elia Schilton, mette in scena una commedia di Arthur Miller sconosciuta in Italia, “Il prezzo”. Si tratta di uno degli autori più importanti della drammaturgia mondiale.
La storia è ambientata negli Stati Uniti, durante il crollo della Borsa del 1929, a ridosso della Grande Depressione. È la storia di una famiglia in cui due fratelli, Victor e Walter, pagano il prezzo di scelte completamente diverse per le loro vite: uno interrompe gli studi ed entra in Polizia, per prendersi cura del padre in disgrazia e che quindi è costretto a vendere la sua casa, e l’altro invece si laurea e diventa un chirurgo. Fra i due la presenza femminile di Ester, moglie di Walter, che fa da ago della bilancia, ma pendendo talvolta da una o dall’altra parte, a seconda degli interessi.
Una commedia mai così attuale, che riflette la crisi economica odierna, e che trasforma i personaggi nel corso del tempo, svelando i retroscena di quelle che sono le scelte compiute, permettendo di guardarle da punti di vista differenti, con un quadro familiare che si scompone. “Nulla è come sembra o si era detto”, sembra essere il mantra di questa narrazione. Così il finale è naturalmente aperto.
Parallelismo non insolito, così come riporta Orsini durante l’incontro, con Eduardo De Filippo, che già colpisce ad una prima occhiata guardando la scenografia, che ricorda molto “Le voci di dentro”: mobilia accatastata, anche in posizioni innaturali, coperta da teloni, pronta per la vendita. Le similitudini con il drammaturgo napoletano esistono anche nella trama, che però è scevra dall’elemento magico-religioso, per dare spazio al cinismo della visione materiale, ma che non esclude quella dei sentimenti. [ads2]