Si è svolto oggi al MiSE il tavolo di crisi, presieduto dal Vicecapo di Gabinetto Giorgio Sorial, per discutere della situazione produttiva e occupazionale inerente la società Treofan dopo il passaggio di proprietà a Jindal
Vertenza Treofan: il tavolo al MiSE
Hanno parlato in un primo momento le forza sindacali, così come i lavoratori dell’azienda hanno avuto modo di ribadire la propria opinione. Ha parlato il presidente della Regione Umbria, l’Assessore Marchiello (alle Attività Produttive) per la Regione Campania, la sindaca Cecilia Francese, così come fatto dal sindaco di Terni (dove si trova un altro stabilimento Treofan n.d.r.). Presenti l’Onorevole Piero De Luca (Partito Democratico), l’Onorevole Cosimo Adelizzi (M5S).
Le parole della Francese
“I rappresentanti della Jindal sono stati molto ambigui, parlando di uno spostamento della produzione necessaria per rispondere ai clienti cosa che – sottolinea la sindaca Cecilia Francese – non è veritiera, in quanto la Treofan aveva una lavorazione interrotta e lo spostamento in Germania vuol dire spendere il doppio. Una cosa però sicuramente non sapevano, e sul quale la Jindal ragionerà, ossia che la Treofan dispone di 200 metri quadrati propri che ricadono su una zona ZES (Zona Economica Specale) che permette diversi investimenti. Loro invece sono andati ad investire soldi altrove inutilmente, quando a Battipaglia vi sono le migliori condizioni possibili. Ma ancora, Jindal non era a conoscenza di un protocollo di intesa dello scorso anno stilato con la Regione Campania, relativa ad investimenti di 18 milioni della stessa regione oltre che dei privati. Ciò che traspare, anche indirettamente, è la mancanza di un piano industriale di De Benedetti“.
“Chiediamo al Ministero una verifica giuridica della manovra finanziaria e, se necessario, ricorrere anche all’Antitrust (l’Autorità garante della concorrenza e del mercato n.d.r.) per fare luce sulla vendita della Treofan a soli 500 mila euro, nonostante i 20 milioni di passivo, poiché i 200 metri quadrati in area ZES valgono circa 10 milioni di euro. Jindal – conclude la sindaca – non ha ancora deciso il futuro né dello stabilimento battipagliese né quello di Terni.”
La sindaca ha parlato di fumata nera. Tuttavia, ci si chiede come un colosso come Jindal abbia effettuato un’attività di diligence, quindi investigazione e approfondimento di dati e di informazioni di una trattativa, per poi non sapere cosa fare con due importanti stabilimenti.
Insomma, la partita è ancora aperta. Di certo, oggi lavoratori, sindacati e politica italiana si sono mostrati compatti e uniti. Il prossimo 11 gennaio nuovo tavolo di crisi.
“I rappresentanti dell’azienda – si legge in una nota ministeriale – , dopo aver ascoltato le richieste avanzate al tavolo, si sono impegnati a definire, insieme alla proprietà, quali linee di produzione potranno riprendere nello stabilimento di Battipaglia dandone comunicazione alle parti nel prossimo incontro al mise, previsto per venerdì 11 gennaio.”
È stato concordato che a far data dal prossimo 24 gennaio, si terrà una nuova ulteriore riunione nella quale il management di Jindal dovrà illustrare le linee guida del piano industriale che riguarda il futuro dei due siti produttivi.