Ritorna anche quest’anno, fuori concorso, con il film The Sound and the Fury, (tratto da un racconto di Faulkner) James Franco, ormai ospite fisso della kermesse e quest’anno completamente rasato con un vistoso tatuaggio dietro il cranio
Si tratta di una delle storie più belle che si sono viste al Festival, ma purtroppo la maggior parte di queste è fuori concorso. Quella che James Franco ha deciso di raccontare, prendendo spunto da uno dei massimi scrittori del mondo, è la vicenda della famiglia Compson, che, alla fine dell’Ottocento, vive nel sud delle piantagioni di cotone e dei domestici di colore.
La famiglia è composta da madre, padre e quattro figli e ciascuno di questi ha una sua precisa caratterizzazione psicologica, uno di questi, Benji (James Franco) è ritardato e sembra essere la vittima di tutte le beghe familiari.
Vi sono poi altri due figli, Jason, il più cattivo, e Quentin, il genio, quello destinato a Harvard, ma anche quello più fragile. Infine c’è Caddy, la dolce sorella alla quale Benji è molto affezionato.
Caddy è la mina vagante che fa sorgere la maggior parte dei problemi in famiglia e che crea scompiglio nella vita dei fratelli. È Caddy il fulcro del film, il perno introno al quale scopriamo le vite e gli umori degli altri fratelli.
[ads2]
Ancora una volta James Franco dimostra di essere più bravo dietro la macchina da presa che davanti; il suo è un romanzo per immagini, in cui a ogni inquadratura/pagina riusciamo a percepire tutta la bellezza della fonte letteraria di rifermento.
Il piacere di guardare questo dramma familiare, deriva dalla capacità di James Franco di adattare un romanzo senza rovinarne l’essenza.
La prima parola che viene in mente dopo averlo visto è: Letteratura, come se il regista ci avesse cullato con un racconto della buona notte; viene subito voglia, dopo, di andare a acquistare il libro se non lo si conosce.