Tesse Manuela al Convegno “Allenare nel femminile” ci spiega l’importanza di saper vendere il prodotto. In esclusiva la nostra intervista
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Si è svolto ieri presso l’auditorium del Terzo Tempo il convegno “Allenare nel calcio femminile”. La seconda edizione ha visto partecipare oltre a Valentina De Risi, ideatrice di questo evento, anche la grande allenatrice ed ex giocatrice Manuela Tesse.
Il convegno è iniziato coni saluti della dottoressa De Risi che poi ha passato la parola a mister Tesse che prima ha mostrato dei video sul calcio femminile dove ha dimostrato la netta differenza tra il calcio mondiale e quello italiano.
“Innanzitutto, per poter vendere il prodotto calcio femminile bisogna allenare al meglio le nostre atlete che, – dichiara in sala Tesse – essendo donne, hanno caratteristiche diverse rispetto agli uomini. Innanzitutto la donna si avvicina tardi al calcio e, spesso, molti gesti tecnici non vengono insegnati nell’età giusta. Io da piccola giocavo, saltavo, mi arrampicavo sugli alberi per cui certe cose le facevo utilizzando altre vie oggi, che viviamo nell’era dello smartphone, si sono perse certe abitudini che, sicuramente, influiscono sulle capacità coordinative”.
Sempre in aula Tesse ha messo in risalto anche le differenze caratteriali tra donne e uomini dove il gentil sesso porta molto rancore. “La donna odia dentro, hanno la capacità, a livello mentale, di fare di tutto un problema, – continua l’allenatrice – ma hanno anche delle doti importanti. Infatti, se lei ritiene che l’allenatore sia capace, lo segue fino alla morte”.
Prima di passare a lavorare sul campo tesse dichiara: “Bisogna ridurre questa notevole differenza con gli altri Paesi, ma dico, se è necessario, perché non copiamo i modelli delle Nazioni più all’avanguardia? Non c’è nulla di male, direi”.In campo l’allenatrice grazie alla disponibilità di alcune giocatrici ha mostrato alcuni schemi e risposto alle domande dei tecnici presenti.
Al termine del convegno – in esclusiva per zerottonove.it – abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Manuela Tesse, che da giocatrice ha indossato per 87 volte la maglia della nazionale. Con la nazionale maggiore si è diplomata vice campione d’Europa, ha partecipato all’edizione tedesca e norvegese degli Europei e alla fase finale del Mondiale 1999. Inoltre ha indossato la maglia della Torres, del Verona, del Modena, del Milan, del Torino e della Lazio vincendo 4 scudetti, 5 Coppa Italia e 1 Supercoppa. Manuela Tesse, sarda doc, inizia la sua carriera d’allenatrice nel 2006 iniziando da zero con il Sezze, formazione laziale, dove ha vinto un campionato di B. Nel 2010 diventa osservatrice per le nazionali canadesi under 20 e maggiore dove allenava Carolina Morace. Nel 2011 diventa assistente tecnico della nazionale italiana. Nel 2012 passa alla Torres dove conquista i suoi primi trofei: uno scudetto e 2 supercoppa. Nel biennio 2012/14 porta per ben due volte la Torres ai quarti di Finale (vedi la vittoria, dopo la sconfitta dell’andata, sul Rossiyanka). Nel frattempo (2012) si consegue il patentino Uefa A e allenatrice di futsal, nonché diventa anche docente del Settore Tecnico di Coverciano e responsabile del calcio femminile in Sardegna.
Innanzitutto, grazie per la disponibilità. Che impressione ha avuto dei partecipanti in sala e dalle ragazze in campo?
“Intanto la partecipazione è stata buona, perché come sai quando si tratta di calcio femminile o di futsal la partecipazione avvolte è scarsa, invece, devo dire che già avere una quarantina di persone è stato buono”.
Durante il convegno ha dichiarato che predilige gli schemi del futsal nel calcio femminile. Da dov’è nata questa convinzione?
“È nata guardando un po’ il Barcellona di Pep Guardiola, è nata un po’ facendo i corsi, il corso di futsal, il Uefa A dove comunque a mio parere il futsal è propedeutico al calcio a 11”.
Se dovesse consigliare ad una ragazzina che si appresta a iniziare a giocare a calcio, consiglierebbe una squadra di futsal o una buona scuola calcio di calcio a 11?
“Considera, intanto, che una ragazzina che si approccia al gioco del calcio, inizia dai pulcini gioca a 7 quindi il campo da futsal è quello ideale”.
È stata allo stato club Azzurri di Reggio Emilia dove ha assistito alla Finale di Champions League. Che impressioni ha avuto e in Italia quando potremo vedere degli stadi cosi pieni?
“In Italia c’è tanto lavoro da fare, però a mio parere è già tanto aver fatto una bella figura, perché, diciamo che c’era qualche punto interrogativo, riguardo proprio all’affluenza allo stadio. Devo dire Reggio Emilia ha risposto alla grande. Non solo Reggio Emilia, ma tutta Italia. Devo dire che il fatto di aver scelto proprio Reggio Emilia, in una posizione centrale, ha fatto si che confluiscono tutte le persone da tutta Italia. È stata una buona scelta. Quindi abbiamo risposto alla grande”.
Parlando sempre di stadi. Il Brescia entro la stagione 2017/2018 avrà un suo stadio e il patron Cesari ha detto che questo, almeno per le strutture, ridurrà il gap con le potenze europee. Quanto sarà importante?
“Sarà importantissimo. Intanto devo dire che il Brescia ha programmato. La società Brescia ha fatto una grande programmazione, innanzitutto riconfermare mister Bertolini, alla sua quarta stagione, e questo già vuol dire programmare, credere in un tecnico che ha, comunque, saputo far un grandissimo lavoro e un grandissimo lavoro l’ha fatto la società. Io ho avuto il piacere di allenare la Torres, ma non ho avuto di contro la stessa possibilità che ha avuto Milena Bertolini. Quindi, questo vuol dire, anche, avere una società che ti tutela e ti lascia lavorare”.
Pensa che il Brescia sia la vecchia Torres, a livello di successi e programmazione..
“Diciamo, però, che la Torres aveva una grande agevolazione, aveva i contributi regionali, mentre per quanto riguarda il Brescia questo non accade è tutto sulle spalle del Presidente Cesari. Quindi gli va dato atto di essere stato lungimirante in tutte le scelte che ha fatto in questo periodo”.
Quanto le ha fatto male non vedere la Torres quest’anno in Serie A?
“Sinceramente mi ha fatto male vederla in Serie A l’anno scorso nelle condizioni in cui stavano. Consideriamo, che, purtroppo, è consuetudine nel calcio femminile programmare stagioni, ma questo sta avvenendo anche in altre società, programmare le stagioni senza aver, comunque, concluse quelle in corso. Anche quest’anno troviamo molte giocatrici che ancora non hanno ricevuto i loro compensi, mentre la società già programma il futuro e a mio parere questo non è di buono auspicio. On è corretto nei confronti di queste ragazze che si sacrificano e che comunque danno tutto per il calcio femminile”.
E le nuovi norme che ha dato Tavecchio, che ha permesso alla Fiorentina dei Della Valle di comprare il titolo viola, all’Empoli e altre di avvicinarsi al calcio femminile con anche la costituzione di un settore giovanile nelle società maschili. Entro quanto tempo, pensa che riusciremo a far diventare il calcio femminile professionistico, sempre se in Italia lo diventerà?
“Io intanto me lo auguro, perché sono stata una giocatrice e non ho avuto il piacere di essere una professionista, nonostante, io lo facessi a livello professionistico, allenandomi due volte a giorno, cosi come lo stanno facendo le altre che stanno in Serie A. Quindi io mi auguro che queste ragazze diventino al più presto professionistiche, perché lo sono già di fatto. Gli manca soltanto lo status da professionista che le renderebbe e le farebbe giocare, a mio parere, con più tranquillità. Senza dover pensare una volta aver smesso di trovar un lavoro, senza dover pensare ad una volta che smettono a non poter continuare a stare nel proprio ambiente. Perché, purtroppo, noi donne abbiamo difficoltà anche a proseguire in quello che è stato il nostro ambiente. Abbiamo giocato a calcio e avvolte ci ritroviamo, purtroppo, a non poter continuare come dirigenti, allenatrici o qualsiasi altro ruolo e non poter continuare la nostra strada in quello che è stato il nostro sport. Mentre, invece, consuetudine per gli uomini. L’uomo una volta che smette è subito integrato. Quello che invece succede nelle altre nazioni europee l’ex giocatrice è considerata parte integrante per lo sviluppo del calcio femminile”.
Facendo un ipotesi sulla prossima serie A, vedremo un campionato appassionato come quest’anno che ha visto le prime quattro lottare fino all’ultima giornata oppure pensa che il Brescia parte con un gradino avanti?
“Sicuramente parte avvantaggiata perché, comunque, al di là di inserimenti di nuove giocatrici che farà ha lo scheletro che è lo stesso da almeno 5/6 anni. Quindi questo porta assolutamente dei vantaggi. Il campionato però negli ultimi cinque anni che è sempre in bilico, perché è stato deciso in tutte queste ultime cinque stagioni quasi sempre all’ultima giornata Almeno da quando ho preso io la Torres il primo anno, dopo la stagione di Arca, l’ultima partita con il Tavagnacco, noi abbiamo pareggiato in casa se avessimo perso saremmo andate allo spareggio. L’anno successivo l’ha vinto il Brescia all’ultima giornata contro di noi, l’anno successivo l’ha vinto il Verona sempre all’ultima gara vincendo a San Zaccaria e quest’anno l’ha vinto il Brescia sempre all’ultima giornata”.
Infine sulla petizione ideata da calcio donne sui diritti tv..
“Io l’ho firmata. Pienamente condivisa perché, comunque, fa parte delle pari opportunità, è un decreto della Melandri, è tutto scritto nero su bianco. Penso che le donne fanno parte e contribuiscono a quello che è lo sviluppo del calcio, perché, tralasciano il calcio femminile, vanno allo stadio, pagano il biglietto, sono le mogli dei giocatori, quindi, comunque hanno una parte attiva nel mondo del calcio ed è giusto che anche il calcio femminile abbia la sua percentuale. Non sta rubando e non ruberebbe assolutamente niente a nessuno”.
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