Scritto probabilmente prima del Sofista e del Politico, il Teeteto indaga la questione del cosa sia conoscenza e, pur non giungendo ad una risposta conclusiva, traccia importanti confini intorno a cosa, invece, conoscenza non si possa definire
> VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI GRANDI FILOSOFI / 1
Il giovane matematico Teeteto, allievo dell’amico di Socrate Teodoro, è l’interlocutore principale del grande filosofo nell’omonimo dialogo platonico risalente al periodo della maturità.
Tema portante dell’opera è la conoscenza; e come poteva il celebre nemico dei sofisti non far riferimento, nel trattare un simile argomento, alle tanto osteggiate tesi protagoree?
[ads2]
Con tutta l’ironia di cui fu capace il Socrate platonico, la celebre teoria dell’uomo misura di tutte le cose è presentata come un lucido scherzo, architettato dal suo autore per far presa sul “pubblico grosso”. Sembra dire, tra le righe, Platone: come si potrebbe mai concepire e diffondere seriamente una tesi tanto palesemente assurda come quella del relativismo?
Ma su cosa si basa effettivamente la confutazione, o sarebbe meglio dire la nullificazione, platonica del relativismo di Protagora nel Teeteto? Il procedimento forse è tra i più noti ed efficaci: il relativismo implode nel momento in cui si traggono le logiche conseguenze dalle sue premesse. Se l’uomo è misura di tutte le cose, saranno vere le opinioni di ciascun uomo, compresa l’opinione secondo la quale l’uomo non è misura di tutte le cose. “Protagora, relativamente alla propria opinione [che l’uomo è misura], in quanto riconosce che tutte le opinioni degli uomini sono vere, viene ad ammettere che sia vera anche l’opinione di coloro che alla sua si oppongono e per la quale essi ritengono che egli abbia opinione falsa”.
Teeteto non può che trovarsi d’accordo con il ragionamento socratico, così come si trova d’accordo il suo maestro Teodoro riguardo ad un altro punto dell’attacco platonico al relativismo, una critica, in verità, alla pratica dell’insegnamento sofistico in generale; se è valida l’opinione di ogni uomo, ciò vuol dire che non esiste un uomo più sapiente di un altro, dunque lo stesso Protagora, che impartiva a caro prezzo le sue lezioni, non aveva da offrire alcuna verità che non fosse in grado di trasmettere anche l’ultimo degli ignoranti.
E a tal punto, riguardo al noto sofista, Socrate non può che chiedersi come mai, principiando quel suo libro su la Verità, non abbia detto così, che “di tutte le cose è misura il porco” o “il cinocefalo” o qualunque altro anche più strano essere capace di sensazione.
Sensazione ed opinione, di fatto, sono tra i peggiori “mostri filosofici” di Platone, e non soltanto nel Teeteto; nulla di stabile, e quindi nulla di vero, può derivare dalla sensazione secondo il celebre filosofo ateniese, tutto ciò che diviene e non ha la stabilità dell’Idea non può recare con sé conoscenza vera. Tra sensazione ed opinione c’è un rapporto di filiazione e una relazione analoga esiste anche tra l’oscuro Eraclito e il sofista Protagora: sono il divenire e l’instabilità che vi è connessa i grandi nemici di Platone e delle sue forme eterne.
La conclusione che Socrate ricava dall’analisi della tesi dell’uomo misura è che tutti coloro che il sofista innalza a detentori del vero, nella migliore delle ipotesi, sono in dubbio; come si è dimostrato, infatti, la possibilità che abbiano tutti ragione è da escludere per principio.
Il dubbio, dunque, è l’unica possibile soluzione del paradosso del relativismo, e il dubbio chiude anche l’opera stessa, dal momento che, non giungendo ad alcuna risposta alla domanda iniziale su cosa sia la conoscenza, il Teeteto rientra a buon diritto tra i cosiddetti dialoghi aporetici di Platone.