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Sushi, storia e varianti di uno dei cibi più amati

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Sushi, storia e varianti di uno dei cibi più amati

Il sushi si è trasformato in uno dei cibi più comuni nelle nostre città ed è oggi consumato ed amato praticamente da tutti. Questa sua popolarità si deve al grande numero di ristoranti che sono stati aperti negli ultimi anni, aumentando così la concorrenza e riducendone i prezzi

Il sushi è comparso circa duemila anni fa in Cina, le cui versioni iniziali erano probabilmente differenti da quelle attuali.

Infatti, il pesce veniva originariamente lasciato fermentare arrotolato dentro al riso, anch’esso fermentato, in modo da facilitarne la conservazione. Questo primitivo tipo di sushi poteva esser consumato anche vari giorni dopo la preparazione, qualità molto utile in assenza di frigoriferi.

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Fonte: Pexels

Successivamente, il sushi divenne uno dei cibi più popolari in Giappone e, man mano che la società giapponese cresceva, il riso passò dall’essere solo un conservante per poi diventare un vero e proprio componente del piatto.

Varietà e forme tuttora comuni, come ad esempio il nigiri, si sono diffuse nel XIX secolo grazie all’inventiva dei proprietari delle bancarelle di cibo delle strade di Tokyo. Di fatto, era una forma di “fast food”, o meglio di “street food”.

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Fonte: Pexels

Oggi, esistono varie forme di sushi differenti. Si incontrano facilmente in tutte le città italiane, sia nei ristoranti tradizionali che nei buffet “all-you-can-eat”, e spesso si possono ordinare anche a domicilio.

La versione più famosa è chiamata hosomaki. Si tratta del classico riso avvolto in un’alga, chiamata nori, e farcito all’interno. Il ripieno più comune è il pesce, ma esistono anche versioni vegetariane o vegane, che prevedono l’uso dell’avocado o di altre verdure, anche non comuni in Italia.

Se invece l’alga si trova all’interno, insieme al ripieno, e il riso è all’esterno ed è decorato con semi o uova di pesce, si tratta di un uramaki.

Il riso senza alga, ma decorato con un ripieno posto in cima si chiama gunkan. Viene servito con davvero molti tipi di alimenti diversi, dai gamberi alla frittata, passando per versioni senza elementi di origine animale. Prende il nome dalle tipiche barche giapponesi, delle quali ne richiama la forma.

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Fonte: Pexels

Spesso viene servito anche il sashimi, che altro non è che puro pesce crudo tagliato molto sottile.

Secondo l’usanza, può essere consumato con salsa di soia e wasabi, una crema preparata con la pianta Wasabia japonica (o ravanello giapponese), che richiama il nostro rafano. La sua caratteristica principale è il suo sapore forte, ma è anche utilizzato per le sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie.

La salsa di soia invece è ottenuta tramite la fermentazione dei fagioli di soia, ed ha un gusto molto caratteristico e sapido, un odore forte e un colore scuro.

Negli ultimi anni, sempre più ristoranti giapponesi offrono vari tipi di questa salsa: con basso contenuto di sale o addirittura dolce.

Quest’ultima si presenta molto più densa, per via della grande quantità di zucchero che contiene.

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Fonte: Pexels

In ogni caso, è sempre meglio non abbondare nel consumo di salsa di soia, per via del sale contenuto. È consigliato consumare solo sushi di qualità, perché il pesce crudo può essere pericoloso, se non conservato adeguatamente.