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“Suoni dal Castello” a Camerota, cronaca del successo rinnovato

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“Suoni dal Castello” a Camerota, cronaca del successo rinnovato

“Suoni dal Castello” – A Camerota il concerto conclusivo della Masterclass di percussioni di Edoardo Giachino coinvolge e spiega la musica

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CAMEROTA –In una fresca sera d’estate, il Castello marchesale di Camerota si riapre.

I cerimonieri sono ancora una volta i ragazzi dell’Associazione Culturale Musicale “Zefiro”, l’occasione ancora “Suoni dal Castello”, il festival che segna ormai un appuntamento tradizionale nell’agenda di chi ama la musica e la suggestione nel borgo cilentano e dintorni.

In programma c’è l’esibizione degli allievi della Masterclass del Maestro Edoardo Giachino, primo percussionista dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia: Marco Apicella, Alessandro Calicchio, Antonio Colacelli, Francesco D’Ambrosio, Alessandro Di Giulio, Riccardo Mazzarella, Emilio Mirra, Antonio Restuccia e Gianpiero Saggiomo, in una formazione quasi interamente “nostrana”.

Qualche goccia di pioggia in apertura prepara l’udito del pubblico: occhi al cielo per chi spera di scampare l’acquazzone, poi di nuovo sguardi fissi sul palco ancora vuoto.

Il concerto ha inizio e lo spettacolo è sorprendente. Nel silenzio del cortile del castello, rotto qua e là da suoni della natura, gli allievi di Giachino raccontano il loro percorso attraverso sole percussioni, a dispetto dello scetticismo di chi le vuole ancelle di altri strumenti. Ne rivendicano l’autonomia, calcando la mano sul momento in cui il rumore diventa musica. È così che l’attimo generalmente impercettibile, le sfumature presupposto delle armonie diventano indiscusse protagoniste. Ed è il concerto di tutti. Di quelli che contribuiscono con un colpo di tosse, con un battito di mani, con il tempo scandito dai piedi. Di fogli che cadono dal leggio, alternando suspense e relax, di bacchette che si sfregano e corpi che si muovono in danze imposte dal suono. Di cicale che canticchiano e respiri profondi o trattenuti.

Una performance travolgente, frutto dall’impeccabile macchina messa in moto dal direttore artistico, Leo Cammarano. Impreziosita dalla presenza di Giuseppe Marotta, presidente dell’associazione Zefiro, e dal genio di un carismatico Giachino, che diverte e si diverte, al punto da chiedere ai suoi di percuotere padelle.

Qualcosa che il pubblico camerotano certo non dimenticherà.

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