Continua l’iniziativa “Le Aule dell’Arte” alla Seconda Università degli Studi di Napoli (SUN) con “Sette artisti per un progetto”, curato dal Dilbec (Dipartimento di Lettere e Beni Culturali)
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Lo scorso 21 gennaio si è tenuto presso il dipartimento di lettere della Seconda Università degli Studi di Napoli (SUN) l’evento Sette artisti per un progetto, il secondo appuntamento dell’iniziativa Le Aule dell’Arte. A cura del gruppo di ricerca del Dilbec (Dipartimento di Lettere e Beni Culturali), la nuova sezione dedicata all’incontro tra spazio pubblico e arte contemporanea si trova presso il primo piano dell’edificio che ospita i dipartimenti di Lettere e Beni Culturali e Giurisprudenza, sito in via Perla (Santa Maria Capua Vetere). Alla conferenza di apertura sono intervenuti il Rettore della SUN Giuseppe Paolisso, il delegato Ateneo Musei e Beni Culturali Stefania Gigli, il professore di Storia dell’arte Contemporanea della SUN Gaia Salvatori, il professore di Storia della critica d’arte dell’Università degli Studi di Salerno Angelo Trimarco e il critico d’arte Enzo Battarra.
Il primo appuntamento con Le Aule dell’Arte è stato nel 2011 quando nove sculture di arte contemporanea hanno preso vita nel cortile del Complesso San Francesco della SUN. Il progetto nato in seno agli insegnamenti di Storia dell’arte contemporanea, con la professoressa Gaia Salvatori, e di Museologia, con la professoressa Nadia Barrella, è oggi sostenuto dall’intero gruppo di ricerca del Dilbec, che è composto (oltre che dalle già citate professoresse) da Linda Di Benedetto, Luca Palermo, Josè Maria Morillas Alcazar e Andreas Broeckmann. Fin da subito l’obiettivo è stato quello di coinvolgere le sedi universitarie della SUN in un incontro ravvicinato con l’arte contemporanea, che ha la capacità di toccare anche altre istituzioni culturali del territorio.
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In un momento in cui l’arte contemporanea sembra sempre meno comunicare con le persone, il progetto portato avanti dalla SUN cerca di ristabilire un contatto, uno scambio fautore di reazioni, riflessioni e cambiamenti in coloro che si imbattono quotidianamente con le opere. L’intento è quello di instaurare un dialogo attraverso la proposta di artisti «dal background e formazione molto eterogenei: [opere] realizzate con tecniche e media differenti (pittura, scultura, installazione, fotografia) per creare un percorso che offrirà al pubblico un panorama diversificato delle più recenti tendenze dell’arte contemporanea in Campania», si legge nel comunicato stampa. Le sette opere protagoniste, scelte tra l’altro tramite una consultazione online sul sito dell’università, sono: Sole Verticale di Giuseppe Rossi, un esemplare della serie Le Gabbie di Livio Marino Atellano, Il peso di Giotto di Antonello Tagliaferro, Sarajevo di Anonimo Napoletano, foto dalla serie Napoli Violenta di Francesco Pischetola, More than Real di Anna Pozzuoli e Animale-oggetto di Andrea Sparaco.
Ed è così che il primo passo di una relazione producente tra arte contemporanea e pubblico avviene in un ambito universitario, quindi di formazione, al quale non sono mancati precedenti, come il Chiostro della Pace di Ettore Sottsass Jr e Enzo Cucchi presso l’ateneo di Salerno. A questo esempio si riferisce il professore Angelo Trimarco nel suo intervento durante la conferenza d’inaugurazione, che rimarca l’importanza di tali iniziative e ne delinea due punti fondamentali: la necessità di rinnovare la didattica attraverso il contatto diretto con l’arte contemporanea e l’inserimento di tale iniziativa all’interno della più ampia esperienza dell’arte pubblica. Impossibile non fare riferimento a ciò che lo stesso Trimarco ha evidenziato già in L’utopia dell’urbano (in Materiali critici, Loffredo, 1993) e nel più recente L’arte e l’abitare (Modo, 2001), dove lo spazio dell’arte può portare inoltre ad un rinnovamento della temporalità nella trama urbana.
Prerogativa dell’arte pubblica è quindi il suo continuo dialogo con il luogo in cui si instaura, innescando un processo irreversibile di cambiamento che inizialmente coinvolge la città, o l’istituzione, in quanto struttura e successivamente tocca lo strato culturale e sociale. E così, se da un lato sembra che l’ultima forma praticabile di attività pubblica sia possibile solo nei grandi templi consacrati allo shopping (come sostiene Rem Koolhaas), d’altra parte sempre più emerge la necessità di creare nuove zone di contatto, luoghi la cui densità di significati sopperisca all’indifferenza quotidiana. Compito della cultura e dell’università in quanto sua promotrice, e in questo caso particolare della SUN, è quello di scongiurare l’inesorabile assottigliamento dello spazio pubblico che sempre più fonda la sua esistenza sulle basi inconsistenti del consumismo.
Immagini del vernissage per gentile concessione del Dilbec.
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