Suicidio a Sarno – Ieri, 23 dicembre, un uomo si è tolto la vita lanciandosi dal balcone della sua abitazione situata nei pressi di Piazza Croce
[ads1] Il 24 dicembre a Sarno, come in quasi tutte le città del mondo, è sempre una gran festa: tutti si riversano tra le strade del paese, musica, spumante, brindisi e auguri ovunque. Tutti presi dalla magia del Natale che è ormai quasi giunto. E non conta essere adulto o bambino, sei preso da questa strana frenesia ed euforia e ci si dimentica di tutto.
Un’apparente felicità ti inebria i sensi, e ci si dimentica anche del meglio: i rapporti umani.
Certo il Natale, in teoria, riguarda (ipocritamente) soprattutto i rapporti umani, ma il più delle volte il 24 dicembre è solo l’occasione per sfilare tra le strade del paese con la borsa firmata in mostra, le scarpe nuove e la nuova astina per fare selfie pronta ad immortalare il tutto.
Oggi però, in strada, forse non è come tutti gli altri anni.
Ieri a Sarno, è morto suicida Luciano Annunziata, 54 anni.
Un uomo conosciuto da tutti certo, ma in realtà forse, conosciuto da nessuno.
Lo si vedeva sempre passeggiare per le strade del paese: l’immancabile sigaretta tra le labbra, la mano sinistra in tasca e quello sguardo perso in un altro mondo.
Ebbene, ieri, 23 dicembre, l’uomo si è tolto la vita lanciandosi dal balcone della sua abitazione situata nei pressi di Piazza Croce. Sotto choc i passanti che hanno assistito alla scena. Sul posto sono giunti i carabinieri e i volontari del 118, che non hanno potuto che confermarne il decesso.
Un uomo solo, perso nei suoi pensieri.
Un uomo che aveva come compagna solo la sua amata cicca. Accesa o spenta non faceva differenza, l’importante era averla.
Un uomo che il 23 dicembre, a soli due giorni dal Natale, ha deciso di togliersi la vita.
Un gesto estremo, lanciarsi nel vuoto della solitudine. Un gesto che fa pensare.
In quante sono le anime invisibili che spesso troviamo sulla nostra strada?
In quante sono spesso scansate, derise, private di considerazione e attenzione?
Quando poi, in realtà, basterebbe così poco per farle sentire apprezzate, amate. Per regalargli un sorriso, un attimo di felicità, di gioia.
Eppure, in un paese così aperto e multietnico con tanti programmi di recupero ed integrazione come il nostro, quasi sempre l’unica cosa che si sa regalare loro e soltanto tanta INDIFFERENZA.
Gli invisibili sono gli emarginati della società, sono vagabondi, anime in cerca di pace, quelli che non si notano in mezzo alla folla, quelli che per strada la gente incontra ma non vede, sono gli in-adattati alla ricerca di una libertà che sembra loro concessa solamente vivendo per strada o in solitudine.
Invisibili, resi tali da pregiudizi e ipocrisia.
Invisibili, resi tali da una vita che scorre troppo velocemente. Sempre alla rincorsa di qualcosa: tempo, denaro. Senza mai prestare attenzione ai veri tesori della vita: un nonno, un genitore, un amico. Si va sempre troppo veloci, perdendosi quelle gioie e quegli attimi che solo i rapporti umani possono regalare e che poi un giorno si rimpiangeranno. Puntualmente.
Ed ecco che tutto acquista un’altra prospettiva: forse invisibili ci siamo un po’ tutti.
Invisibili alla felicità. Perché quella VERA la si perde, o meglio, ci si mette in condizione di perdersela.
E allora forse, per un giorno, visto che “a Natale si è tutti più buoni”, fermiamoci un attimo a riflettere. Prendiamoci un momento, che sia tra un brindisi ed un altro o col boccone di panettone in bocca. FERMIAMOCI.
Prestiamo attenzione a chi ci è vicino. Regaliamo un attimo di felicità a chi ne ha davvero bisogno. Osserviamo con attenzione gli occhi della persona che ci è davanti e regaliamo loro quella luce che solo un abbraccio sincero può donare.
E non dimentichiamo che
“ Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente.
Sii gentile. Sempre.” C. Mazzacurati
[ads2]