Questo mese Zerottonove dedica uno speciale al “Convento dei Cappuccini” di Camerota diviso in due parti: la prima sul ritrovamento dell’archivio comunale, la seconda parte sulla ristrutturazione e restauro della chiesa. Sono i singoli cittadini, che per passione, si sono mobilitati autonomamente per ridare una vita al Convento, in particolare la famiglia Toriello.
Ci chiediamo mai quanto conosciamo del nostro Patrimonio storico-artistico e culturale?. Eppure si sa per certo che il 60% di questo patrimonio si trova in Italia, ed inoltre, siamo consapevoli del fatto che non riusciremo mai a vederlo interamente, limitandoci a conoscerne solo vari frammenti. Restauri interminabili, chiusure infrasettimanali di musei e palazzi, aree archeologiche bloccate per studi e ricerca, impossibilità di raggiungere alcuni posti, e peggio ancora quando ci si imbatte in opere abbandonate; solo alcuni dei fattori che impediscono di “prendere parte” di tutto il Patrimonio che possediamo. Ogni opera d’arte e ogni piccola parte di essa compone la nostra storia, la vita dei nostri antenati, e ci forma, ci completa come persone che, attraverso la cultura, potranno sperare in una società migliore, e non viceversa. Questo lungo preambolo vuole suscitare una sorta di senso critico nel lettore, per invitarlo, qualora non l’avesse già fatto, a pretendere delle risposte dalle istituzioni, ma prima di tutto da se stesso. Noi siamo circondati di arte, di bellezza, di storia. Quando impariamo a riconoscerla, e a riconoscerne il suo valore?. Nel Cilento poi, come ci si rapporta alla valorizzazione del suo Patrimonio?.
Il Convento dei Cappuccini di Camerota (fondato nel 1602 dai frati cappuccini), da sempre abbandonato dalle istituzioni e rimasto in piedi, quasi per “miracolo”, grazie alle suore francescane (in particolare per suor Biaggina e la superiora suor Matilde), e alla famiglia Toriello, che l’ha tutelato e protetto con passione e dedizione per molti anni, passando “la responsabilità” di padre in figlio. Franco Toriello oggi, insieme a don Antonio Toriello, segue la tradizione del nonno, che è stato il guardiano del Convento. Conservare, proteggere, ridare una vita; questa è la tradizione dei “Toriello” rispetto al Convento dei Cappuccini.
All’interno sono stati ritrovati vari documenti, letteralmente buttati tra i calcinacci e le tegole, sommersi di polvere e spazzatura, insieme ad una buona parte dell’archivio comunale. Il Convento è stato lasciato alle intemperie. Entrando si “respira” l’acqua che filtra da tutte le parti della struttura, il suo splendore è offuscato dalle muffe, dalle pareti gonfie di umidità. Michela Sessa, funzionario dei Beni Culturali della provincia di Salerno, nel vedere i documenti in tali condizioni, ha provveduto a fare una denuncia al comune di Camerota, esortandolo a recuperare e catalogare tutto il materiale, per trasferirlo in un luogo asciutto e a norma. La ragione della presenza di tali documenti all’interno del Convento è legata al fatto che il piano inferiore è stato trasformato in edifici comunali nel 1929 circa (data supposta per il ritrovamento di una delibera, in cui si autorizzava il comune a spostare l’archivio, probabilmente l’anno dopo la chiusura del comune di Licusati), mentre il piano superiore era occupato dai frati e l’ultimo dedicato alla clausura.
Una parte del materiale cartaceo è stato recuperato da volontari come Vincenzo e Carmelo Vincenzo Di Mauro, Gennaro Chirico, Andrea Cammarano e Suor Medona, la quale ha avuto l’idea di pulire il sottotetto del Convento, dove erano stati “scaricati” come cartacce i documenti. Un lavoro lungo e faticoso, dato che sono stati costretti a restare inginocchiati per ore, avviando un progetto di recupero, mentre Franco Toriello ha provveduto anche alla ricostruzione della copertura e alla pulizia del sottotetto, dove c’erano continue infiltrazioni d’acqua piovana.
L'”archivio” ritrovato dai volontari presenta documenti dell’ufficio anagrafe del comune di Camerota, mentre il materiale reperito in soffitta, sono leggi delle “Gazzette Ufficiali” risalenti all’epoca sabauda a borbonica (inizi ‘800 fino agli anni ’20 del ‘900).
Il lavoro è stato alquanto faticoso, ma meritevole di elogi, perché sono stati recuperati documenti che potrebbero ricostruire uno spaccato sociale, la storia politica e culturale del territorio, ma anche l’amministrazione della vita quotidiana.
Gli elogi non bastano, però, perché queste persone sono l’unica risposta alla richiesta disperata delle suore e del convento stesso, di fronte all’indifferenza. Il tempo passa, la pioggia divora tutto, la struttura rischia di essere abbattuta ed eliminata, le suore dovranno andare via, un pezzo di documentazione storica e di arte, andrebbe perduta e con essa il suo ricordo. Si parla spesso dell’importanza della memoria, e allora dobbiamo farlo partendo dai piccoli centri, dalle nostre origini, da ciò che ci circonda; dobbiamo ricordare, ricostruire, sapere, conoscere, diventare consapevoli.
Essere consapevoli anche del fatto che è stato ritrovato un alto numero di tessere annonarie e buoni di prenotazione che, tra il 1942-43 (durante il secondo conflitto mondiale), il comune di Camerota avrebbe dovuto distribuire ai poveri e alle famiglie, per ottenere dei prodotti di primari importanza (zucchero, sale, farina, grano, sapone …). Questi cedolini forse, non sono stati mai distribuiti, dicendo molto sulla politica comunale del tempo anche a livello locale. Parlando con le persone anziane del posto, suscitano ancora ricordi, rappresentano un momento della loro vita molto difficile; si potrebbe infatti pensare ad una mostra per il loro valore storico e sociale.
Con questa prima parte dello speciale ci siamo soffermati sull’archivio, per mettere in luce il valore storico dei documenti ritrovati e quanto la noncuranza delle istituzioni pubbliche porta allo “spreco” della Storia e della Cultura. Se non fosse stato per l’opera dei singoli cittadini, chi per un motivo e chi per un altro, non avremmo avuto la possibilità di ricostruire un pezzo del passato. Il Cilento, così come l’Italia, fa del Patrimonio storico-artistico e culturale un pretesto per ottenere finanziamenti e sussidi da parte Stato, e poi? dove finiscono tutti i soldi?!. Franco Toriello dichiara che i soldi sono stati anche stanziati per il Convento, ma a parte pochi lavori fatti nel peggiore dei modi dopo il terremoto dell’80, non sono stati mai investiti per il recupero, restauro, valorizzazione e messa in funzione del Convento. La nuova amministrazione rappresenta l’unica possibilità, avendo concesso piccole somme, ma indispensabili per acquistare il materiale e cominciare la ristrutturazione dell’edificio.
La seconda parte dello speciale ci porterà all’interno della chiesa del Convento, dove la ricchezza artistica è stata sperperata e svenduta. Il Cilento è bellezza, storia, arte. Se ci guardiamo intorno ci accorgiamo di quanto del nostro Patrimonio sta andando alla rovina, se cominciamo ad interessarci alle ricchezze che ci circondano, a fare di noi stessi i custodi della memoria, un giorno potremmo fare del nostro Paese un centro culturale, e quindi turistico, di notevole importanza, su cui basare la nostra economia.