La seconda parte dello speciale sul “Convento dei Cappuccini” di Camerota (la prima parte si può leggere cliccando QUI), si sofferma sulla chiesa e sulle opere che sono state recuperate, ricostruendo brevemente quella che è la sua storia.
Il Convento fu fondato nel 1602 dai padri Sisto da Bollita, padre Stefano da Camerota (provinciale dell’Ordine) e dal feudatario Orazio Marchese. Chiuso nel 1806, quando il piccolo centro fu controllato dai francesi, per volere di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, ma riaperto nel 1818 da Ferdinando IV di Borbone. L’assedio portò alla quasi totale distruzione della biblioteca, perdendo diversi volumi, donando il rimanente alla diocesi di Policastro Bussentino. I frati lasciarono definitivamente il Convento nel 1866 a seguito del Decreto Luog. n. 25 del 17 febbraio 1861 relativo alle provincie napoletane (fonte: http://www.prefettura.it).
Il Convento si divide in trenta ambienti tra celle per frati, dedicate alla clausura, refettorio e sala. Con il chiostro al centro della struttura, al lato nord si trova la chiesa con un portone realizzato in legno di castagno, tipicamente seicentesco. L‘interno della chiesa si divide in due navate: quella laterale presenta due altarini, di particolare importanza è quello chiamato “del Crocifisso”, dove è situato un Crocifisso di legno dipinto che risale al XVII secolo, il secondo più vecchio del Cilento, che fu trasportato addosso dai frati cappuccini stessi da Assisi. La storia del Crocifisso è abbastanza interessante. Abbandonato negli anni, ritrovato in condizioni gravose e completamente consumato dal tempo, aveva la struttura lignea svuotata e marcia. Nel momento in cui la famiglia Toriello decise di riprendere il Crocifisso furono denunciati alla Sopraintendenza che, mostrando indifferenza, offrì loro la possibilità di recuperarlo. Il padre di Franco Toriello e il professore Giovanni Contrada hanno lavorato per 3 anni al restauro del Crocifisso, mentre le mani sono state ricostruite da Paolo Di Luca. Dopo 17 anni il Crocifisso è rimasto intatto, ed è tornato a vivere.
Di notevole valore storico e artistico è la pala presente sull’altare, recuperata dai Toriello e dalle suore del Convento. I quadri, svenduti e/o portati via, sono stati richiesti alla Sopraintendenza di Padula. Con forza sono stati reinseriti in chiesa e restaurati da Gioina Schiavo di Camerota. I dipinti, realizzati dai pittori di Sorrento su commissione dei frati cappuccini, rappresentano diverse scene religiose, ma il dipinto centrale è molto interessante per il soggetto della rappresentazione. Ai due lati inferiori troviamo i feudatari Marchese, alle loro spalle si apre un bellissimo scenario: Camerota vista dal Castello. Questo dimostra l’appartenenza al paese di riferimento, l’appoggio di questa nobile famiglia ai frati. La chiesa infatti contiene anche una cappellina dedicata alla famiglia Marchese, una vera e propria catacomba nel livello inferiore della chiesa dove si trovano resti umani, probabilmente anche dei frati stessi. La pala di legno, che dalla posizione in cui è stata ritrovata si pensa sia stata destinata a scomparire, era stata divorata dai tarli e, irriconoscibile, è stata completamente ripulita. L’altare originale non c’è e non si conosce, perché è stato venduto, e quello attuale è stato donato da Francesco e Clara Iannuzzi. Manca anche il pulpito, che avrebbe completato l’aspetto storico-artistico della chiesa.
Lo svuotamento progressivo delle ricchezza contenute nella chiesa dimostra l’evidente mancanza di tutela e salvaguardia del nostro Patrimonio. Spesso i fondi richiesti per il restauro diventano l’inganno che amministrazioni ed enti locali organizzano solo per ottenerli, per poi usarli in ‘altro’. Il restauro nel Cilento (e in Italia) funziona spesso e volentieri in questo modo. Le nostre Bellezze vivono di una vita propria, rimangono nascoste e ritornano a galla tutte le volte che servono dei fondi. Come si fa per ottenere i fondi?. Una delle ragioni è chiederli per la conservazione, valorizzazione e restauro di Opere. Gli stessi fondi poi girano e rigirano per finire chissà dove e in cosa. Poche amministrazioni si pongono in una posizione di totale rispetto del Patrimonio, l’attuale amministrazione di Camerota sta cercando di recuperare e di supportare la Cultura, l’Arte e le Tradizioni. Lo stesso Franco Toriello infatti, ha espresso una certa fiducia nei confronti del sindaco Antonio Romano, il quale ha già provveduto concretamente a rendere possibile la ristrutturazione dell’edificio nei suoi punti più critici. Il sindaco dichiara: “È previsto un finanziamento per il Convento, soprattutto per i lavori relativi al tetto, anche per permettere il recupero dei documenti. Il Convento rientra nelle nostre priorità, e tutti i materiali che sono stati rinvenuti, saranno spostati nel nuovo archivio comunale che stiamo realizzando. Sarà il primo archivio storico del comune, dove si raccoglieranno tutti i documenti del nostro territorio per ricostruire, custodire e trasmettere la nostra storia” e aggiunge ” La collaborazione con la Soprintendenza è necessaria, ma data la nostra continua sensibilizzazione, avremo delle risposte positive e le abbiamo già avuto rispetto a diverse iniziative. Ad esempio per i progetti di riqualificazione dei ‘tuli’ di Camerota e per il Vallone delle Fornaci. Inoltre abbiamo intenzione di fare il recupero totale del cimitero di Camerota e della cappella basiliana di Licusati. Non meno importante è la gestione dell’Area Marina Protetta e gli scavi di emergenza archeologica dopo l’inaugurazione del MUVIP (museo paleolitico). Stiamo lavorando in questa direzione e le risorse naturali, storiche e artistiche sono tra le nostre priorità“.
I lavori sono stati guidati e svolti quasi completamente da Franco Toriello, ma autorizzati dall’ufficio per la Manutenzione Esterna del comune, che ha monitorato la situazione. Il convento da “ammasso di materie“, come dichiara il cittadino, “sta riprendendo vita. Non ci sono stati aiuti in passato, a parte l’asilo che è stato sistemato nei locali del vecchio comune, ma spesso sono stati i singoli cittadini a collaborare. Questa amministrazione sta aprendo gli occhi e ci sta supportando, sia sul piano dei finanziamenti che nelle concessioni“.
Il sogno di Toriello è di dare una nuova funzione al Convento, rispettandone l’originale, ma attualizzarlo e adattarlo alle nuove esigenze. Si potrebbero organizzare ritiri spirituali nel piano in cui si dedicavano alla clausura i frati, ma si possono creare dei locali dove i giovani, le associazioni e le suore possano incontrarsi, giocare, parlare, stare insieme. La chiesa potrebbe essere utilizzata a domeniche alternate, ma anche per matrimoni o altre celebrazioni. Ricorda infatti con nostalgia l’Associazione musicale “Puccini” di Camerota, specializzata nel concorso a livello nazionale di clarinetto e scuola di musica per i ragazzi del comune. L’Associazione aveva sede proprio nel Convento, e ha rianimato quel luogo per circa 10 anni tra gli anni ’80 e ’90. Oggi rimane la festa di sant Antonio, l’unico momento di aggregazione intorno al Convento e che lo lega ancora alla comunità.
Che sia allora un’ottima annata per il Convento e per tutto il territorio, che sia questa l’atmosfera politica per una giusta ed equilibrata gestione delle risorse, che siano sempre i singoli cittadini a dare il buon esempio per spronare chi spesso rimane distaccato e disinteressato. Il Cilento deve ripartire e farlo nella maniera giusta; abituandoci a fruire il Bello, possiamo fare del territorio qualcosa di splendido, trasformando l’economia in una ricchezza soprattutto morale e poi pragmatica.