Lo scorso sabato 23 novembre il Salone dei Marmi del Palazzo di Città di Salerno ha ospitato il critico Vittorio Sgarbi per la presentazione del suo libro ‘Il tesoro d’Italia. La lunga avventura dell’Arte’, primo di una serie di cinque, che abbracceranno tutte le epoche dell’arte italiana dal Medioevo alla Modernità.
L’incontro è stato presentato dallo scrittore Diego De Silva, con la presenza anche del sindaco di Salerno Onorevole Vincenzo De Luca. Sgarbi ha sia risposto ai vari interventi e notazioni al testo offerte da De Silva, sia è andato a braccio, dimenticando spesso di vestire i panni del critico e storico dell’arte e mostrando tutta la sua capacità di istrione e comunicatore che gli deriva dai tanti anni di palconescici televisivi.
Durante la presentazione si sono susseguite essenzialmente tre tematiche, mescolate assolutamente in ordine sparso. In primo luogo Sgarbi ha sciorinato i soliti insulti liberi, qualche poco cortese considerazione rivolta a questo e quello, e ha scherzato goliardicamente con il sindaco De Luca che compiaciuto rideva al suo fianco. Una seconda consistente parte del suo intervento ha visto protagoniste le vicende legate al Crescent. Sgarbi, al contrario di quanto affermato tempo fa, avrebbe ‘cambiato idea’ rispetto alla non poco ingombrante struttura di Piazza della Libertà, i cui lavori sono stati da poco bloccati. In realtà il critico ha spiegato che era stato sì in disaccordo con il Crescent, ma non con l’attuale architettura di Bofill, bensì col progetto precedente, ideato invece da Bohigas. Inoltre, ha aggiunto che sebbene fosse perplesso dall’eccessiva altezza dell’edificio, si è dovuto poi ricredere quando ha compreso che l’attico sarebbe stato ideato per evitare che il Palazzo dell’Inail (quello sì, un ‘ecomostro’, secondo Sgarbi) gettasse al di sopra del Crescent restituendo un impatto visivo incongruo.
Per quanto riguarda la critica architettonica alla città si è poi scagliato contro la costruzione della cittadella giudiziaria, progetto di Chipperfield che rappresenta per lui una specie di ‘lego’ e il cui impatto è notevole rispetto alla retrostante collina del Masso della Signora. Ha inoltre concluso la difesa del Crescent sostenendo, forse nemmeno senza tutti i torti, che se l’architetto dei templi di Paestum fosse vissuto oggi avrebbe usato il cemento per le sue colonne, e che la polemica contro il cemento è sterile visti gli alcuni risultati architettonici e artistici di felicissimo impatto, quali ad esempio le ideazioni di Tadao Ando.
I momenti polemici e che riguardavano questioni salernitane hanno controbilanciato quelli più seri concernenti il libro ‘I tesori d’Italia’. Sgarbi ha spiegato questo titolo proponendo anche un ‘Ministero del Tesoro dei Beni culturali’: solo quando l’Italia si renderà conto che le sue opere artistiche, archeologiche e in genere culturali le danno il primato mondiale, potrà finalmente comprendere di essere il Paese più ricco sul globo, e per questo il Ministero dei Beni Culturali dovrebbe essere inglobato appunto in quello del Tesoro.
Questa provocazione di Sgarbi è stata da lui motivata nel suo libro, e con i suoi ragionamenti votati al riconoscimento del primato artistico italiano che però si deve ammettere non sono una novità assoluta nel panorama degli studi e dei dibattiti in merito al destino dei beni culturali e delle risorse italiane. Insomma Sgarbi non ha inventato nulla. Le opere citate nel suo testo, corredato da un ricco apparato di immagini, sono conosciute benissimo dagli studiosi, certo un po’ meno dal grande pubblico.
Il libro infatti si pone proprio l’obiettivo di costituire una sorta di manuale, per quanti vogliono avvicinarsi al patrimonio italiano e conoscere luoghi artistici (divisi per regione) cominciando dalle opere meno conosciute al grande pubblico, tesori spesso nascosti. Se il volto di Sgarbi, che campeggia nel retro di copertina, la sua capacità comunicazione e doti affabulatorie, possono servire in qualche modo a rendere noti luoghi come San Vincenzo al Volturno, il nostro Cilento o regioni d’Italia sottovalutate spesso come le Marche, a più persone possibili, ben venga.
Si spera, infine, che nel momento in cui possibili turisti decidano di vedere de visu tali opere, ad accoglierli trovino personale adeguatamente informato e preparato ad accoglierli nelle visite. Per arrivare in questi luoghi, troppo spesso inaccessibili, si devono, per forza di cose, creare adeguate infrastrutture, strade e mezzi pubblici. Cose che in Italia, nonostante le pubblicazioni di Sgarbi e i suoi bellissimi e piacevolissimi show, continuano ancora a latitare. Il ‘tesoro d’Italia‘ resta ancora sepolto.