Segnalazione di sospetti doppi lavori da parte degli operatori del Ruggi, che pare siano impegnati anche nel Servizio di Emergenza Territoriale del 118. Si indaga
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Segnalazione. Al lavoro all’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno e contemporaneamente impegnati nelle attività di volontariato per il servizio di emergenza territoriale del 118. La segnalazione arrivata ai vertici dell’Azienda ospedaliera universitaria ha fatto scattare gli opportuni riscontri con tanto di denuncia all’autorità giudiziaria.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, accende i riflettori sulla rete di Emergenza-Urgenza del 118 per appurare se ci sono dipendenti dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona che svolgono attività lavorative di supporto con le associazioni territoriali che operano nell’ambito dell’assistenza sanitaria.
Il manager del Ruggi Nicola Cantone- tramite il direttore amministrativo Oreste Florenzano- ha spedito una lettera, oggetto di notizie, a quattro associazioni salernitane che operano sul territorio. Si tratta della Croce Bianca, l’Associazione “Misericordia”, Croce Rossa Italiana e Humanitas Salerno. Saranno loro a delucidare il direttore generale- ma anche gli investigatori- se quell’esposto risponda al vero.
“Chiedo di avere assicurazione che per le attività di supporto alla rete di emergenza-urgenza del 118, nessun dipendente dell’azienda che rappresento effettua turni lavorativi presso ambulanze territoriali delle vostre organizzazioni”.
E aggiunge: “Mi è stato segnalato che personale dell’azienda ospedaliera a tutt’oggi continua ad effettuare attività incompatibili con il lavoro che svolgono al Ruggi- aggiunge Cantone-. E sono in corso accertamenti dell’autorità giudiziaria (Procura), pertanti se i dipendenti dell’azienda ospedaliera uni versitaria hanno prestato o prestano attività a qualsiasi titolo presso le organizzazioni, si invita a segnalarne i nominativi onde consentire all’Azienda Ruggi di assumere i provvedimenti di competenza”, conclude il manager.
All’Azienda ospedaliera non risulta alcun nome di lavoratore che presta attività di volontariato, mentre c’è un obbligo di legge che impone al dipendente di comunicare all’azienda “la propria adesione o appartenenza ad associazioni o organizzazioni, i cui ambiti possano interferire con lo svolgimento dell’attività d’ufficio”.
E non finisce qui. “Il dipendente in caso di volontariato non percepisce alcun pagamento per le prestazioni svolte, ma potrebbe percepire rimborsi spese – spiega Florenzano – in tal caso, per questo o come per qualunque altro tipo di pagamento, abbiamo l’obbligo di segnalarlo al ministero di riferimento. Pertanto l’Azienda deve conoscere necessariamente chi fa volontariato”.
Anche l’Asl ha comunicato con una circolare l’esigenza di conoscere i nominativi dei lavoratori impegnati nel volontariato. Del resto la legge 161 del 2014, che ha regolamentato i turni di lavoro, ha imposto il divieto a tutto il personale sanitario di superare le 48 ore settimanali e il diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni 24 ore.
Immediata la risposta alla nota di Cantone da parte di Roberto Schiavone
che da anni gestisce l’Humanitas…. “Se ci sono medici assunti dall’ospedale che lavorano sulle ambulanze? Certo che si. E posso dire che il 90% del personale che sta sulle ambulanze è un dipendente dell’Asl. Ma non stiamo parlando di nulla di nuovo. Purtroppo la mia associazione alcuni anni fa è stata soggetta a dei controlli proprio a causa di una situazione analoga e ne abbiamo pagato le conseguenze con un grosso verbale fattoci dall’agenzia dell’entrate.
Da quel momento noi facciamo salire solo medici e infermieri che ci vengono forniti da cooperative specifiche. Il punto è che tutto il sistema è sbagliato. Non sono le associazioni a dare lavoro a nero ma è l’Asl che lo permette, prima di tutto pagandoci i servizi che prestiamo con una cifra molto ma molto più bassa rispetto a quella che pagano le altre regioni d’Italia e poi perchè è proprio l’Asl che paga questi medici e infermieri facendo risultare questi pagamenti come rimborsi spese. Un medico rianimatore prende 500 euro al giorno di rimborso spese, un medico d’emergenza 300 euro al giorno. Tutte cifre che vengono percepite senza il pagamento di nessuna tassa da parte di questi dottori, e allora di che cosa parliamo”.
in collaborazione con Le Cronache. [ads2]