Il Consiglio dell’Ordine si è riunito in seduta straordinaria in data 12 aprile 2016 per esaminare la situazione della Sanità nella nostra Provincia anche in relazione alle recenti vicende che hanno investito l’A.O.U. “S.Giovanni Di Dio e Ruggi D’Aragona”
[ads1] Nella seduta straordinaria, il Consiglio di fronte ad accuse gravissime rivolte ad alcuni medici di questo Ospedale (indipendentemente dal fatto che tra coloro per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari non vi è alcun iscritto all’Ordine di Salerno) esprime la più viva preoccupazione. Se le accuse venissero confermate nel prosieguo delle indagini e del dibattimento, ci troveremmo di fronte a comportamenti inammissibili, profondamente in contrasto con l’etica medica e per i quali il Consiglio esprime fin da adesso la sua ferma condanna. Non siamo giustizialisti. Prima di esprimere condanne definitive attendiamo le sentenze.
Nell’indirizzo di saluto inviato al Commissario Dottor Polimeni all’atto del suo insediamento, l’Ordine dei Medici, senza avere la pretesa di suggerire una roadmap, ha espresso l’opinione che fosse fondamentale non inseguire l’emergenza (che è reale), ma predisporre un piano organico per affrontare definitivamente il problema della rete ospedaliera.
Premessa a un autentico e indifferibile cambiamento è la copertura dei posti resisi vacanti in questi anni di blocco del turnover, attivando senza ulteriore indugio le procedure per l’assunzione di personale già autorizzato dal MEF.
Il Consiglio è passato ad esaminare la situazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona.
Preliminarmente formula una protesta per la scarsa o nulla consultazione con le OO.SS. e con l’Ordine dei Medici (anche se siamo perfettamente consapevoli che la consulenza dell’Ordine non sia un atto dovuto, ma potrebbe rivestire qualche utilità per acquisire pareri e proposte al di fuori di qualsiasi logica corporativa). Comunque la collaborazione l’Ordine la offre, non pretende di darla. E’ emersa una vivissima preoccupazione per il persistere di situazioni di profondo disagio dovuto alle carenze ben note. Il Consiglio esprime la sua insoddisfazione per l’atto aziendale recentemente approvato dalla struttura commissariale dell’A.O.U. Non vi si ravvisa alcuna iniziativa atta a definire processi assistenziali che rappresentino una necessaria innovazione. Sono stati riproposte logiche contrastanti con l’esigenza di modificare obsoleti assetti organizzativi. Anche se il tempo disponibile era obiettivamente limitato, si doveva fare il massimo sforzo per un maggiore coinvolgimento di tutte le componenti ospedaliere.
La speranza, ma anche la nostra convinzione, è che si tratti di un documento che precede le più importanti riforme, quali il piano regionale ospedaliero e il nuovo assetto delle cure primarie e che quindi potrà essere rimodulato sulla base degli orientamenti che emergeranno. Una sorta di work in progress.
In merito alla cronica carenza di organici dei medici e delle altre professioni sanitarie si ribadisce l’esigenza di accelerare le procedure previste per l’assunzione del personale già peraltro autorizzata.
Il Consiglio dell’Ordine ha approfondito l’esame anche per il problema dell’ASL Salerno, tenendo distinti i problemi degli Ospedali da quelli dell’assistenza territoriale.
La rete ospedaliera deve essere rivista e rapportata agli indici di programmazione nazionale che prevedeva il 3,7% di p.l. di cui 0,7 per lungo degenti e riabilitazione. La provincia di Salerno è sottodimensionata rispetto a questi parametri. Si chiede una revisione aggiornata del Decreto 49 con il rispetto dei criteri stabiliti dalla legge Balduzzi (Decreto 70).
Priorità assoluta deve essere data all’attivazione del sistema emergenza-urgenza. La rete cardiologica è pressoché completa e deve essere attivata senza ulteriori indugi. Questo vale anche per la rete neurologica (dello stroke) e della traumatologia (anche se per quest’ultima si ritiene che non vi siano ancora le condizioni per la sua attivazione).
Il Consiglio segnala la particolare difficoltà in cui versano gli ospedali del Sud della nostra Provincia che sono nelle condizioni di non riuscire a garantire i necessari livelli di assistenza.
Il piano ospedaliero deve tener conto con carattere di priorità delle situazioni di maggiore disagio.
E qui il Consiglio afferma la necessità che la struttura commissariale si renda conto di persona dello stato di abbandono in cui versano questi ospedali, dedicando ad essi un’intera giornata.
Si ribadisce la validità di alcune misure di razionalizzazione. Ci riferiamo ai punti nascita che possono rimanere aperti anche quando non raggiungono i 1000 parti all’anno in quelle zone di frontiera (pensiamo per esempio a Sapri e non solo). Principio fondamentale che deve essere ribadito è che anche in quelle zone ove non si preveda l’ospedale, debbano essere assicurati i servizi di Pronto Soccorso.
Senza usare toni barricadieri che non ci appartengono, affermiamo con fermezza che l’Ordine sarà al fianco dei colleghi non più disposti a sopportare condizioni di lavoro insostenibili.
Il Consiglio esprime viva preoccupazione per l’atto aziendale che deve essere predisposto. Auspica e richiede un’ampia consultazione che può essere fatta anche in tempi rapidi, manifestando la sua netta contrarietà a un piano calato dall’alto.
Un’analisi particolare è stata rivolta al problema delle cure primarie dove si registra un sostanziale e ingiustificato immobilismo.
Il Consiglio ribadisce in coerenza con l’impostazione universalmente data dai più qualificati organismi internazionali che senza la riforma delle cure primarie non si potrà mai avere una Sanità ben organizzata. Le esperienze e le statistiche anche di altre Regioni italiane sono di una straordinaria evidenza. La legge Balduzzi 189/2012 e il decreto Regionale n.16 con l’istituzione delle AFT e della UCCP hanno definito un percorso profondamente innovativo. Il dialogo ripreso con la cabina di regia, a cui diamo atto di un notevole dinamismo riformatore, lascia ben sperare che si pervenga in tempi ragionevoli alla definizione di questi problemi.
Questo comporta anche una verifica dell’assistenza domiciliare e un deciso rilancio della specialistica ambulatoriale. Strettamente collegato a questa impostazione è il fenomeno delle dimissioni protette. Razionalizzato l’accesso al P.S. Ospedaliero, che deve essere limitato ai casi di comprovata urgenza e necessità con la creazione di adeguate strutture territoriali e con la garanzia di un efficiente sistema di cure domiciliari, si può affrontare il problema delle dimissioni protette.
Vi saranno (ve ne è la certezza) sostanziali benefici nel complesso dell’assistenza sanitaria.
Comunicazione Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Salerno
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