Si è conclusa la seconda edizione della Winners Cup, campionato di calcio delle oncologie pediatriche. I 12 campani della Vesuviani Open secondi nel loro girone
Si è conclusa con la vittoria di tutti la seconda edizione della Winners Cup, il campionato di calcio delle oncologie pediatriche coordinato dal Csi di Milano, sostenuto economicamente dalla Pirelli, promosso da Fiagop e dalle associazioni SIAMO (Società scientifiche italiane Insieme per gli adolescenti con malattie onco-ematologiche) e appoggiato dalla F.C. Internazionale.
La Vesuviani Open, 12 giocatori in rappresentanza della Campania, porta a casa un meritatissimo secondo posto nel suo girone di appartenenza, cedendo il primo al Monza. Donato (20 anni di Napoli) Tiziano (13 anni di Napoli) Giuliana (19 anni di Napoli) Francesco O. (19 anni di Aversa) Francesco C. (16 anni di Aversa) Simone (16 anni di Capua) Vittorio (16 anni di Benevento) Valentina (18 anni di Gricignano) Antonio D. (24 anni di Maddaloni) Antonio M. (16 anni di Scafati) e Angelo (20 anni di Fisciano) sono ugualmente felici di aver preso parte ad un evento così importante. Soddisfatti anche i loro mister, Giuseppe Cucarano e Bruno Petrella.
«L’atmosfera era talmente emozionante che abbiamo peccato di concentrazione – racconta Cucarano – Per loro e per noi è stata un’esperienza unica che ci ha arricchito molto. Potersi confrontare anche fuori dal campo sulla malattia, immaginare insieme un futuro possibile è stato un messaggio molto importante che questi ragazzi, con grande semplicità, la stessa che contraddistingue la loro età, hanno lasciato passare».
Stringere nuovi rapporti di amicizia è stato infatti il primo goal che le squadre hanno voluto mettere a segno; qualcuno ammette anche che la presenza delle quote rose ha creato qualche piacevolissimo “scompiglio”, specie al team campano, offuscato da così tanta beltà. Le ragazze di Roma, Palermo e Parigi vengono elette a furor di popolo le più belle, ma, a quanto pare, non c’è stato il tempo di un french kiss.
«I nostri magnifici eroi – spiega il presidente Open Annamaria Alfani– non hanno vinto la coppa Winners ma insieme a tutti gli altri ragazzi hanno messo il cancro in fuori gioco. Devo dire loro grazie per questa grande testimonianza, per la grinta, per la gioia con cui sono scesi in campo e per il coraggio con cui si affacciano alla vita».
250 i partecipanti tra i 14 e i 25 anni che, distinti in 16 squadre e 4 gironi, hanno giocato sabato scorso la loro partita sul campo del centro sportivo Facchetti di Milano aspirando alla vittoria. Ma il senso della giornata andava ben oltre il trofeo, il podio, il risultato. Ciò che più ha contato è stato lo spirito di squadra, la voglia di sorridere. Quel prato verde è stato solo un pretesto per ricordare, attraverso lo sport, la necessità di non mollare (mai) nel calcio ma soprattutto nella vita.
Ne sa qualcosa Giuliana, 19enne napoletana, attaccante sul campo e non solo. Oggi sono due anni e mezzo che è guarita da una leucemia mieloide, scoperta mentre era in vacanza a Londra a casa della zia. Non ho mai giocato prima – dice la ragazza della squadra campana – la Winners è stata la mia prima esperienza, che non posso che definire meravigliosa. Questo torneo ci ha offerto un’opportunità unica: fare nuove conoscenza tra chi ha passato quello che noi abbiamo vissuto. L’ottimismo e la voglia di vivere che ne deriva è diverso rispetto a chi non ha sofferto sulla propria pelle la malattia, è più forte».
Sulla stessa lunghezza d’onda Angelo, difensore della Vesuviani Open. 20 anni di Fisciano, ha scoperto di avere un linfoma di Hodgkin tre anni fa, il giorno del suo compleanno. Si guarda allo specchio e nota un gonfiore nella zona laterale del collo: i controlli, gli esami, la diagnosi, le cure, oggi è guarito. «Da qualcosa di brutto, che solitamente lascia un segno, scoraggia, la Winners Cup è un’occasione straordinaria per andare avanti – racconta il salernitano – Ritrovarsi in 250, consapevoli che ognuno di noi era guarito dal cancro, ci ha dato la possibilità di raccontarci, confrontarci, ma anche di comprendere che dalla malattia si può uscire più forti di prima. Certo riaffiorano i brutti ricordi, ma lo spirito di unione aiuta a guardare avanti».