Lega Nord riscende in piazza contro l’arresto dei secessionisti veneti. “Fuori subito o li liberiamo noi”. Ritorna Umberto Bossi
A volte ritornano. La Lega Nord è scesa in piazza Dei Signori a Verona per ribadire l’indipendenza della Regione Veneto e per urlare contro l’arresto dei secessionisti. C’erano il segretario Flavio Tosi, il governatore Luca Zaia e il grande ritorno di Umberto Bossi. Si, proprio lui. Il senatur torna a parlare dopo un anno che era stato fuori dalla scena politica. La protesta è sempre la stessa: Basta Roma ladrona. Il carroccio chiede la secessione del Veneto dall’Italia, in piazza si alzano voci sull’arresto dei “secessionisti“.
Flavio Tosi fa salire sul palco dei bambini, a mò di Pontefice della Regione Veneta. Anzi, richiamando il suo cognome, poiché in veneto il toso è il ragazzino. Un coro di delusi dall’Italia delle tasse grida: “Secessione, secessione“, a cui fa eco il segretario: “Fuori subito o li liberiamo noi“. I bambini vengono indicati come figli di autonomisti, “I figli dei ventiquattro secessionisti incarcerati“, gli arrestati dalla Procura di Brescia per atti di terrorismo. Facendo uso delle parole “libertà” e “pensiero”, il piccolo senatur lascia la parola al grande capo, che risfodera il linguaggio leghista usato nel corso di tutti questi anni: “Quelli che sono a Roma vanno arrestati. Hanno paura del popolo, per questo li mettono in carcere“. Peccato che siano stati arrestati non per una semplice voglia d’indipendenza o per essere dei “semplici” secessionisti, ma per insurrezioni armate contro lo Stato italiano. Si legga Tanko.
L’armata Bossileone torna a far parlare di sé in questi giorni. Si danno appuntamento infatti il 25 aprile di nuovo a Venezia: “Sarà la festa di San Marco – dà appuntamento Tosi – sarà la festa della nostra liberazione, vogliamo discutere di politica senza galera in mezzo. Questa è un’indagine sbagliata con milioni di euro spesi per trovare una ruspa“. È qui che casca il carro armato. Milioni di euro spesi. I soldi spesi dagli italiani, con i rimborsi al partito, per la ristrutturazione “Di cui non si era a conoscenza” della casa del senatur o la laurea del Trota. Questi soldi spesi non sono stati menzionati. E sì che Roma, dove Bossi e Tosi hanno mangiato e continuano a mangiare, è amicona e non più ladrona. Viene usato il giochetto del cavalcare l’onda dei malcontenti dei lavoratori veneti e padani. Un uso ormai consueto del carroccio (e delle televisioni di partito, s’intende), ma, visti i risvolti degli ultimi anni, i veneti sembra che abbiano dimenticato i soldi degli italiani (e quindi anche i loro) sottratti dalla Lega alla Lega.