L’operazione “Scuole fantasma” ha smascherato due evasori del Fisco intestatari di ben 26 immobili e 3 istituti scolastici paritari ad Agropoli. Scoperta una società di capitali, è tutto sotto sequestro
Agropoli, Scuole fantasma – Gli operatori della Guardia di Finanza di Agropoli, coordinati dal procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania Giancarlo Grippo e dal sostituto procuratore Alfredo Greco, hanno concluso l’ultima tranche delle indagini condotte per l’Operazione “SCUOLE FANTASMA”.
L’attività, eseguita in tutto il territorio nazionale, ha riguardato un decreto di sequestro preventivo nei confronti di 2 fratelli, titolari d’istituti scolastici paritari già oggetto di indagini da parte dello stesso Reparto del Corpo.
Scuole fantasma – Le complesse investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle avevano già portato nel 2013 all’arresto dei due imprenditori e all’esecuzione dell’obbligo di firma per altre 7 persone, tra coordinatori didattici, assistenti amministrativi e “procacciatori” di nuovi studenti provenienti da diverse Regioni d’Italia.
Al termine della precedente operazione erano stati denunciati 132 soggetti (tra cui numerosi docenti e studenti che avevano falsamente attestato di risiedere presso indirizzi di comodo nella provincia di Salerno, mentre in realtà residenti ed impiegati in altre regioni, tra cui Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Lazio, Calabria, Puglia e Basilicata) per reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la Pubblica Amministrazione e falso.
Nei mesi scorsi, agli indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura di Vallo della Lucania, mentre è ancora in corso – nei confronti dei due fratelli – il procedimento di applicazione di una misura di prevenzione dinanzi al Tribunale di Salerno.
Il nuovo provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal G.I.P., scaturisce dagli esiti di ulteriori indagini concluse nel 2013, condotte mediante l’esecuzione di accertamenti bancari e patrimoniali nei confronti dei 2 fratelli, nonché di uno dei 3 istituti scolastici intestati, con sede ad Agropoli, risultato: totale evasione fiscale.
Le tre verifiche fiscali eseguite hanno consentito di quantificare complessivamente in oltre 1.300.000 euro la cifra sottratta a tassazione ai fini delle imposte sui redditi (nel triennio 2009-2011), attraverso la mancata presentazione delle dichiarazioni fiscali da parte dei due imprenditori e dell’Istituto paritario da loro amministrato.
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Scuole fantasma – I due avevano ideato un ingegnoso stratagemma con l’obiettivo di mettere al riparo i propri beni dal Fisco, pur conservando la titolarità e la disponibilità diretta degli stessi. Infatti, presso uno studio notarile di Salerno, avevano costituito un fondo patrimoniale conferendo nel medesimo i numerosi immobili acquisiti nel corso degli ultimi anni, localizzati nei comuni di Agropoli, Torchiara e Laureana Cilento, al fine di sottrarsi al pagamento di ulteriori imposte, quantificate in oltre un milione di euro.
La contestazione di tali reati fiscali ha portato all’emissione dell’ultimo provvedimento di sequestro preventivo, che è stato eseguito sulla disponibilità finanziaria e ben 26 unità immobiliari, del valore complessivo di oltre 1,4 milioni di euro, in parte già interessati dal sequestro precauzionale disposto dal Tribunale di Salerno, in base alla legislazione contenuta nel nuovo “Codice Antimafia” emanato nel 2011.
Scuole fantasma – Il vincolo cautelare è stato esteso anche alla partecipazione (intestata ad uno dei 2 fratelli) in una società di capitali utilizzata per l’acquisto in leasing (ben 2,5 milioni di euro) di un noto albergo ad Agropoli, ora in ristrutturazione e che ospita l’istituto alberghiero oggetto di verifica fiscale.
Il sequestro è stato reso possibile grazie all’applicazione di una norma introdotta con la legge finanziaria del 2008, che estende ai reati tributari la cosiddetta c.d. (“confisca per equivalente”): ovvero, qualora non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato, consente ugualmente di “aggredire” i beni di cui il reo abbia la disponibilità per un valore corrispondente al suddetto profitto.