L’Associazione Io Salerno ci porta alla scoperta della città, con racconti e aneddoti. Questa volta scopriamo il Polo della Nautica – ma come fanno i marinai?
Associazione Io Salerno, racconti e aneddoti sulla nostra città. Avevamo deciso di “andare per mare”. Ormai, lo facevano tutti.
Così accettammo la insistente proposta dell’amico e comprammo, per poche centinaia di migliaia di Lire (sic!), una barchetta di pochi metri con un motore Selva da 4 cv.
L’entusiasmo era forte, al punto da non capire che l’acquisto che appagava il desiderio di “avere una barca” in realtà generava i problemi di “mantenerla” e, ancor più, di “dove tenerla”.
Non ci volle molto, però, per aprire gli occhi. Giusto un giorno. Perché le complicazioni si presentarono già nella ricerca del luogo dove “mettere a mare” il guscio di vetroresina.
A quel tempo, non c’erano molti pontili.
La nostra esperienza da “lupetti di mare” durò non più di due mesi. Il tempo necessario proprio per fare esperienza e capire che “le barche migliori sono quelle degli amici”.
E, nel rottamare il tutto, ci ricordammo della grande soddisfazione del venditore per una cessione a “poco prezzo” e anche della sua richiesta di poter fare un giro, di tanto in tanto, per una nuotata al largo.
Oggi, le cose sono cambiate, ma non sono diverse.
Perché sono cresciuti gli approdi, circa 15 strutture private per 2.200 posti barca, ma sono del tutto insufficienti in relazione alla domanda e sono gestiti con comprensibili finalità economiche, non certo da “esercito della salvezza”. Le tariffe, a partire dai 1.200/1.500 euro per anno, non appaiono “abbordabili” da parte delle famiglie interessate all’uscita domenicale per un bagno o per il piccolo cabotaggio o per la pesca sportiva.
Non includiamo, ovviamente, il nuovo, grande, porto privato poiché il suo “target di clientela” (come si dice) è quello degli yatchs medi, grandi e mega. Un porto riservato a chi può.
In pratica, nonostante cospicui investimenti per la riqualificazione urbana, manca tuttora una struttura da “borgo marinaro” destinata ai bisogni della parte più debole della comunità alla quale non può essere negato il diritto di “vivere” il proprio piccolo rapporto con il mare. E manca completamente uno scivolo pubblico per la messa in acqua, al mattino, e il ritiro, alla sera, delle imbarcazioni di minime dimensioni.
Così, una Città di o del o sul mare (a scelta del nostro unico lettore) resta ancora oggi “priva di mare”.
Eppure, con delibera del Consiglio Comunale n. 55 del 29/09/2003, l’Amministrazione dell’epoca approvò una variante urbanistica al P.R.G. per la localizzazione, nell’area del Capitolo San Matteo (zona industriale), di un polo per la Cantieristica Nautica. Una Cittadella di 20 aziende, per oltre 500 posti di lavoro, destinata alla produzione e commercializzazione di natanti ma anche alla offerta di servizi ai piccoli proprietari di una barchetta. Come eravamo noi.
La Regione Campania, con decreto n. 806 del 25/09/09 POR Campania, FESR 2007-2013, Obiettivo Operativo 2.5, ne deliberò il sostegno finanziario per l’importo di € 12.157.902,00.
Con successivi decreti di esproprio dei terreni, venne poi avviata la proceduta di acquisizione delle aree che, per i casi presi in esame, sembra abbiano trovato successiva definizione con trattative dirette seguite dal versamento di somme a titolo provvisorio.
Infine, in data 13/09/2010, iniziarono i lavori per la realizzazione delle infrastrutture preliminari all’insediamento produttivo da parte dell’impresa aggiudicataria (ATI Consorzio Ciro Menotti Scpa capogruppo, Ing. Dante Sacco & C. Sas mandante, Sacco Giovanni Srl mandante) per una spesa di circa € 6.000.000,00.
La fase più propriamente attuativa del progetto iniziò il 30/09/2010 con la emanazione del bando per l’assegnazione dei 20 lotti di terreno alle aziende interessate, con il successivo espletamento della gara e, a compimento della procedura amministrativa, con la nomina delle imprese vincitrici.
La cessione dei suoli, ai prezzi fissati nel bando, avrebbe consentito l’incasso di circa 9.000.000 di euro, di cui il 10% immediatamente e concretamente versato dalle imprese aggiudicatarie.
Tuttavia, imprevedibilmente, con delibera n. 901 del 14/11/2012, l’Amministrazione decretò l’annullamento dell’intero progetto, con la restituzione degli acconti, avendo deciso di valutare per l’area una ulteriore destinazione d’uso nell’ambito di un articolato piano per il “recupero del patrimonio urbano e la riqualificazione urbana”.
In sostanza, i terreni del Capitolo San Matteo potrebbero avere ora un utilizzo diverso, con la possibilità anche di nuove costruzioni a ridosso della spiaggia, da un lato, e affaccio sul grande depuratore, dall’altro, con le sue vasche di liquami e gli sgradevoli odori diffusi in particolari condizioni atmosferiche.
Eppure il progetto originario del ”Polo della Nautica” era ampiamente condivisibile.
In ogni Città di o del o sul mare sono presenti spazi adeguati ove sono insediate attività della cantieristica nautica e dei servizi connessi. Non parliamo, ovviamente, di bacini di carenaggio o di impianti industriali, ma di imprese per la costruzione o la manutenzione di piccole imbarcazioni da diporto.
Da noi, la localizzazione prescelta appariva ottimale, in quanto posta in zona industriale al confine con il Comune di Pontecagnano, e la sua stessa progettazione escludeva ogni pregiudizio per il mare e la spiaggia grazie alle dotazioni strutturali e tecniche (un molo a “pennello” e carrelli semoventi) che avrebbero assicurato il trasferimento all’interno della Cittadella delle imbarcazioni da sottoporre a revisione. E, aggiungiamo noi, avrebbe consentito anche il varo dei nostri “yatchs”.
Non va dimenticato, poi, il vantaggio per l’intera comunità generato dalla delocalizzazione dei cantieri di Via Porto e dalla restituzione alla Città di spazi a mare sui quali realizzare una passeggiata per uso pubblico, e per attività turistiche, in continuità con il lungomare.
Noi non sappiamo perché quel progetto sia stato bloccato.
Ma crediamo che nulla sia ancora perduto e che una rinnovata riflessione possa consentirne il ripristino in considerazione della sua idoneità a favorire la crescita economica e sociale della comunità con attività coerenti, compatibili, rispettose del territorio e dell’ambiente nonché in grado di soddisfare prioritariamente i bisogni di vita di tutti.
Il diritto di “fare i marinai” nel mare di casa non può essere negato a nessuno.
Abbiamo bisogno di più amore.