Nell’occhio della notizia Venezia, travolta dallo scandalo Mose. La storia di un’Italia tra corruzione, tangenti e la cattiva immagine che propone all’estero
Venezia la serenissima è sulle pagine di tutti i giornali non per le sue bellezze naturali ed architettoniche ma per lo scandalo che ha travolto il sindaco piddino Giorgio Orsoni, arrestato per la bellezza di 110 mila euro di tangenti. Fondi illeciti, tangenti, concussione. Sono le parole che si accompagnano accanto al nome dell’ex sindaco di Venezia.
Su Twitter Beppe Grillo, portavoce del Movimento Cinque Stelle, ha lanciato l’ashtag #arrestanovoi che segue al #vincetepoi lanciato dai piddini. Una sorta di vendetta 2.0 dopo la tendenza sempre lanciata da Grillo: #vinciamonoi, sicuro di aver vinto a Bruxelles.
Intanto la prefettura di Venezia ha sospeso Orsoni dall’incarico di primo cittadino. Nel mirino anche l’ex ministro dei Trasporti Altero Matteoli. Pare che anche lui sia implicato nello scandalo Mose. IL PD dopo una settimana di festeggiamenti per la vittoria alle Europee 2014 ha dovuto fare, tramite il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, un grosso mea culpa sul maremoto che ha travolto il primo partito italiano. Salvo però sentire da diversi esponenti politici le dovute distanze dal sindaco veneziano. Da Bruxell Renzi fa sapere che “un politico indagato per corruzione fosse per me lo indagherai per alto tradimento. Il problema della corruzione non sono le regole che non ci sono ma quelle che non si rispettano“. Mentre in molti giocano allo scaricabarile allontanandosi da questo sconosciuto:
“Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, contrariamente a quello che ho letto stamani non è iscritto al Pd. Non ha tessera. È un sindaco indipendente e il Pd, che lo sostiene in consiglio comunale a Venezia, non significa che rubi“. Sono le parole di Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ha ragione il giornalista Beppe Severgnini quando afferma che l’odio in Italia è a livello tribale: “il peccato è grave quando lo commettono i nostri avversari“.
Ieri sera al programma #Announo (spin off di Servizio Pubblico) una giovane blogger ha attaccato Marco Travaglio, presente in studio,di essere un giustizialista e di non aver mai proposto alternative nuove. Non è mancata la risposta del giornalista, affermando che il ruolo chi si occupa di notizie deve raccontare fatti, e non ha il compito di presentare novità o programmi politici. L’Italia forse si sta abituando alla bruttezza, agli scandali che, oltre a rubare il futuro alle nuove generazioni, presenta all’estero una cattiva immagine di se.
[ads2]
Dalla sua pagina ufficiale Facebook, Travaglio oggi fa sapere che: “Mi pagano per raccontare le cose come vanno, se arrestano 35 persone, devo scrivere che hanno arrestato 35 persone, se invece 35 persone fanno qualcosa di buono per Venezia sarei molto più felice di raccontare questo“.