Notte di paura e tensione a Scafati. Nel mirino del racket finisce un negozio della centralissima via Giovanni XXIII. Indagini in corso
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Si interrompe la tregua. E’ quello che hanno pensato i molti cittadini di Scafati questa mattina. A farne le spese è stata una macelleria di Via Giovanni XXIII. I proiettili esplosi sulla saracinesca dell’attività tra la mezzanotte e l’una del 10 ottobre hanno fatto ripiombare la città in atmosfera di ansia e tensione.
Un bollettino di guerra: almeno sei bombe nel quartiere San Pietro; un’altra sotto ad un palazzo in via De Filippo, zona di influenza dei Loreto. Poi tocca al sexy shop di via De Gasperi nel maggio 2012, poi il ristorante e il barbiere di via Poggiomarino, il bar Rosi di via Carducci, la bomba al bar Nappo in via Abate Cuomo, la bomba al bar Dodo nel centro commerciale Plaza, il raid incendiario alla ditta agricola di San Vincenzo, il rogo alla ditta Romano di via Nuova San Marzano, il rogo alla ditta del caffè Izzo in via Passanti, quello al pub Sandwich di via Martiri d’Ungheria e l’incendio doloso dal barbiere della stessa via Martiri d’Ungheria.
Secondo quanto rivela PuntoAgro news, nel novembre del 2014 ci fu un attentato incendiario ad un parrucchiere di via della Resistenza e ad un’officina nel rione Ferrovia. Raffica di colpi di proiettile poi, alla saracinesca di un’agenzia di scommesse in via Martiri d’Ungheria, di fronte alla Vesuviana. Due bombe a casa di un ex consigliere comunale di maggioranza, Mario Ametrano in via Poggiomarino e uno di opposizione Vittorio D’Alessandro sul corso Nazionale (il gesto contro la casa dei suoi familiari). La bomba carta davanti alla studio dell’avvocato penalista Morra di via Roma lo scorso gennaio. Il raid incendiario all’auto di proprietà di Eduardo D’Angolo, imprenditore conserviero e presidente della società Partecipata Acse, ma l’auto era di fatto in uso a Nello Aliberti, fratello del sindaco (raggiunto da una nota della DIA).
Ma questo non è un episodio isolato. E’ dal 2012 che la città di Scafati vive sotto assedio
Ma la spirale di violenza si è manifestata anche nei recenti attentati dolosi al deposito dell’industria conserviera ex La Perla di via S. Antonio Abate del 12 luglio scorso e il deposito dell’industria di stoccaggio rifiuti SEA di via nuova San Marzano.
A determinare questa escalation, con ogni probabilità l’aver assicurato alla giustizia i due capi mandamento della città. Infatti il clan Ridosso e Loreto aveva raggiunto una sorta di tranquillità sulla ripartizione delle sfere di influenza.
Con l’arresto di Pasquale Loreto e Romolo Ridosso e la loro collaborazione con la procura antimafia, gli equilibri sono saltati. Poco chiaro per il momento se si tratta di una “guerra di successione” oppure clan esterni vedono con interesse Scafati. I tanti arresti infatti, hanno ridimensionato di molto la forza dei suddetti mandamenti.
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