Sanità, Lorenzin e De Luca a Napoli: l’incontro mai avvenuto previsto lunedì 26 settembre, presso l’Hotel Continental, ha scatenato non poche polemiche. Intanto tra i manifestanti anche i cavesi in lotta per la chiusura del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale SS. Maria dell’Olmo
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Un confronto che doveva vedere riunirsi il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, il governatore Vincenzo De Luca e il commissario Joseph Polimeni. L’incontro c’è stato. Certo, se si considera che la Lorenzin ha partecipato virtualmente in quanto ‘trattenuta dal Consiglio dei Ministri’ e Polimeni non si è presentato. Un gruppo di manifestanti tra lavoratori, studenti e precari aspettava con ansia il suo arrivo.
Il piano ospedaliero del Ministro ha scatenato non poche polemiche negli ultimi mesi: un piano che mira al risparmio economico favorendo la privatizzazione nel settore sanitario e lanciando campagne sessiste come il Fertility Day. In Italia c’è crisi di nascite quindi dobbiamo darci da fare, non importa se c’è un alto tasso di disoccupazione o se non ci sono servizi sanitari ottimali che conducono inevitabilmente alla chiusura di strutture cliniche-ospedaliere.
Non risparmiamo De Luca che, durante la campagna elettorale promette che negli ospedali pubblici saranno implementati i servizi quando, invece, stanno chiudendo ospedali e reparti in Campania. D’altronde sono proprio questi i motivi che spingono centinaia di persone, tra precari e studenti, a manifestare contro una politica che non tutela la sanità pubblica, ma la chiude e la privatizza. Tra i tanti, i ragazzi di Cava de’ Tirreni. Ragazzi che lottano da soli per la tutela della salute del loro Paese. Rappresentano una città che però non è lì a manifestare con loro. Non c’è un sindaco, non c’è un’ amministrazione, sono soli. Per cosa? Per la chiarezza sulle sorti dell‘ospedale SS.Maria dell’Olmo e la chiusura del reparto di Ginecologia e Ostetricia, che dal 2015 non è operativo.
‘C’è una grande confusione sulla situazione dell’ospedale, – parlano i ragazzi di Spazio Pueblo, da sempre in lotta per l’ospedale – Ginecologia ha chiuso per la legge n. 161 del 2014, i lavoratori della sanità non potevano fare gli straordinari, l’ospedale di Cava aveva 3 ginecologi e non c’erano abbastanza dipendenti all’interno del reparto.
Quindi il Ruggi non potendo coprire più turni a Cava, e si è deciso nella chiusura del reparto. Il decreto 49 del 2010 prevedeva per Cava zero posti letto, ossia la chiusura dell’ospedale. Fino ad ora siamo contenti della previsione di 87 posti letto nell’ospedale, ma concretamente prima Ginecologia era operante e oggi non più, adesso, ad esempio, è uscita la nota della CISL che dice che dal 1 ottobre Radiologia avrà 3 unità operative funzionanti su 9 unità. C’è mancanza di personale, mancanza di volontà di tenere aperti i reparti, allora o ci dicono chiaramente di voler chiudere i reparti senza lasciarci in confusione, oppure gestissero bene il personale.
Per intenderci, al Ruggi ci sono circa 30 persone tra ginecologi e ostetriche , persone che potrebbero essere gestite anche su Cava. Cantone quando ha avuto l’ordinanza dal Tar di riaprire ginecologia, ha tirato fuori la nota di non aver abbastanza personale per aprire. E noi non ne siamo convinti. Nessuno credo sia convinto. L’unica alternativa è quella di lottare, e sta al sindaco Servalli decidere di stare dalla parte nostra oppure di quella di De Luca. Siamo qui, a Napoli, per far capire alla regione Campania che il nostro ospedale non può essere trattato in questo modo. Quindi ci appelliamo al sindaco, ma noi dobbiamo essere compatti, la potenza mediatica di Servalli potrebbe fare la differenza, se lui non si espone diventa più difficile farsi sentire.’
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