Sandwich è la simbolica provocazione di Rosaria Iazzetta, le cui opere sono in mostra presso la galleria E23 di Napoli
[ads1]Il 20 gennaio scorso è stata inaugurata Sandwich, la personale di Rosaria Iazzetta presso la galleria E23 di Napoli, a cura di Stefano Taccone. In questo contesto, la metafora provocatoria del “sandwich” viene utilizzata quale portatrice dell’ambiguo significato di vita e di morte: da un lato è l’immagine alla quale si rifà il biologo statunitense Bruce Lipton per chiarire il processo che porta nutrimento alle cellule, dall’altro è l’oscuro metodo di smaltimento delle sostanze tossiche rivelato dal pentito Carmine Schiavone. Infatti, tramite i diversi approcci mediali dell’artista nativa di Mugnano, la mostra pone l’attenzione sulla situazione critica che coinvolge la cosiddetta Terra dei Fuochi, scempio ecologico sul quale c’è ancora da fare chiarezza.
Accostate una affianco all’altra si possono leggere le dichiarazioni, letteralmente opposte, al centro del discorso espositivo: la confessione di Schiavone resa pubblica nel 2013 «Tu senz’altro qui troverai, ‘o sandwich…qualche metro di munnezza normale…sotto…poi, troverai roba schifosa a più non posso, e poi… troverai sopra, sopra a tutto, ancora munnezza normale», e le parole di Lipton tratte dal testo La biologia delle credenze: «Con un sandwich, di pane, burro e olive, è possibile dimostrare il funzionamento della membrana cellulare. Le informazioni e il cibo penetrano nella cellula… come le olive snocciolate, permettono di lasciar passare i liquidi […]».
Su questa duplicità si confrontano le opere di Rosaria Iazzetta attraverso una poliedricità di linguaggi, dalla scultura all’installazione video, una cifra che da anni contraddistingue il suo lavoro. In quest’ottica, appare fondamentale un forte segno di impegno comune per fronteggiare una situazione che ormai coinvolge su più strati —proprio come un sandwich— la vita degli abitanti delle zone colpite dagli sversamenti illegali. E così, come macigni ingombranti, spigolose creature metalliche trafiggono gli organi umani, li mutano, schiacciano, deteriorano, inesorabile verdetto di una vita che non può svilupparsi. Un albero attorniato da sinistre forme in ferro, che sembrano suggere la sua linfa vitale, è il focus sul quale si impernia la mostra, il cui contraltare è incarnato da una piccola foresta di giovani arbusti.
Le svettanti sculture della Iazzetta sono in questo caso figure della mostruosità di un atto che rappresenta il risvolto di “barbarie” che designa ogni azione umana secondo il pensiero di Walter Benjamin. Notizie, reportage ed interviste ai politici vengono invece messe a confronto con i dati angoscianti della devastazione, in un’installazione video che accosta senza pietà le due facce di un disastro che puntualmente viene portato a galla e contemporaneamente nascosto, taciuto e sventolato all’occorrenza. Ai confini di tutto questo, è adagiato quasi candidamente il sandwich, apparizione materiale, culmine ed origine della provocazione, corredato dalle due dichiarazioni antitetiche già citate. Ma dalle ordinate file di giovani alberi, sottoposti a delle metamorfosi di cui si fanno portatori, sembra rinascere il seme del sentimento comunitario che porta alla riappropriazione di questo ambiente martoriato. Ripartire dall’unione, da tutto ciò che caratterizza la nostra terra, la cultura, i legami sociali, per non soccombere a chi “mortifica la vita e brucia il futuro”.
Proprio in questo senso, il lavoro di Rosaria Iazzetta, tramite diversi linguaggi artistici, cerca di scatenare l’attivazione cosciente dei visitatori, una presa di posizione consapevole di fronte ai fatti presentati. In quanto Sandwich, che sarà visitabile fino al prossimo 23 febbraio, è un percorso che va esperito, attraversato e vissuto in prima persona.
Info:
ROSARIA IAZZETTA – SANDWICH
a cura di Stefano Taccone
Galleria E23 – Via T.G. Blanch 23, Napoli
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