San Matteo, Salerno merita le scuse della stampa italiana in merito al racconto degli episodi per i festeggiamenti patronali
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Due giorni dopo la tanto discussa Processione di San Matteo, la città di Salerno è finita inevitabilmente sotto i riflettori della stampa nazionale, purtroppo, i toni e i termini utilizzati per descrivere quanto accaduto non sono certo positivi e nemmeno corrispondenti al vero. Premesso che, secondo il mio modesto avviso, questa vicenda doveva e poteva essere evitata, semmai “sfruttando” un po’ di buon senso, facendo prevalere la voglia di festeggiare e celebrare un Santo che, per la nostra città, rappresenta molto più di una semplice icona religiosa.
In questo caso, però, ho la sensazione che la stampa nazionale abbia colto l’occasione per infangare il nome di Salerno e dei suoi abitanti, riportando in maniera errata e diffamatoria gli episodi che hanno contraddistinto un giorno piuttosto buio della nostra storia; a questo punto mi chiedo dove sia finito quel giuramento fatto con se stessi quando si diventa giornalista, che ti impone di raccontare il vero, di raccogliere fonti e testimonianze, ma soprattutto di fare informazione, un’informazione sana e pulita che debba riportare i fatti di cronaca attenendosi alla realtà e non a pregiudizi territoriali, politici, o, addirittura, interpretazioni personali. E’ triste stare qui a scrivere screditando l’operato di illustri colleghi (avrei preferito fare altro decisamente!), ma da salernitano fiero e orgoglioso non ci sto a leggere e sentire che la mia città venga paragonata ad altre realtà del Sud in cui veramente le processioni subiscono “interferenze” camorristiche, con inchini o soste programmate e programmatiche, mi dà tremendamente fastidio sentire che l’intera processione sia stata in balia di camorristi, odio dover leggere errori madornali atti a ribaltare l’intero corso degli eventi.
Per la cronaca, il percorso tanto contestato non prevedeva passaggi sotto case o attività di personaggi legati al mondo criminale, con tanto di inchini o passerelle, ma solo il classico “iter” inteso nell’immaginario collettivo, come la benedizione del Santo, che nel corso di questi anni è diventato parte integrante di una tradizione viscerale; erano i “portatori” che volevano entrare con la statua all’interno della sede della Guardia di Finanza (visto che San Matteo ne è il protettore) e non il contrario, come molti servizi giornalistici hanno cercato di far capire, descrivendoli come camorristi che si ribellano alle Forze dell’Ordine; la classica “affacciata” di San Matteo sul mare non è l’ennesimo dirottamento malavitoso, ma ha una valenza storica, visto che nella memoria popolare ha difeso la città dall’essere assaltata: il 27 Giugno del 1544 il pirata Khair-ad-Din, detto il Barbarossa, cercò di attaccare Salerno in una giornata senza vento, con il mare calmo e il cielo sereno; i salernitani chiesero protezione al Santo patrono e una tempesta improvvisa ricacciò la sua flotta distruggendo le sue navi, da allora la cittadinanza decise di inserire il Santo nello stemma.
Salerno e i salernitani aspettano il 21 Settembre per poter celebrare San Matteo, riceverne la benedizione, visitare il Duomo, accompagnare il Santo patrono per le strade cittadine, ma anche per rivivere quelle usanze tramandate di generazione in generazione, ricordare eventi e avvenimenti legati a questo giorno, dando libero sfogo solo ed esclusivamente alle tradizioni e alla devozione che sono pezzi di storia di Salerno.
Salerno è una città che può essere sopra le righe in quanto a folklore e passione, ma che certamente non è patria della camorra, non è pericolosa, (si vedano i milioni di turisti nel corso delle luci d’artista), ma, soprattutto, è una città che giorno dopo giorno scrive la propria storia, nonostante le tante difficoltà, che chiede e merita solamente rispetto.