San Cipriano Picentino, una tradizione che dura da più di 50 anni: il pellegrinaggio a Montevergine. Ogni anno centinaia di fedeli raggiungono il Santuario a piedi
Dura almeno da 50 anni il tradizionale pellegrinaggio a piedi a Montevergine che parte da San Cipriano Picentino e arriva al piazzale del Santuario.
Ogni anno, nell’ultimo giovedì di Maggio, numerosissimi fedeli partono a piedi da San Cipriano per arrivare alla Sacra vetta della Madonna Nera.
Maggio infatti è il mese della Madonna e molti pellegrini raggiungono Montevergine da tutta la Campania.
La maggior parte dei devoti di San Cipriano Picentino, uniti da immensa passione, si incammina a piedi verso la Santa Vergine in un percorso di circa settanta chilometri.
I fedeli, insieme con l’immagine della Madonna, partono nelle prime ore del mattino per arrivare al Santuario verso le otto di sera.
Centinaia di seguaci partecipano alla scalata verso il Santuario, in un escursione tramandata da generazione in generazione che riveste un ruolo importante e si rinnova anno dopo anno.
La figura della Vergine segue i pellegrini sulla barca di cera lungo tutto il percorso, il viaggio è patrimonio unico dal valore inestimabile, tra percorsi montanari e borghi abitati.
Quest’anno i pellegrini sono partiti giovedì 30 maggio alle 2.30 del mattino e sono arrivati alle 19.00 di sera, alcuni si sono fermati lì per tre giorni di preghiera, sostando al convento, e sono rientrati quest’oggi, 1 giugno alle 18.30.
Il cammino sacro:
Il cammino sacro degli abitanti del Picentino parte in salita: dalla Chiesa Madre di San Cipriano Picentino fino alla chiesa di San Bernardino, Castiglione del Genovesi.
Qui, i pellegrini delle due comunità ricevono la benedizione per incamminarsi poi verso il Monte della Vergine.
La prima parte del percorso comprende le strade di montagna che vanno da Calvanico a Penta. Si prosegue il cammino lungo le vie interne, passando per Fisciano, Montoro Superiore, Canfora, si attraversa “il Bosco dei Fichi” e ci si ferma alla “Contrada” per il pranzo per poi arrivare al cimitero di Bellizzi Irpino.
Giunti ad Avellino, i fedeli si riuniscono formando un corteo spettacolare: gli abitanti della Città lanciano pane, petali di rose e offerte dai balconi.
Si avanza passando tra le abitazioni di Mercogliano, segue poi una lunga salita per arrivare a Ospedaletto d’Alpinolo, alla base della montagna.
Da qui in poi partiranno le dodici curve della Madonna, ultimo step per arrivare a Montevergine.
Questa strada, alle pendici del monte con basoli in pietra, conduce a quello che rimane della “Cappella dello Scalzatoio”.
La prima curva è la più importante, lungo il tratto è presente la “sedia della madonna“, una pietra con la forma di una sedia.
Credenze popolari tramandano l’idea che lì si fosse seduta la Vergine nera in carne ed ossa con in braccio il Figlio. Nel viaggio verso la chiesa, che era stata costruita in suo onore, giunta a metà della montagna si fermò e si riposò proprio su questa roccia che, per rispetto, si piegò dolcemente sotto il suo peso.
La leggenda inoltre narra che sulla sedia divina, possa sedersi chiunque tranne chi ha peccati imperdonabili.
L’arrivo al Santuario:
Dopo la prima curva, la più lunga ed estenuante, le successive si restringono e nel dodicesimo tornante (l’ultimo tratto), qui si percorrono le tappe della Via Crucis per terminare al piazzale del Santuario.
Giunti alla scala Santa i fedeli si ricompattano in processione e mentre salgono baciano ogni gradino in segno di penitenza.
Varcata la soglia della Cappella si arriva all’ingresso della Chiesa, qui i devoti si inginocchiano e ginocchioni a terra procedono cantando fino all’altare.
I pellegrini escono dalla Chiesa Madre senza dare le spalle all’altare, intonando un canto differente da quello intonato all’ingresso.
La processione viene continuamente seguita dalla Croce Rossa per monitorare la salute dei pellegrini, in alcuni punti stabiliti si incontra un pullman per aiutare chi non riesce a sostenere tutto il percorso a piedi.
Per questioni di sicurezza stradale, lungo i tratti trafficati, anche la Polizia Municipale segue il corteo che durante tutto il cammino rimane solido e compatto.
Durante tutto il pellegrinaggio, uomini e donne a cori alterni, intonano una lunghissima e antichissima canzone-preghiera. Qui qualche strofa (in italiano): le donne “Andiamo con il fresco e con il sole, andiamo a trovare la Mamma schiavona – A piedi ad andare a piedi a tornare a Monte Vergine è bello andare”; gli uomini: “Confessare e comunicare, l’anima nostra vogliamo salvare; e ancora le donne: “O Madonna quanto sei bella, sei vestita da monacella”; poi di nuovo gli uomini: “Vestita di seta fina, facci la Grazia Madonna mia ecc.”
Il turismo religioso a Montevergine è molto sviluppato, alcuni fedeli partecipano ogni anno per devozione, altri per chiedere grazie alla Vergine, colei che tutto può e tutto perdona.
La storia della Madonna di Montevergine:
La storia risale al 1256, quando due giovani omosessuali furono scoperti a baciarsi e ad amarsi.
Uno scandalo per l’intera comunità dell’epoca, i due ragazzi furono banditi dal loro paese e lasciati a morire nei boschi, legati a un albero.
Ma la Vergine commossa ebbe pietà di loro e li salvò dalla condanna, li liberò dalle catene e permise alla giovane coppia di vivere apertamente il loro sentimento di fronte ad un’intera comunità che, attestato il Miracolo, non poté far altro che che accettare l’accaduto.
Da allora la Madonna “nera” è celebrata per il suo manto protettivo sugli ultimi, sui deboli, sui poveri, sugli emarginati.
Mamma Schiavona è la madre dal cuore grandissimo che perdona tutto ai suoi devoti.