Il sogno degli azzurri prosegue e questa volta fa tappa a Salvador, capitale della Bahia, luogo incantevole e magico. Fu la prima capitale del Brasile, e oggi, è un forte richiamo per i turisti e i brasiliani tutto l’anno. E’ facile rimanere affascinati da Salvador, unica nelle sue architetture, nelle sue strade, cultura e usanze del posto. Facciamo un salto indietro nel tempo, ai tempi delle colonizzazioni, dove la percentuale più alta della popolazione era formata dagli schiavi provenienti dall’Africa, schiavi che hanno sofferto molto per essere stati sradicati dal proprio habitat naturale e dalle proprie radici. Oggi Salvador è la terra nera, dove si respira Africa, e i soteropolitanos, così vengono chiamati gli abitanti di Salvador, sono orgogliosi delle loro origini, tanto da esser riusciti a preservare usanze e costumi di un tempo. Di queste usanze è possibile percepirne l’energia, carica di esotismo e misticismo, che regala una scossa di adrenalina a chi ha la fortuna di farvi visita. Vi sono alcune chiese che risalgono ai tempi dei coloni, dove si veneravano santi neri e dove le cerimonie festose venivano scandite dalle percussioni dei tamburi. E in queste chiese, i sacerdoti africani praticavano il tanto famoso Candomblé, un culto religioso dove si utilizzavano nomi di santi cattolici, per poter continuare a venerare gli Orixa, i miti africani.
Oggi il Candomblé non è più un tabù, anzi, è praticato da ogni classe sociale, bianchi, neri, e si stimano milioni di seguaci. Salvador è famosa anche per la sua cucina, ricca di sapori eccentrici e piccanti, risultato di un miscuglio culturale di razze negre con indios e portoghesi. Molto usato l’Azeite de Dendê, un olio di palma dal colore rossiccio e molto denso, la Pimenta Malagueta, un tipo di peperoncino molto forte, il Quiabo, un legume africano coltivato negli orti, a cui si aggiungono Leite de Coco, (latte di cocco) Gengibre (zenzero), Camarão Seco (gamberi secchi), e il Coentro (coriandolo). I piatti tipici da non perdere assolutamente sono l’Acarajé, il Vatapá, il Carurú, la Moqueca, il Sarapatel, l’Efò, la Paçoca, l’Abará e lo Xinxin de Galinha. Molto praticata anche la Capoeira, una danza – lotta, praticata ai tempi della schiavitù in gran segreto, perché temuta dal padrone bianco come possibile arma. Oggi è considerata una vera e propria arte marziale, dove al ritmo dello strumento Berimbau, si vedono corpi lottare e “fluttuare nell’aria”, senza mai toccarsi. Lo stadio Arena Fonte Nova ospiterà la Confederations Cup e i Mondiali 2014, e presto, vedremo gli azzurri scendervi in campo. In una terra così magica non ci resta che far loro gli auguri nella maniera giusta: Saravá Italia!