“Ripartiremo a settembre recuperando anche le tre date in stand by del 2020”: lo annuncia il direttore artistico Tortora del Teatro Ridotto di Salerno
L’eventuale riapertura in zona gialla il prossimo 26 aprile sarà solo simbolica per il Teatro Ridotto di Salerno. Ad un anno e più dalla chiusura causata dal lockdown, le porte del tempio della comicità salernitana si spalancheranno esclusivamente per tornare a respirare aria di pubblico e di spettacolo. In scaletta nessuna programmazione in extremis: i mesi caldi avanti non consentono certo di ripartire.
«Ma è comunque un buon segno» dice il direttore artistico Gianluca Tortora, che dalla pandemia ha deciso di prendersi solo il buono. «Questo lungo periodo di emergenza sanitaria ci ha insegnato tanto, ma una cosa è certa: la tecnologia, il digitale, potranno venire in contro al comparto solo nell’aspetto organizzativo, la bigliettazione, la prenotazione, ma non potrà mai mischiarsi con la polvere del palcoscenico. Non vedo l’ora di tornare al teatro come era prima, un momento emozionale scandito non solo dalla performance dell’ospite in scena ma da tutti quei rituali che lo precedono, come l’attesa e il vociare del pubblico che si fa silenzio e poi applauso».
Il Teatro Ridotto tornerà a regime con una nuova stagione non prima di settembre. In cartellone non solo un carnet di nuovi protagonisti ma anche i tre spettacoli in stand by dal 2020: Peppe Iodice, Simone Schettino e la Compagnia Le Ombre.
Prima di ripartire in via Grimaldi, a giugno ci sarà la presentazione di un nuovo spazio. Gianluca e Valentina Tortora, insieme a Piermarco e Rolando Fiore annunciano la nascita di un nuovo teatro messo in piedi proprio durante questo periodo. La struttura prende forma a Capezzano e offrirà spettacoli sia al chiuso che all’aperto. «A febbraio, dopo aver vinto un bando, abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione e abbiamo continuato per tutto questo tempo» spiega il direttore artistico.
La voglia di tornare a teatro è dunque duplice e neppure il Covid è riuscito a frenare l’entusiasmo di questa giovane squadra di artisti che, a mani nude, ha lavorato strenuamente per mettere in piedi un nuovo luogo della cultura fruibile a tutti. «Rinascere dalle macerie di questo periodo che ci ha messo in ginocchio si può, o almeno noi ci speriamo» conclude Tortora.