Grande successo per Angelo Pintus che, nella serata di ieri, ha intrattenuto il numeroso pubblico del teatro Augusteo di Salerno
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Uno spettacolo fresco, divertente, originale ma soprattutto attuale. La comicità, o forse sarebbe più corretto parlare dell‘umorismo, di Angelo Pintus è quanto mai ardua da categorizzare, in quanto lo showman triestino riesce in ciò in cui tanti suoi colleghi falliscono miseramente, ovvero, intrattenere senza risultare banali, scontati o, peggio ancora, autoreferenziali.
Lo ha capito anche il numerosissimo pubblico del teatro Augusteo di Salerno che, nella serata di ieri, ha assistito all’unica data in cartellone all’interno del tour teatrale che sta percorrendo tutta Italia (e non solo, leggasi Svizzera) dello spettacolo “Ormai sono una milf”.
Lo spettacolo tra palco e realtà
Un copione che sta riscuotendo un successo clamoroso, fatto di sold-out che si spargono sulla tela a macchia d’olio, figlio di una solida analisi di vizi e brutture della società contemporanea.
E’ proprio questo che funziona alla grande nello show di Pintus, l’attitudine di messa a fuoco delle “mostruosità” del mondo – soprattutto degli adulti – di oggi, spostando sì la riflessione su di esse ma pur sempre col sorriso sulle labbra, sorriso che, in men che non si dica, non può che trasformarsi in risata assordante.
Quella risata stridula che – ci rammenta il comico triestino – è divenuta sempre più il marchio di fabbrica di una nuova categoria antropologica tutta figlia dei nostri giorni, ovvero, la cosiddetta “milf”, matrona genitrice di prole che adopera tutta la sua “matura avvenenza” come corpo contundente di virili turbamenti.
E proprio partendo da queste esilaranti riflessioni sul mondo delle donne non più ragazzine che, tuttavia, non sembrano proprio poter fare a meno di competere in “social relationships” con adolescenti che potrebbero essere le proprie figlie, Pintus allarga lo spettro della sua analisi sociologica sulla potenza distruttivo-compulsiva dei social networks e sull’utilizzo assolutamente fuori controllo di cui un pò tutti oggi siamo responsabili.
Con un registro a metà strada tra cabaret e slapstick comedy, battute al fulmicotone e giochi di scena assolutamente irresistibili, Pintus ci fa sorridere di una umanità che sembra davvero aver perso la trebisonda.
C’è un mondo responsabile di automatismi assolutamente privi di senso, un macrocosmo cui siamo soliti rivolgerci con espressioni quali “gli altri” oppure “la gente”.
Peccato, però, che tale insieme non possa fare a meno di includere un pò tutti noi presi individualmente.
Il sorriso di cui sopra, dunque, si trasforma in risata che, con un colpo di reni, assurge anche a riflessione su ciò che l’uomo moderno è diventato.
La spietata ironia di Pintus
E’ uno show, quello di Pintus, che mette in luce quanto nella società dei “live” sia divenuta prioritaria l’immagine che riusciamo a trasmettere “mediaticamente o non” agli altri piuttosto che la vera percezione che abbiamo di noi stessi.
Unici assolti da questo mondo di “nuovissimi mostri” e brutture senza fine sono i bambini, che, anzi, pagano lo scotto di vivere all’ombra di esempi di caratteri umani non esattamente edificanti.
E allora è inevitabile uno sguardo al passato, quello personale dell’artista che non si nasconde affatto al suo pubblico, bensì lo accompagna nel mondo dei ricordi, del vissuto fanciullesco ed adolescenziale, della “sana” nostalgia che non deve vivere di rimpianti bensì di sorrisi.
Le estati lontane da casa in compagnia di uno zio indimenticato, le marachelle cui era impossibile sottrarsi, il rapporto sano con i genitori, così diversi eppure così formativi, le prime esperienze di lavoro, mortificanti se vogliamo, eppure decisive per rendere Pintus l’uomo, ancor prima che l’artista, che sarebbe diventato.
Una serata, insomma, di grande allegria in cui non sono ovviamente mancate le straordinarie imitazioni dei vari Ibrahimovic, Cannavacciuolo, Mourinho, Costanzo e De Filippi.
Ma ciò che stupisce di più, assistendo allo spettacolo “Ormai sono una milf”, è l’incredibile maturità scenica che contraddistingue l’ormai “autore” triestino, sempre più capace di innovarsi e giungere puntuale al cuore di riflessioni e tematiche che non solo ci appartengono, ma che, probabilmente, stanno divenendo la cifra stilistica di una generazione sull’orlo di una crisi di nervi.
Foto a cura di Alfonso Maria Salsano
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