Per il terzo appuntamento di Salerno Letteratura l’incontro con lo scrittore Alessandro Faino, che racconta “Il giardino degli amori perduti”, suo ultimo romanzo. Alla scoperta di un luogo dell’anima dal quale attingiamo forza per affrontare la vita
Salerno Letteratura. Per il terzo appuntamento con il Festival della Letteratura più importante del Sud questa mattina si è tenuto l’incontro con lo scrittore Alessandro Faino, che ci ha parlato del suo ultimo romanzo “Il giardino degli amori perduti”.
Faino, medico salernitano trasferito da 20 anni a Taranto, ha narrato per questo incontro a Salerno Letteratura una storia d’amore in una realtà che ormai conosce bene, come quella dell’Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa.
La trama
Petro e Fanny sono i due protagonisti, con il loro amore imperituro, ma mai vissuto fino in fondo e tra i due il papà di lui, Cataldo, morto tragicamente in un campo di ulivi, la cui figura onnipresente andrà mano a mano dissolvendosi nel corso degli eventi.
Sullo sfondo di una Taranto sulla quale incombe la minaccia ambientale e non solo dell’Ilva, si snoda una storia d’amore quasi incompiuta fra Petro, un pittore che decide di diventare ingegnere e Fanny, questa donna che aleggia in tutto il romanzo, alla quale ad un certo punto rinuncia, sposando Marisa. Ma che non smetterà mai di amare.
Un luogo sacro per l’anima
E poi c’è un giaridno, metafora o meno di un luogo sacro per l’anima, un angolo di felicità dal quale ognuno di noi attinge la forza per affrontare la vita e nel quale la memoria ritorna per rifugiarsi dalla realtà.
Petro è un personaggio dalla psicologia contorta e profonda che ha scelto, in alcune fasi della sua vita, di aderire alle aspettative sociali ed abbandonare (ma mai del tutto) il suo talento per la pittura ed il suo vero grande amore, Fanny, più giovane di lui, che rappresenta la passione, la magia e l’autenticità.
Amore inossidabile
In un intreccio fra una realtà complessa come quella dell’acciaieria di Taranto e un amore parimenti inossidabile, che sfida il tempo fino ad incontrarsi ormai in un’età della vita in cui tutto è stato già vissuto, tranne che quello che veramente si desiderava.
Fanny e Marisa, a detta dell’autore, non sono due donne passive e rassegnate, anzi: hanno amato Petro, ma da lui hanno ottenuto solamente sofferenza. La prima non lo ha potuto avere per anni, l’altra è stata solo un ripiego e, forse, se n’era accorta.
Il giardino che Petro rappresenta è un po’ la sua vocazione per la pittura, con tutti i colori della vita che è stato capace di tirare fuori dalla sua tavolozza. Una scelta, dopo anni, di mostrare la parte più genuina di lui. E con essa anche il suo amore perduto, ma non finito.