Salerno- Inaugurazione, presso la sede FAI di Salerno, della mostra “Morandiane Arlecchine” di Pietro Lista
Venerdì 6 marzo alle ore 18:30 presso la sede FAI di Salerno in via Portacatena n. 50, si inaugurerà la mostra “Morandiane Arlecchine”, opere originali di Pietro Lista.
Le opere presentate dallo storico e critico d’arte Andrea McVill Troisi resteranno esposte unicamente in mostra il mercoledì e il venerdì dalle ore 18.00 alle 20.00 fino al 27 marzo. “L’esposizione che viene presentata presso la sede FAI di Salerno propone una serie di dodici opere a china su carta realizzate appositamente per l’occasione. Le “morandiane” raffigurano oggetti di uso quotidiano – brocche, bicchieri, coppe… – attraverso i quali Lista, rifacendosi evidentemente alle raffinate nature morte di Giorgio Morandi, presenta delle buffe figure umane che appaiono protagoniste e partecipi di una dimensione interiore espressiva affidata alla valenza del gesto. L’uomo drammaticamente diventa marionetta, forse teatrante alla ricerca di un senso, ma comunque dotato di libero arbitrio.” Rosa Cuccurullo.
A proposito di questa esposizione scrive Antonello Tolve: “[…] Non hanno un titolo queste nuove morandiane di Lista: e non ce n’è bisogno: poiché anche questi agglomerati di pensiero che tendono a farsi argomento materico sulla tela, rispecchiano (come tutti i loro predecessori depositati su tele e nitide ceramiche) quel clima di atavica sovrastoricità rintracciabile in Morandi, quel sentimento sovratemporale che rende le cose eteree e che le consegna a una condizione di timida brillantezza, a un territorio il cui vivace mutismo le trasporta negli oceani dolci del quotidiano da cui provengono.”
Pietro Lista nasce a Castiglione del Lago nel 1941. Si trasferisce con la famiglia a Salerno nel 1954. In questa città vive l’esperienza dell’alluvione, partecipando al recupero delle vittime del fango. In presenza di corpi lacerati e disfatti, in una condizione di magmatica confusione tra questi e i relitti, si compie l’esperienza che maggiormente segnerà, come una ferita, la sua vicenda umana, con permanenti riflessi su quella artistica. Trasferitosi a Napoli per frequentare il liceo artistico, si immerge nelle chiese barocche tra le ombre di antica ritualità e figure di santità sofferente, tra la cupezza dei rossi e gli irritanti viola degli apparati. Si forma così quell’immaginario viscerale che sarà proprio della sua pittura. Negli anni Sessanta consolida il sodalizio con Marcello Rumma, partecipa alle tre rassegne di Amalfi e nel 1968 realizza, nell’ambito della rassegna Arte Povera + Azioni Povere, un’azione notturna di scavo della Luce nella sabbia.
A questo periodo appartengono i motivi delle Reti, delle Cielitudini, delle Gabbie e dei Contenitori di luce. Negli anni Settanta organizza la galleria Taide che diventa un punto di incontro tra artisti e intellettuali, come Achille Bonito Oliva, Filiberto Menna, Edoardo Sanguineti, Angelo Trimarco e altri. In questo periodo sviluppa il tema delle Nuvole e delle Morandiane. Nel 1993 fonda a Paestum il Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea (MMMAC), realizzando esposizioni e pubblicazioni con il coinvolgimento di artisti di fama internazionale. Numerose le mostre a lui dedicate fino a tempi recenti. Achille Bonito Oliva così scrive di lui “Artista nomade e transfuga egli affida all’accadimento, alla fondazione di una superficie benefica ed egualitaria la possibilità di creare immagine […] Artista laico, non riconosce all’arte nessuno statuto garantito che ne segnali la differenza rispetto alla vita”.