La Guardia di Finanza ha sequestrato centodieci chili di cocaina nel pomeriggio di ieri al porto di Salerno. La droga proveniva dalla Colombia
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Ieri pomeriggio, nel porto commerciale di Salerno, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza ben centodieci chili di cocaina purissima.
A rivelarlo l’edizione odierna de “La Città” che riporta, tra l’altro, che la droga in questione era nascosta all’interno di un container adibito al trasporto di banane.
L’imbarcazione proveniva dalla Colombia e, prima di giungere sul territorio salernitano, aveva fatto sosta in altri importanti porti europei.
Da Salerno, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, il carico di stupefacente avrebbe dovuto proseguire il suo viaggio fino in Sicilia.
Tuttavia, il percorso della droga in questione era costantemente monitorato dai finanzieri di Catania i quali sono impegnati ormai da tempo in indagini sui traffici delle cosche siciliane.
Nel pomeriggio di ieri, riporta ancora “La Città”, costoro hanno richiesto formalmente l’intervento e l’appoggio logistico dei colleghi della Guardia di Finanza di Salerno, dopo che era parso piuttosto evidente il cambio di programma nella rotta originaria che doveva portare la cocaina via mare fino in Sicilia.
La modifica del percorso da seguire – legata alla soppressione di una tratta – ha costretto i trafficanti a rivedere i propri piani nonché a sostare presso lo scalo più vicino tra quelli previsti dalle rotte di navigazione.
Qui erano pronti ad attenderli decine di finanzieri che hanno prontamente bloccato il container incriminato.
I precedenti storici e il ruolo del porto di Salerno
Non è certamente la prima volta che il porto di Via Ligea viene scelto come tappa intermedia per il traffico internazionale di stupefacenti.
Impossibile non menzionare, ad esempio, il sequestro di seicento chilogrammi di cocaina quando correva l’anno 2002. In quel caso, la droga dimorava all’interno di un container contenente lastre di marmo.
Cinque anni più tardi, nel 2007, proprio a bordo di una bananiera proveniente dalla Colombia, furono sequestrati altri duecentocinquanta chilogrammi di polvere bianca, a testimonianza di quanto sia veritiera la tesi di Antonio Femia, noto negli ambienti criminali con il soprannome di “Titta” ed ora collaboratore di giustizia, in base alla quale Salerno risulta essere uno degli approdi più utilizzati dalla’ndrangheta in relazione ai traffici di sostanze stupefacenti.
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