Sabato 5 febbraio sul palcoscenico del Teatro delle Arti di Salerno “Le signorine” di Giovanni Clementi
Sabato 5 febbraio, alle ore 21, e domenica 6 in pomeridiana, alle ore 18,30, sul palcoscenico del Teatro delle Arti, dopo debutto il debutto nazionale, avvenuto proprio qui a Salerno, ritroveremo “Le signorine” di Giovanni Clementi, per la regia di PierPaolo Sepe.
La produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, scelse, infatti, proprio il nostro massimo per lanciare la tournée di Isa Danieli e Giuliana De Sio, nell’ottobre del 2018 reduci dai palcoscenici salernitani, la prima con l’incantevole “orchestrazione” di Ruggero Cappuccio del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, in duo con Lello Arena, la seconda con la convincente interpretazione di “Notturno di donna con ospiti” di Annibale Ruccello.
Icone di diverse generazioni del nostro teatro si incontrano sulle tavole del palcoscenico che ben dominano, sulle parole di un testo che sceglie la via della tragicommedia che lo stile di scrittura di Clementi. Certamente una comicità mai fine a sestessa, che usa dialoghi brillanti e scherzosi per toccare comunque temi di una certa rilevanza sociale, argomenti che coinvolgono un po’ tutti, come la distanza di età tra Addolorata e Rosaria due sorelle “zitelle”, “signorine”.
La pièce si svolge in una piccola storica merceria in un vicolo di Napoli, ormai circondata da empori cinesi e fast food mediorientali, in cui Addolorata (Giuliana De Sio) e Rosaria (Isa Danieli, la più anziana) trascorrono gran parte della loro giornata, tra quelle mura che ricordano un vecchio animale vicino alla sparizione.
Le due convivono nella loro casa: fanno lo stesso lavoro, conducono la stessa vita, una vita che si basa su piccole cose, litigi, diverbi, dovuti alla loro diversità di carattere: Rosaria è attenta, misurata, parsimoniosa fino all’eccesso, in una sola parola avara, apparentemente arida nei sentimenti, mentre Addolorata è più superficiale, ha smanie più goderecce, tende a voler spendere i suoi risparmi per rinnovare casa ed è attaccata alla tv.
Le due sorelle trascinano così un’esistenza piatta, senza sfumature, resa ancora più difficile dalle reciproche disabilità motorie, perché sono fisicamente claudicanti e “zoppe” nell’animo. Purtroppo, Addolorata è succube della sorella e questo non fa altro che creare continui dissapori e discussioni fra loro due. Ma proprio quando le due sorelle sembrano destinate a questo gioco delle parti, un inaspettato incidente capovolgerà le loro sorti, offrendo finalmente ad Addolorata l’occasione di mettere in atto una vendetta covata da molti anni
Immaginiamo momenti di riflessione soprattutto sulla solitudine e sui problemi economici che affliggono la società contemporanea, rappresentata simbolicamente dal salotto casalingo delle due sorelle, chiuso al mondo esterno. Si mostrano visioni differenti della vita, si evidenziano aspetti deboli dell’ animo umano attraverso atteggiamenti esasperati, inaspriti, eccessivi, tutto costruito e innalzato dai “virtuosismi” delle due attrici.
La rappresentazione che sarà replicata domenica 6 febbraio, in pomeridiana, alle ore 18,30, saluterà sabato 5, la presentazione del romanzo storico “Hotel d’Angleterre di Carmine Mari, edito dalle edizioni Marlin. L’incontro che si terrà alle ore 19,15 vedrà in dialogo con l’autore, le giornaliste Monica De Santis ed Olga Chieffi. Ritornerà così la Salerno splendida provinciale: i colori e il tram di una città ormai lontana, un’epoca affascinante: la Belle Époque.
Sullo sfondo una spy-story: abiti di lusso, progresso tecnologico, effervescenza e voglia di vivere, senza dimenticare le perenni contraddizioni di un Paese spaccato economicamente tra Nord e Sud, il condizionamento della malavita, la miseria delle classi contadine oppresse dal latifondo, la fame e l’emigrazione. Un’epoca di grandi contrasti, perché laddove c’è molta luce, l’ombra è sempre più scura.
Salerno, a quei tempi, era una città di 46.000 abitanti, con un indotto industriale importante, manifatture tessili di tutto rispetto a livello nazionale, un porto e grandi aspirazioni. Teatri, cinematografi, case d’appuntamenti, chalet e una vita notturna molto animata da cittadini e marinai di mezza Europa in libera uscita. Cominciavano a circolare le pellicole della salernitana Elvira Notari Coda, prima regista donna italiana.
E infine l’Angleterre dove in una calda estate, Alberto Brenzoni, stravagante matematico; Peter Aselmeryr, svizzero e rappresentante di tessuti; Marie Christine Bonsignorì, “mademoiselle” in Grand Tour; Teofilo Scorza, tipografo romano sull’orlo del fallimento; e David Stephenson, colonnello dell’esercito britannico in congedo. Edoardo Scannapieco, giovane disoccupato con ambizioni di giornalista, è al primo giorno di lavoro come maître all’Angleterre quando scopre che una busta gialla, affidata in custodia al portiere Geppino, è misteriosamente sparita assieme a lui.
Schedato dalla prefettura per le sue idee anarco-socialiste, Edoardo sarà costretto a collaborare giocoforza con Pavone al recupero dei documenti, trovandosi coinvolto in una trama complessa, fatta di personaggi ambigui, politici e gente di malaffare; in quegli stessi giorni è previsto un raduno di suffragette, capitanate dalla fiamma del suo cuore, Amelia Minervini, tenace femminista.
Esponenti conservatori, collusi con la malavita locale, non vedono di buon occhio l’iniziativa – una petizione per il suffragio universale – che a loro dire, sarebbe il preludio a una stagione di pericolose rivendicazioni. Toccherà a Edoardo disinnescare la bomba femminista e cercare di garantire il successo dell’ “Operazione Angleterre”.