Trapiantologia, a Salerno tutte le carte in regola per l’eccellenza. Alla Festa di ieri anche il Governatore della Regione Campania

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Un Salone dei Marmi gremito al Comune di Salerno per “Buon Natale e …300 di questi giorni“, la Festa dei trapiantati di rene a Salerno. Una giornata per fare il punto sulla situazione della trapiantologia a Salerno con «una valida iniziativa che si rinnova ogni anno – come ha specificato il sindaco Vincenzo Napoli – in cui  si fa approfondimento scientifico e scambio di valori umani. La donazione degli organi, infatti, è un valore alto: è la donazione di una possibilità di vita.»

Ancora una volta Salerno si dimostra apripista in Campania nel viaggio verso l’eccellenza, come ha chiarito il sindaco sottolineando che «in Campania siamo un po’ indietro mentre a Salerno abbiamo una grande capacità d’intervento», e faro nel Sud Italia.
Il prossimo passo che Salerno conta di fare, previsto per l’inizio del prossimo anno, è dare l’opportunità ai cittadini che rinnoveranno la carta d’identità di scegliere se aderire alla lista nazionale dei donatori d’organi.

Di una Campania che mira a crescere ha parlato il Governatore De Luca, citando anche la realtà del Federico II di Napoli. «Al Ruggi, in 10 anni abbiamo fatto 306 trapianti, ma è da notare come al Ruggi la qualità di vita dei pazienti sia al di sopra della media. Naturalmente miriamo al miglioramento.
A livello regionale, stiamo lavorando ad una legge per consentire la donazione da vivo a vivo. Ancora troppi nostri concittadini, per un trapianto, vanno fuori Regione: in Campania possiamo offrire assoluta eccellenza».

Un convegno che ha visto la presenza dei personaggi di spicco della sanità e, soprattutto, degli ex pazienti che hanno avuto salva la vita da una sanità che funziona bene e, purtroppo, spesso per questo guadagna solo il silenzio della stampa.

A moderare le tavole rotonde che si sono susseguite nell’arco della giornata, il Direttore d’Unità del Centro Trapianti di Rene, Paride De Rosa.
«I risultati sono in linea con i migliori centri italiani, ma questo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza – ha detto il chirurgo – e questo ci rende orgogliosi, soprattutto del fatto che i nostri colleghi ci riconoscono che lavorare qui è molto più complicato».

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