Home Salernitana Delio Rossi ricorda la promozione in Serie A: “Quella squadra la migliore che io abbia allenato”

Delio Rossi ricorda la promozione in Serie A: “Quella squadra la migliore che io abbia allenato”

0
Delio Rossi ricorda la promozione in Serie A: “Quella squadra la migliore che io abbia allenato”

Delio Rossi ricorda la storica promozione in massima serie e sul presente dichiara: “Quello che ripartirà non sarà calcio ma un’azienda aperta. Lotito presidente ambizioso”

Era il 10 maggio di 22 anni fa quando la Salernitana, a seguito del pareggio casalingo contro il Venezia, conquistava la promozione in Serie A, la seconda della sua storia. Alla guida di quella squadra c’era Delio Rossi, diventato per quella straordinaria impresa, probabilmente l’allenatore più amato dalla tifoseria granata.

Fu il trionfo e l’apoteosi – racconta il tecnico nell’intervista apparsa sulle colonne de Il Mattino – Fu l’ultimo passo di una cavalcata straordinaria, di un campionato esaltante. Avevamo la certezza e la consapevolezza di vincerlo fin da marzo. La certezza perché le gambe andavano a mille e i piedi appartenevano a giocatori forti. La consapevolezza perché eravamo un gruppo unito: i ragazzi facevano le cose bene, se non erano fatte bene non finiva l’allenamento. L’andata a Venezia fu una prova di forza, da quel momento siamo rimasti al primo posto fino alla fine. Quella del match di ritorno fu una giornata speciale, tutto si realizzava davanti alla nostra gente come in un cerchio magico”.

Delio Rossi ricorda anche la festa più sobria, perché Salerno era scossa dall’alluvione nel sarnese: “Già dai giorni precedenti il pensiero un rivolto ai tifosi di Sarno, Siano e Bracigliano. L’alluvione e il fango avevano sventrato case, separato famiglie, portato via persone. Non si può festeggiare dove ci sono lutto e morti. Salerno e la Salernitana coronavano un sogno lungo 50 anni e tagliarono insieme il traguardo storico, ma non dimenticammo di rispettare chi non c’era più e chi ci era stato vicino.

L’allenatore originario di Rimini considera quella squadra la più forte che abbia allenato nel corso della sua carriera:  “Allenavo giocatori importanti che hanno fatto la storia e la fortuna del club, ma anche tanta strada nel calcio. Era una squadra dall’alto tasso tecnico e i numeri di quella stagione trionfale legittimarono il dominio. Nella squadra del ‘98 c’erano solo due punti di contatto con quella che aveva vinto la finale playoff per la Serie B nel ‘94: Breda e Ricchetti. La squadra che volò in massima serie era fortissima, ma forse su quella promossa in cadetteria c’è più il mio timbro. Le sono moralmente molto legato, erano calciatori meno dotati tenicamente, ma con il cuore e il coraggio si arrampicarono in vetta”.

Ora la priorità del calcio è ripartire. L’ex mister granata prova ad analizzare il momento: “Bisogna fare una distinzione. Se parliamo di calcio, di sport e di salute, quando riparte la Serie A deve ripartire anche tutto il resto. Quello che rivedremo però non sarà calcio, perché il calcio ha le sue regole, ha tifo e passione. Invece gli spalti saranno desolatamente vuoti. Ci saranno partite ma vedremo un’altra cosa, vedremo un’azienda aperta. Non sarà calcio o almeno non sarà quello che riscalda il cuore e che piace a noi”.

Delio Rossi ha anche un po’ nostalgia di quel calcio dove i rapporti con i tifosi erano diversi:Conoscevo il Siberiano, come conosco Ciccio Rocco. Ero quello che sono, un tipo schivo, non frequentavo cene e feste, frequentavo gli stadi. Però ricordo la passione e il rispetto: loro sapevano dove fossi e dove trovarmi, io sapevo che li avrei incontrati la domenica allo stadio, insieme alla gente a incitarci. La passione fa parte di Salerno e la pressione non è mai stato un alibi o un problema, anzi io mi esaltavo con la pressione perché ha anche i suoi risvolti positivi. Poi dipende anche da come vanno i risultati. Non esiste nessuna formula segreta, esiste la tua faccia e la tua sincerità. Alla gente bisogna sempre dire la verità, è inutile promettere”.

A proposito di verità, il popolo dell’Arechi vuole chiarezza sulle intenzioni di Lotito, che l’allenatore originario di Rimini ha avuto come presidente alla Lazio: “Lotito è un presidente del quale parlo volentieri e gli devo dire grazie, perché mi ha dato la possibilità di allenare nella capitale, in un contesto calcistico importante. Poi tutti i matrimoni hanno una fine, ma dal punto di vista imprenditoriale ha una mente brillante. È anche una persona ambiziosa e quindi si impegna per ottenere il meglio. Se ha la voglia non gli mancano capacità e ambizioni per portare la Salernitana in Serie A”.