Quanto vale una data, una ricorrenza, un anniversario per una squadra come la Salernitana, per una città come Salerno?
L’amore per questa maglia e per l’ippocampo. Per sempre di padre in figlio tramanderem.
Come le feste comandate, Natale, l’Epifania, il Santo Patrono, il 19 giugno. Come uno scioglilingua, 19 giugno 1919. La sacralità di una ricorrenza pagana, che ha radici solide e profonde. ”Una data nella mente, una fede in fondo al cuor”, dicevamo. E poi “Ogni 19 giugno ti gridiamo il nostro amor”. Ogni 19 giugno, sì, il compleanno della Salernitana, di Sua Maestà, della Bersagliera, dei Granata (Alè Alè).
Quanto vale una data, una ricorrenza, un anniversario per una squadra come la Salernitana, per una città come Salerno? Una città legatissima al calcio, avaro di vittorie da queste parti, ma portatore sano (e a volte insano ahimè) di emozioni fortissime, di istantanee ed esperienze indelebili, belle o tristi che siano, intense. Vale molto, moltissimo. È l’abbraccio di una comunità, di un popolo sempre fiero, quello salernitano, anzi, quello pisciaiuolo, che di un soprannome dispregiativo – così credono loro, ma cosa ne sanno poi? – ha fatto un vanto, che sente il dovere dell’appartenenza. L’obbligo di rappresentare la propria città, la propria fede, il proprio amore.
Già, è amore ma soprattutto appartenenza, che in un giorno così vede (almeno una volta all’anno) tutti ma proprio tutti i tifosi e gli appassionati regalarsi un sorriso, un pensiero, un ricordo gioioso a tinte granata.
Perché una squadra di calcio è di tutti e di nessuno in particolare. “Di padre in figlio tramanderem”, che fin da piccolo ti leghi, t’innamori, t’appassioni e dentro di sé ognuno è il più tifoso,il più sfegatato, il più sognatore. È la festa della Salernitana e di ogni singolo che un po’ ce l’ha nel cuor.
Una festa che si arricchisce con l’orgoglio di ognuno di noi, emozionati a postare una foto, esporre un vessillo, raccontare un ricordo. Con fierezza, quasi superbia, che mica è facile tifare per te e non per gli squadroni. Ma, nel vanto di tifare per una squadra “sfigata”, c’è proprio l’essenza del calcio, la linfa che forse ancora un po’ lo tiene in vita. Il calcio, quello che c’hanno rotto, cambia. E cambia anche il tifo, il modo di seguire la partita, di andare allo stadio.
In un giorno così invece, oltre le dimostrazioni e le manifestazioni, prevale l’essenziale. Il cuore che batte. Un coro, le mani al ciel. Gli occhi che si illuminano. Emozioni primordiali, quelle sì che uniscono tutti.
E quanto ne avrebbe bisogno il popolo salernitano, molto spesso diviso in due (o in tre, in quattro…) tra un “è megl’ accussì” o un “t’avev ritt’”. In un giorno così, invece, riscopri il calcio. Anzi, riscopri la passione che muove il calcio. Capisci perché, così spesso, lo paragoni alla vita.
“Ho giurato eternamente a te la mia fedeltà, solo la Salernitana orgoglio di questa città” e di un popolo sempre fiero, coraggioso.
Tanti auguri Salernitana, tanti auguri pisciaiuoli.