E’ andata in scena ieri sera, presso il Teatro Delle Arti di Salerno, la commedia ”Sabato, Domenica e Lunedì” diretta dallo straordinario Claudio Tortora e con la partecipazione di Gaetano Stella e Renata Tafuri nei panni dei coniugi Priore
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Mettiamo la magia che solo al teatro possiamo trovare, aggiungiamo una delle commedie di Eduardo De Filippo più esilaranti di sempre, ed infine addizioniamo una compagnia eccezionale come quella di TeatroNovanta, il risultato non può che essere stupefacente.
E’ andata in scena ieri sera, presso il Teatro Delle Arti di Salerno, l’opera “Sabato, Domenica e Lunedì” diretta dallo straordinario Claudio Tortora e con la partecipazione di Gaetano Stella e Renata Tafuri nei panni dei coniugi Priore.
La commedia “Sabato, Domenica e Lunedì” è ambientante tra gli anni 50′ 60′ in una Napoli in fermento e in continua evoluzione. La famiglia Priore, ignara di ciò che di li a poco accadrà, si prepara ad un fine settimana all’insegna del riposo. Come ogni sabato Rosa si affanna nella preparazione del suo celebre ragù. Fin dai primi minuti l’eccezionale Renata Tafuri mostra un’irrequietezza e nervosismo accentuato all’arrivo del marito Peppino che si mostra insofferente e polemico con tutti i membri della famiglia. Ad aggiungersi al simpatico battibecco tra marito e moglie è la “colta” Zia Memè, che tormenta il figlio con assurde cure mediche e dispensa consigli facendo leva sul suo alto livello d’istruzione. Le tensioni della famiglia Priore continuano a crescere tanto da coinvolgere anche gli attenti vicini “Ianniello”, invitati da Rosa per il pranzo domenicale.
Il marito Peppino dimostra profondo disprezzo nei confronti dei calorosi vicini che, amichevolmente, e forse con un tantino di invadenza, frequentano casa Priore, coccolando inspiegabilmente la moglie Rosa.
Ed è proprio il ragioniere Ianniello la causa dell’improvvisa e imprevista scena che mette in opera Peppino, scombussolando tutti gli ospiti e mandando all’aria il tanto sacro pranzo domenicale. La moglie, ferita dalla scenata di gelosia e dalle accuse infondate rivolte soprattutto a lei, conseguenza di tutte le le incomprensioni che si sono accumulate e che hanno minato negli anni il rapporto della coppia, viene colta da un malore.
Venuta meno Rosa, la casa si spegne nella solitudine, mostrando le fragilità di ogni personaggio. Peppino, devastato dal dolore, mira con sguardo vuoto fuori dalla finestra in cerca di risposte. La figlia Giulianella, addolorata nel vedere il padre cosi in pena, rivelerà il motivo del cambiamento della moglie. Dopo un lungo abbraccio, padre e figlia decidono di sistemare le cose. Peppino decide, prima di confrontarsi con la moglie, di scusarsi pubblicamente con gli affettuosi vicini per poi affrontare Rosa, debole e in collera con lui.
Rosa e Peppino si ritrovano l’uno di fronte all’altro, quasi come uno specchio che, senza nessun filtro, riflette le paure e i sentimenti reali dei coniugi. Durante il confronto emergono tanti segreti nascosti nel cuore da anni, riaffiorano immagini e parole che riportano alla luce un amore ancora vivo e forte. Finalmente dopo essersi liberati dal peso delle parole non dette, i due si ricongiungono consapevoli di un amore che, nonostante tutto, è sopravvissuto.
Analisi della commedia
Protagonista di questa commedia è ancora una volta la famiglia. Una famiglia numerosa, bizzarra, ricca di personalità e con delle figure femminili forti ed energiche. Insomma, la classica famiglia del sud, tipica degli anni sessanta dove tre generazioni, nonni, nipoti, figli, zie e zii, domestici affezionati e vicini di casa quasi di famiglia vivono cordialmente assieme, apparentemente senza contrasti.
Un quadro perfetto che a guardarlo con attenzione mostra tante piccole imperfezioni. Man mano che ci si avvicina, analizzando i personaggi e le loro storie, ci si rende conto di quanto la perfetta famiglia sia una farsa, fondata su ipocrisia ed illusioni. Eduardo De Filippo, infatti, pone l’attenzione sull’infelicità di una coppia che ha alzato, negli anni, mura insormontabili.
Nonostante l’opera faccia parte della “Cantata dei giorni dispari”, dove prevale una visione malinconica dell’esistenza, Eduardo qui si mostra ottimista, scegliendo un lieto fine. La famiglia Priore non si sgretola perché, grazie alla comunicazione e alla comprensione, riesce a superare quei silenzi incolmabili e a migliorarsi l’un l’altro.
La scenografia risulta essenziale ma d’effetto. Le musiche di Pino Daniele hanno commosso e reso le scene ancora più poetiche, sottolineando la malinconia del protagonista. La compagnia TeatroNovanta ancora una volta ha reso onore ad un’opera tanto complessa quanto coinvolgente. Interpretazione eccezionale da parte del maestro Gaetano Stella e Renata Tafuri, esilarante e ben costruito il personaggio di Zia Memè.
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