Alla ricerca delle risposte che non ce la fanno proprio a seguire il tempo delle domande
[ads2] Metti un sabato sera qualunque. Di quelli in cui, a causa delle strane alchimie che non basta una vita per capirle, ti senti un attimo più riflessivo.
Sei insieme a un bel gruppo di amici appena arrivati al tavolo di un pub. Sei uscito perché lusingato dal “Guarda che se manchi tu e la tua ragazza, non se ne fa proprio niente”. E quindi ti prepari a una batteria di domande cui seguiranno, inevitabilmente, un egual numero di risposte.
Volutamente è stato scelto un posto vecchio stile, di quelli in cui non c’è musica assordante a impedirti di scambiare quattro chiacchiere.
I primi dieci minuti bastano a farti sentire contento di aver fatto, questa sera, la scelta della condivisione amicale.
Ti prepari a domandare qualcosa per provocare le risposte. Già, il caro, vecchio metodo dialettico (da κατὰ βραχὺ διαλέγεσϑαι, “discutere per brevi domande e risposte” contrapposto al sistema sofistico del µακρὸς λόγος, cioè del “lungo discorso”) di socratica memoria.
Un paio di minuti spesi a salutarsi con la consueta simpatia. Altri due per districarsi tra le varie voci ammiccanti del menù. Un minuto per scegliere l’ovvia pizza margherita. Altri cinque, gli ultimi, per dare il tempo alla ragazza dei tavoli, armata di un aggeggio col pennino, di prendere le ordinazioni.
Adesso, finalmente, il campo è sgombro per l’arricchimento che sempre nasce dal confronto.
Tre amici incominciano ad arrotolare la lingua e a fotografarsi con il cellulare.
L’indice di Carlotta lo vedi impegnato a emozionarsi nella lunga conversazione con il moroso di stanza a Canicattì.
Paolo e Claudia s’affrettano a dar conto agli amici di Facebook che proprio Paolo e Claudia si trovano al pub TaldeiTali.
Roberto e GianCamillo, infine, si divertono a scambiarsi appezzamenti, tramite messaggistica istantanea, sulla scollatura generosa della tipa delle ordinazioni.
Tu guardi smarrito la tua ragazza. Lei, intercettando ancora una volta (non per niente è la tua fidanzata!) il disagio che traspare dall’occhio di pesce lesso, inizia a parlarti, stringendoti la mano.
Passano cinque, dieci minuti. Un quarto d’ora di consueto, ma sempre piacevole, scambio di opinione con la morosa.
“Tutto bene!” (3 volte)
“A parte l’aspetto economico, non mi posso lamentare!”
“E come vuoi che vada? Va!”
“‘Na chiavica!” (2 volte)
“Si sopravvive!“
Sono arrivate le pizze, i panini e gli stuzzichini vari.
Necessariamente la comitiva ha dovuto prodigarsi in un faticosissimo affaccio sulla vita reale; e, già che si è trovata bell’ed emersa, dare delle risposte alla tua generica domanda di quasi mezz’ora prima.